Da ieri intanto è stato proclamato da Fiom Cgil, Fim Cisl, UilmUil, Usb e Slai Cobas lo sciopero di stabilimento in seguito alla decisione dell’azienda di mettere in libertà i dipendenti dell’area a freddo non solo di Taranto ma anche delle altre fabbriche italiane. Da ieri sera i badge che consentono agli operai di quelle aree di entrare al lavoro sono stati disattivati. Un sit-in è in corso anche davanti alla direzione. Il clima è incandescente, ma la mobilitazione dei lavoratori è al momento unitaria (anche se ovviamente con considerazioni diverse).
I dipendenti della direzione sono stati invitati a uscire.
12.50 La situazione dentro la palazzina occupata è ora più tranquilla. In parte perché la rabbia iniziale ha trovato il giusto sfogo con l’occupazione. In assenza di contatti ufficiali nelle prossime ore l’attesa si sposta tutta sull’incontro di giovedì al ministero. usb conferma lo sciopero a oltranza e mette a disposizione i pullman per i lavoratori che vogliono andare a manifestare a Roma, senza ovviamente stare a guardare che tessera abbia ognuno in tasca.
11.25 L’azienda prova ancora amettere i lavoratori contro la magistratura e soprattutto contro la salute proprie e dei prori familiari. “Questi giorni di mancato lavoro vi saranno retribuiti. Vi assicuro che la proprietà non vuole chiudere definitivamente lo stabilimento di Taranto ma vogliamo andare avanti”. Lo ha affermato il direttore dello stabilimento Ilva di Taranto Adolfo Buffo che stamani ha parlato ai lavoratori che stanno presidiando all’esterno e all’interno la direzione del siderurgico. Buffo ha riepilogato le vicende delle ultime ore ed ha ricordato come, a fronte del sequestro disposto dalla magistratura, l’azienda non possa piu’ produrre “in quanto tutto quello che produciamo ce lo sequestrano subito, quindi la produzione rimarrà in attesa del tribunale del riesame al quale ci appelleremo”. Per la particolare situazione venutasi a creare l’Ilva ha messo in fermata tecnica tutti gli altoforni eccetto l’Afo 2.
ore 11.00 Genova. Il corteo dei lavoratori dell’Ilva di Genova, che da stamani manifestano contro l’ipotesi di chiusura dello stabilimento, ha bloccato il casello di Genova Ovest. Bloccate anche le rampe di accesso dai lavoratori e dai mezzi pesanti in corteo. Interrotti i collegamenti stradali tra il Ponente e il centro di Genova dai manifestanti Ilva che protestano per la chiusura dello stabilimento di Taranto. Un corteo di un migliaio di persone, con mezzi meccanici, partito da Cornigliano, sta bloccando l’accesso al casello autostradale di Genova Ovest e alla sopraelevata. Bloccato il traffico anche in via Cantore. I manifstanti chiedono un intervento ufficiale del governo sulla vicenda. Intanto il corteo dei lavoratori di Ansaldo Energia e Ansaldo Sts, in strada per protestare contro il piano industriale di Finmeccanica che prevede lo scorporo delle loro aziende, e’ arrivato in via Fieschi, davanti alla sede dell’assemblea regionale, dove sono riuniti in seduta congiunta consiglio comunale e consiglio regionale per discutere del caso Finmeccanica.
Ore 11.00 “Che i Riva e consigliori come Archinà si sentissero infastiditi dal fatto che chiedessi norme più rigorose per l’inquinamento dell’Ilva di Taranto, per me è un onore”. Lo dichiara il senatore del Pd Roberto Della Seta, capogruppo in Commissione Ambiente. Il senatore viene citato come un “fastidio” in una lettera che Emilio Riva avrebbe preparato per l’invio al segretario del Pd Pierluigi Bersani (ma non è chiaro se l’abbia spedita o meno).
ore 10.55 Gruppi di operai si stanno spostando dalla palazzina della direzione verso l’acciaieria.
ore 10.50 Quella di giovedì, ha spiegato il ministro Clini, sarà “una riunione di lavoro con la regione Puglia, con il comune e la provincia di Taranto, con le organizzazioni sindacali, con l’azienda”, in cui saranno confrontate “le ipotesi che il governo sta mettendo a punto per coniugare lavoro e difesa di ambiente e salute”. Il governo, dunque, sceglierà il provvedimento “che è consentito dalle normative, penso sarà un decreto”. “Quello del 2008 (per il termovalorizzatore di Acerra, ndr) è un precedente che è coerente con le leggi, perciò potrebbe essere usato come base di riferimento”.
“E’ ora di essere chiari: se non sono create le condizioni per produrre, gli impianti non possono rimanere aperti. Dobbiamo tutti assumerci le responsabilità, in maniera molto trasparente. Se la produzione viene bloccata, è difficile per l’impresa tenere aperta fabbrica; dall’altro lato l’azienda non deve trovare in situazione un’opportunità per scappare”. Ma finora il governo ha tenuto bordone a Riva senza obbligarlo in nulla, anzi…
ore 10.00 Alla Prefettura di Taranto è appena cominciato circa mezz’ora fa un comitato sull’ordine e sulla sicurezza con all’ordine del giorno la situazione di tensione che sta vivendo la città in seguito al fermo dell’attività dell’area a freddo dello stabilimento Ilva e alla messa in libertà (o ferie forzate) di migliaia di operai. Sono presenti il sindaco Ippazio Stefàno (il cui nome ricorre nelle intercettzioni che hanno portato agli arresti di ieri, ndr), il presidente della Provincia Gianni Florido, il prefetto Claudio Sammartino, il questore Enzo Mangini, i comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i rappresentati dei vigili del fuoco e dei sindacati Cgil Cisl e Uil. Questi ultimi hanno manifestato preoccupazione per il clima molto surriscaldato che si vive in azienda.
