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Una Cisl… disposta a tutto

In una intervista rilasciata ieri a La Stampa, il segretario della Cisl Bonanni ha lasciato capire che la Cisl è disposta a far passare tutto al governo e alla Troika europea – inclusi i tagli alla spesa pubblica – a patto che…. venga concordato con i sindacati. Dov’è la sorpresa? Nessuna sorpresa infatti. Ma il cambio di funzione di Cgil Cisl Uil da sindacati concertativi a sindacati complici è una causa e un effetto allo stesso tempo.
I sindacati nell’epoca della crisi intendono diventare sempre più una struttura che fornisce servizi piuttosto che una organizzazione che tutela gli interessi dei lavoratori. Il problema non è solo di mentalità e di funzione, è che con la nuova funzione i sindacati possono arrricchirsi e partecipare come soggetti attivi ai “fasti del mercato”. Anche qui la novità è solo parziale. Una piccola inchiesta sugli affari della Cisl, il sindacato di Bonanni, offre spunti interessanti e inquietanti per comprendere di come ci sarebbe veramente bisogno di una tsunami nel sindacato ancora più che nella politica.
Tanto per cominciare c’è un tesoretto immobiliare da 64 milioni di euro. A tanto ammonterebbe il pacchetto di proprietà della Cisl. La gestione del tesoretto immobiliare è affidata a tre società. La prima, la Unitas, ed è controllata al 95% dalla organizzazione sindacale guidata da Bonanni. Alla Unitas fanno riferimento una cinquantina di sedi provinciali del sindacato, a cui si aggiungono terreni e qualche centro studi sparso per l’Italia. I cespiti in questione, sulla base dell’ultimo bilancio relativo al 2011, valgono 21 milioni di euro. Ma la società vanta anche riserve di utili distribuibili per 7,4 milioni e quote in fondi comuni di investimento per un controvalore di 2,1 milioni. La Unitas detiene anche una partecipazione del 100% nell’Immobiliare Nuova Esperide, che custodisce immobili e terreni per 16,1 milioni. A tutto questo va affiancato il patrimonio immobiliare che fa capo all’Inas, il patronato della Cisl. In questo caso il punto di riferimento è la Inas Immobiliare, che gestisce soprattutto immobili sociali e fabbricati destinati a uffici, per un valore in bilancio di 27,4 milioni. Insomma, se si sommano tutti gli asset in carico alle immobiliari del sindacato viene fuori un tesoretto da 64,5 milioni.
Ma non c’è solo questo. C’è infatti una società che negli ultimi tempi sta facendo ottimi affari con la pubblica amministrazione. Si chiama Eustema, si occupa di consulenza tecnologica e produzione di software.
Secondo il sito economico “Lettera 43” la Eustema ha chiuso il 2011 con un fatturato da 40,3 milioni di euro e utili per 1,2. Nel 2012, la società si è aggiudicata due maxiappalti per servizi da fornire all’Inail. L’ultimo, bandito all’epoca dalla Consip (centrale acquisti del ministero dell’economia) per la manutenzione e lo sviluppo di tutti i siti internet dell’Inail, è stato vinto dalla Eustema in società con la Accenture. Ma chi sono i proprietari della Eustema? Attraverso due holding Finlavoro e Innovazione Lavoro, che ne detengono rispettivamente il 35,5 e il 33,6 per cento, la Eutema è riconducibile alla Cisl. Non solo. Il 28,8% del capitale di Eustema, fa capo a una società informatica che si chiama E-World Consultant, dietro alla quale si trovano due fiduciarie. La prima fiduciaria si chiama Unione Fiduciaria e fa capo al mondo della banche popolari italiane (compaiono Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Banco Popolare, Banca popolare di Milano e Ubi Banca). La seconda si chiama Servizio Italia, e per il 100% fa capo alla banca francese BnpParibas, quella che ha acquisitola ex Bnl italiana. Il residuo 2% di Eustema è in mano a Postecom, società tecnologica delle Poste.
Un’altra parte degli affari della Cisl passa ancora attraverso la holding Finlavoro, che in pratica è la finanziaria del sindacato guidato da Bonanni. A fine 2011, disponeva di 1 milione e 70 mila euro di quote detenute in fondi comuni d’investimento. Tra le più importanti partecipazioni di Finlavoro c’è il 40% della Edizioni Lavoro. Si tratta della casa editrice del sindacato con ricavi nel 2011 per 556 mila euro e interessanti sorprese nel suo azionariato.
Il 60% della Edizioni Lavoro infatti, è in mano alla Avagliano Editore, a sua volta è controllata dalla Repas lunch coupon, una delle società leader nel settore dei buoni pasto in diverse regioni italiane. L’azionista di maggioranza della Repas, con il 64,8%, è la Dynasty Investments, una società con sede a Lussemburgo. Accanto alla quale, con il 7,9%, troviamo la Fedra una ennesima società fiduciaria il cui capitale è da ricondurre a Banca Finnat, l’istituto della famiglia Nattino tradizionalmente vicino al Vaticano. Negli interstizi della holding Finlavoro si trovano altre 4 società partecipate. La Assisind, che fattura circa 300 mila euro l’anno, si occupa di assicurazioni. La Poker Travel Viaggi, anch’essa intorno ai 300 mila euro di ricavi, opera come agenzia di viaggio. La Apogeo Servizi, fondata nel 2009, come concessionaria pubblicitaria di Labor tv, il canale televisivo della Cisl. Infine la Euro Esse, nata con l’ambizione di diventare un centro di ricerche e sondaggi, ma che da due anni è in liquidazione.
A far crescere il volume degli affari economici della Cisl, ma anche di Cgil e Uil, c’è poi la rete dei patronati. I patronati (Inca-Cgil, Inas-Cisl, Ital-Uil) sono stati il primo business in cui il sindacato si è diversificato. Le entrate complessive di tutti i 27 patronati ammontano a circa 370 milioni di euro (dato 2009 tratto dalla Relazione generale sulla situazione economica del paese) e vengono dal disbrigo delle pratiche su contributi, pensioni, infortuni, immigrazione, ammortizzatori sociali, invalidità civili e previdenza sociale. A pagarli è il ministero del Welfare, che gira al sindacato un contributo dello 0,226 per cento ( ridotto da Tremonti allo 0,178) sul monte contributi delle pratiche che si concludono positivamente. l’Inas Cisl incassa 64 milioni, l’Inca Cgil incassa circa 85 milioni, al terzo posto ci sono invece le Acli, con circa 40 milioni di contributi.
Ma il vero e proprio “tesoretto” in arrivo è quello degli enti bilaterali. Secondo la legge Biagi dovrebbero servire a regolare il mercato del lavoro, programmare attività formative, di fatto, servono ad allevare nuove leve burocratiche e mini-apparati. Il numero dei loro componenti non è mai meno di tre per parte sindacale (quanti quelli dei datori di lavoro. E questo per ogni categoria nazionale, per ogni struttura provinciale o regionale. Le categorie sono 89, i sindacati più rappresentativi sono almeno 4 o 5, le provincie oltre 120 e le regioni 20: viene fuori una schiera di qualche migliaio di funzionari. Tutti pagati da aziende e lavoratori: il contributo per finanziarli si calcola infatti sull’imponibile previdenziale del monte dei salari (in media 0,20 per cento a carico delle aziende, altrettanto a carico dei lavoratori).
Andrebbero poi dettagliati soldi che entrano dalla gestione dei fondi pensione integrativi che Cgil Cisl e Uil hanno stornato e saccheggiato dal Tfr dei lavoratori più ingenui. Ma per ora può bastare.


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