I lavoratori dipendenti nel 2012 in Italia sono circa 12.288 milioni di occupati (l’Istat rileva anche i lavoratori agricoli e i domestici): Rispetto all’anno precedente sono diminuiti di circa 165mila unità. Di questi 12 milioni di lavoratori, il 12% (circa un milione e 300mila) non riesce ad arrivare a fine mese perché i loro salari sono troppo bassi. A sostenerlo è lo studio della commissione Ue sull’occupazione dal titolo “Employment and Social Developments in Europe Review” presentato martedi a Bruxelles. Solo Romania e Grecia stanno peggio dell’Italia con oltre il 14% di working poors (lavoratori poveri). Sta crescendo come era prevedibile il numero dei cosiddetti «lavoratori poveri» che aumentano insieme ai disoccupati (ormai a quota 3 milioni e 254 mila e in aumento dell’1,8% rispetto alla rilevazione di ottobre. Il tasso di disoccupazione generale a novembre si è attestato al 12,7%, con un aumento di 0,2 punti percentuali su ottobre e di 1,4 punti sull’ anno. Insieme alla disoccupazione giovanile, giunta al 41,7%, è un record dall’inizio delle serie storiche nel 1977. Secondo l’Istat in sei anni, tra novembre 2007 e novembre
Anche sul terreno della disoccupazione-occupazione si conferma la crescente divaricazione tra i paesi Pigs (Portogallo, Italia. Grecia, Spagna) e quelli del nucleo centrale dell’Unione Europea. Negli ultimi cinque anni è stata registrata una forte crescita del lavoro part-time e dei lavori precari: 2,5 milioni in più dall’ultimo trimestre del 2008 (+6,4%). Il record è detenuto però proprio dai paesi del nocciolo duro: Olanda con il 49,2%, seguita dal Regno Unito, Germania, Svezia, Austria.
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