La decisione dell’Ast di chiudere un altoforno e licenziare un gran numero di dipendenti (da 250 a 550, a seconda dei giorni e delle sedi di trattativa), ha delle conseguenze immediate su tutto l’indotto dell’acciaieria.
In un lapidario comunicato stampa, la Ilserv HARSCO Metals & Minerals comunica che sono scaduti e non rinnovati i seguenti contratti: Parco Rottami, Trasporto Siviere, Molatura, Trasporto Bramme, Parco Rotoli e Bramme. Questi contratti sono scaduti il 29 Ottobre 2014 e non vi è intenzione del cliente di rinnovarli. Alla richiesta di rinnovo dei contratti il cliente (AST) ha risposto con una proposta di acquisto temporaneo che non è stata presa in considerazione dalla HARSCO, in quanto il cliente non ha soddisfatto alcuni tra termini e condizioni poste in essere da Harsco stessa. Pertanto maderà immediatamente in cassa integrazione tutti e duecento i dipendenti.
Le condizioni non prese in considerazione da AST sono state le seguenti:
– riallocazione del personale Ilserv presso AST o presso la ditta che sostituirà Ilserv
– acquisto da parte di AST o della nuova appaltatrice del parco macchinari Ilserv e del pacchetto contratti.
In conclusione, la Harsco dichiara che non tollererà alcun “atto di violenza contro beni strumentali e personale della ditta” (come pare sia accaduto nei giorni scorsi) e si adopererà in qualsiasi sede per tutelare i propri beni.
All’attaco pratico, Harsco Ilserv rigira la palla a AST e scarica 200 lavoratori in mezzo alla strada; intimando loro – in sovrappiù – di ” mantenere un adeguato contegno”, altrimenti li citerà in giudizio.
C’è qualcuno che gioca col fuoco…
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