ore 10.00 Futuro incerto anche per lo stabilimento Ilva di Patrica, nel frusinate. Il sito industriale della Ciociaria sarà ridimensionato a officina per carpenteria leggera a disposizione dello stabilimento di Taranto. Le linee di produzione dell’impianto di Patrica, che occupa settanta lavoratori, verranno dismesse a vantaggio del sito di Novi Ligure. Una situazione che non convince le organizzazioni sindacali. «Con questa soluzione – dice Arcangelo Compagnone, segretario provinciale Fiom- non si riuscirà a ricollocare tutti i lavoratori e per farlo si dovrebbero realizzare volumi importanti. Siamo molto preoccupati e bisogna dare risposte a questi lavoratori. È necessario arrivare ai contratti di solidarietà per dare garanzie ai lavoratori per un paio di anni». Oggi i settanta operai dell’Ilva di Patrica terranno un’assemblea con le organizzazioni sindacali per esaminare la delicata situazione.
ore 9.00 «È un provvedimento che rende molto difficile l’attuazione dell’autorizzazione dell’integrità ambientale (il regalo fatto a Riva dal governo per permettergli di continuare a produrre senza risanare nulla, ndr) e perciò rende difficile l’applicazione della legge, dell’unica norma che consente il risanamento ambientale dello stabilimento». È quanto dichiara il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, intervistato da Sky Tg24 sul caso Ilva di Taranto. Per Clini, il governo opererà per «rendere possibile la piena applicazione dell’autorizzazione integrata ambientale, sulla base di quanto disposto dalle direttive europee e dalle leggi nazionali; e allo stesso tempo consentire la continuità delle attività produttive, perchè – sottolinea il ministro – la continuità non è in contrasto con le prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale. E, soprattutto, fare in modo che l’Ilva investa le risorse necessarie per il risanamento degli impianti».
Secondo il ministro, «bisogna evitare che si trovi per l’impresa una scusa per non investire e dall’altra parte che si creino le condizioni per un’interpretazione della legge che invece di favorire la protezione del lavoro e della salute metta l’azienda nelle condizioni dei lasciare un deserto inquinato nel sito di Taranto». «Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità» e, quanto all’azienda, «non deve trovare l’opportunità per scappare».
L’attacco alla magistratura fato da questo ministro ha dell’incredibile: “L’obiettivo di chi solleva polemiche sul tema dell’Ilva è arrivare a rendere l’Aia non applicabile e portare al blocco dello stabilimento e del processo di risanamento. Siccome è evidente che l’obiettivo, anche della procura tarantina, è di bloccare l’attuazione dell’Aia e di arrivare alla chiusura dello stabilimento, stanno cercando di creare le condizioni per cui l’Autorizzazione non sia applicabile“, ha detto, sottolineando che “questo non è legale, si sta creando un ostacolo al rispetto della legge”. Ma davvero qualcuno può dire o credere che la magistratura abbia un qualche interesse alla chiusura di uno stabilimento? Non è forse molto più credibile – specie dopo certe intercettazioni – che alcuni governanti e ministri siano invece interessatissimi a fare gli interessi del padrone?
Questo il volantino diffuso dall’Usb tra i lavoratori.
Riva vuole chiudere l’ILVA: lo stato deve nazionalizzare
USB indice lo sciopero da questa sera e invita tutti i lavoratori a Roma per giovedì 29 novembre
I Riva giocano duro e i lavoratori devono fare altrettanto. USB ha indetto lo SCIOPERO di TUTTI i DIPENDENTI dello Stabilimento ILVA di Taranto non interessati dal provvedimento aziendale di “messa in libertà” a partire dalle ore 23:00 di oggi 26 novembre 2012 fino alle ore 7:00 del 28 novembre 2012.
I lavoratori saranno chiamati ad una mobilitazione senza precedenti che dovrà coinvolgere l’intera cittadinanza per far rispettare le ordinanze della magistratura e per assicurare lavoro e salute a tutti.
Lo sciopero è’ indetto:
– contro l’ILVA che non sta rispettando le decisioni della magistratura e non intende finanziare il risanamento della fabbrica e del territorio;
– contro le decisioni dell’azienda che intende in questo modo intimidire i lavoratori;
– per un intervento immediato del governo che deve convocare tutti i sindacati, compreso USB;
– per la nazionalizzazione dell’azienda senza alcun indennizzo che permetterà il risanamento della fabbrica e del territorio.
Giovedì prossimo i lavoratori saranno a Roma. USB organizzerà pullman da Taranto e una manifestazione per “accompagnare l’incontro” con il governo al quale chiediamo formalmente e pubblicamente di assumersi le proprie responsabilità di fronte ad una situazione che sta precipitando di ora in ora e di convocare TUTTE le rappresentanze sindacali, compresa l’USB, per affrontare e risolvere definitivamente la vertenza ILVA/TARANTO, salvaguardando il lavoro e la salute dell’intera città.
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