Dopo gli annunci da parte del Governo e dei media sulla cosiddetta “riforma della pubblica amministrazione”, spunta il primo pezzo di carta sottoscritto da Governo e Autonomie Locali.
Dopo averne letto i contenuti viene da pensare a quanto sia grottesco Il titolo scelto per denominare il loro accordo.
Non si tratta infatti di una “alleanza istituzionale per rilanciare la funzione pubblica nel paese, né di “una Italia semplice”, bensì di un progetto che colpisce pesantemente la pubblica amministrazione e i pubblici servizi, a favore degli interessi dell’impresa e contro gli interessi dei cittadini.
L’accordo colpisce duramente i dipendenti pubblici e l’efficacia della pubblica amministrazione attraverso la “riduzione consistente degli enti intermedi locali, regionali e nazionali”, la conseguente mobilità intercompartimentale, il salario accessorio legato oltre che al merito all’andamento economico dello stato e delle sue articolazioni, la conferma del blocco del contratto economico e l’apertura della sola contrattazione normativa.
Dietro al concetto di “semplificazione amministrativa”, si cela di fatto una deregolamentazione selvaggia delle normative pubbliche, a favore dell’impresa, in particolare modo nel campo dell’edilizia, delle attività produttive e ambientale.
Si spalancano in questo modo, le porte a quella corruzione che a parole il Presidente del Consiglio dice di voler combattere ma che nei fatti si incentiva in modo totalmente incontrollabile.
L’accordo siglato svela chiaramente l’intenzione di smantellare la pubblica amministrazione attraverso la privatizzazione dei servizi di natura pubblica, la deregolamentazione e la compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori, per sostenere unicamente gli interessi dell’impresa.
Si rafforzano così le ragioni dello sciopero dei lavoratori pubblici, delle partecipate e degli appalti che metteremo in campo il 19 di giungo prossimo.
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