Il Primo maggio si preannunciava a Bologna come una data che imponeva una netta presa di posizione rispetto alle strutture di potere di questo Paese e così è stato.
Mentre CGIL Cisl e UIL organizzavano il palco in Piazza Maggiore, per accogliere la festa delle associazioni e il comizio su ”L’Europa del welfare e dei diritti”, nelle strade di Bologna si preparava un programma alternativo sotto tutti i punti di vista.
Il concentramento dei NO COOP trasformatosi in corteo è entrato in Piazza del Nettuno dopo alcuni tafferugli e alcuni attivisti si sono arrampicati sul centrale Palazzo Re Enzo per denunciare la condizioni di sfruttamento dei lavoratori della CoopService, e di tutti i lavoratori delle cooperative che operano nell’Università di Bologna.
Completamente indipendente, il corteo promosso dalla USB ha attraversato le strade della città rappresentando un vero blocco sociale, fatto di lavoratori, precari, studenti e disoccupati che ha visto l’adesione di Rossa, PCL, Rete dei Comunisti e CSP. Tante le persone in lotta per il diritto alla casa, insegnanti in lotta per un sistema educativo più giusto, lavoratori in lotta per un salario dignitoso, contro la precarietà e contro la disoccupazione che in Italia sta assumendo numeri sempre più disarmanti.
Un corteo di un migliaio di persone, compatto e determinato a rivendicare la propria indipendenza dai percorsi di concertazione complice nei luoghi di lavoro e nella società, dove trovano spazio soluzioni concrete nell’utilizzo dei fondi strutturali europei, dove mettere in pratica un meccanismo reale di solidarietà e complicità tra lavoratori.
Lungo il corteo, alcuni negozi rimasti aperti per il 1 maggio sono stati sanzionati con lanci di uova e lo stesso McDonald è stato invaso da vermi lanciati simbolicamente come segno di protesta per rivendicare il fatto che i diritti vanno difesi e riconquistati.
Nel pomeriggio, il corteo dei facchini Si Cobas con il Laboratorio Crash e Social Log ha mosso dalla Bolognina verso la zona universitaria, rivendicando le condizioni di sfruttamento dei lavoratori della logistica e il diritto all’abitare.
Una “giornata meticcia”, una giornata dove interi pezzi del movimento e delle realtà politiche e sociali bolognesi hanno rappresentato l0opposizione alle logiche di sfruttamento portate avanti anche con il Job Act, che condanna tutti a una logica di precarietà totale ma anche contro il potere della Troika nel nostro Paese e in quelli del sud Europa, che ci condanna a sottostare a vincoli di bilancio e a ricette di smantellamento sociale ed economico solo al fine di preservare e consolidare il potere di una nascente borghesia europea.
Un Primo Maggio dove non si lavora ma si “parteggia” contro tutti coloro che si prestano ad essere complici di questo reato contro i lavoratori, firmando accordi che sanciscono definitivamente il peggioramento della condizione sociale e di lavoro per tutti.
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andre
“Lungo il corteo, alcuni negozi rimasti aperti per il 1 maggio sono stati sanzionati con lanci di uova e lo stesso McDonald è stato invaso da vermi lanciati simbolicamente come segno di protesta per rivendicare il fatto che i diritti vanno difesi e riconquistati”
Io sono d’accordo con tutte le vostre analisi, ma questi gesti simbolici non li capisco molto. Anche perchè chi avrà ripulito il tutto, se non lo stesso lavoratore sfruttato?