Sono tornati, più arrabbiati che mai. Al punto da costringere persino dei “sindacati complici” a organizzare la trasferta.
Sono i lavoratori dell’Alcoa, esempio clamoroso della stolidità industriale del capitalismo “nazionale” e dell’approccio usa-e-getta di quello multinazionale (Alcoa è solo l’ultimo nome indossato dallo stabilimento di Portovesme, e indica la multinazionale statunitense che per decenni ha dominato il mercato globale dell’alluminio).
La cronaca della mattinata è dall’Unione Sarda, le foto in esclusiva un regalo di Patrizia Cortellessa.
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Gli operai Alcoa sono davanti al ministero dello Sviluppo economico Dalle 13 e 30 è in corso il tavolo tra Governo, Regione e sindacati. Prima di arrivare davanti alla sede istituzionale hanno inscenato una protesta sull’Aurelia.
Sono arrivati davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico a Roma, i circa 300 lavoratori dell’Alcoa di Portovesme, tra dipendenti diretti e delle imprese d’appalto. Resteranno in presidio sino alla fine del vertice tra Governo, Regione e sindacati, iniziato alle 13.30. Sit-in rumoroso con i caschetti che sbattono a terra e il suono delle trombette da stadio. E su tutti lo slogan “Vogliamo lavoro”. Dopo una breve protesta lungo l’Aurelia, gli operai si sono dati appuntamento in Piazza Repubblica e poi si sono diretti in corteo sino alla sede del ministero dello Sviluppo economico dove alle 13.30 si aprirà il tavolo tra Governo, Regione e sindacati. “Ci aspettiamo risposte sulla cessione dello stabilimento e sul futuro dei lavoratori – spiega al telefono Rino Barca, segretario regionale e provinciale dei metalmeccanici della Cisl – La situazione è davvero preoccupante: nessun segnale concreto sulla vendita e cassa integrazione in scadenza, da gennaio senza un accordo tutte le maestranze verranno licenziate. “Il Governo si assuma la responsabilità di favorire la ripresa produttiva della filiera dell’alluminio, strategica per la Sardegna e per l’Italia tutta”, chiarisce Roberto Forresu, segretario della Fiom Cgil.
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