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Alenia, Whirlpool, Algida: la lotta contro l’arroganza padronale e governativa

Continua la lotta articolata negli stabilimenti del gruppo Alenia dell’area metropolitana napoletana.

A Capodichino, dove c’è il sito che il Piano Moretti vorrebbe cedere alla New/Co dell’affarista Lettieri, continua la mobilitazione contro quello che si annuncia come una vera e propria svendita degli operai in una sorta di nuovo contenitore che, di fatto, abbasserebbe la qualità del salario, dei diritti e delle relazioni sindacali e contrattuali senza nessuna prospettiva certa per il futuro prossimo.

Un picchetto permanente, allestito da giorni, testimonia lo stato di agitazione e di forte preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nei siti di Nola e di Pomigliano continuano il blocco degli straordinari organizzati dalla Fiom mentre Cisl e Uil sono, come al solito, più disponibili alle abituali pratiche di compromesso al ribasso con l’azienda.

Venerdì 15 c’è stato uno sciopero di due ore con una buona partecipazione operaia.

Intanto si è svolta a Carinaro (Caserta) un assemblea con il segretario della Fiom, Maurizio Landini. «Le vicende della Whirlpool e dell’Alenia dimostrano che esiste un caso Campania su cui il Governo deve intervenire e fare la sua parte», ha detto Landini incontrando gli operai.

«Chiudere Carinaro – ha continuato – è una contraddizione visto che la Whirlpool afferma di voler investire 500 milioni negli altri stabilimenti, in particolare in quelli del Nord, e addirittura vuole fare 300 assunzioni a Varese».

Ai lavoratori riuniti nella mensa della fabbrica, Landini ha spiegato che «negli incontri dei giorni scorsi non c’è stata alcuna apertura esplicita da parte della Whirlpool sulla modifica del piano industriale”.

L’azienda si è detta disposta anche a portare una nuova famiglia di lavatrici nella fabbrica di Napoli a Ponticelli ma su Carinaro non c’è stata alcuna marcia indietro. E anche la disponibilità a impiegare Carinaro per altre produzioni del gruppo è tutta da verificare, ma al momento, di impegni certi e sicuri, non c’è nulla.

Rispetto a questa situazione che configura un lucido disegno antioperaio (da quello dei padroni multinazionali americani a quelli illustrati nel Piano Moretti dal nuovo management di Finmeccanica) di ulteriore smantellamento di ciò che resta dell’apparato industriale e produttivo della Campania è necessario – come stanno proponendo numerosi operai e delegati della Fiom – unire le varie vertenze, superare la frammentazione esistente per sedimentare una organizzazione operaia.

Una linea di condotta che respinga al mittente l’offensiva dei padroni e costringa la stessa Fiom ad essere conseguente e rigorosa con le continue dichiarazioni di lotta che, quotidianamente, pronuncia ma che, spesso, si disperdono nei meandri della burocrazia.

Nei prossimi giorni sono in programma riunioni per decidere come proseguire, con più determinazione e compattezza, la mobilitazione.

La costruzione di uno Sciopero di tutte le fabbriche colpite dai recenti provvedimenti padronali (da qualche settimana anche l’Algida ha avviato una procedura di crisi aziendale….) è il passaggio utile e necessario su cui bisogna insistere – nelle fabbriche e nei territori – per affermare il sacrosanto obiettivo della garanzia del salario e della salvaguardia dei diritti politici e sindacali.

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