E’ l’alba di una notte insonne, torturata da mille pensieri. Apro la posta elettronica, forse per ingannare un tempo che non vuol decidersi a passare, e trovo la e-mail di Giulia, colma delle sue paure, intrisa del cattivo odore emanato dal rogo di Fiumicino.
Giulia (il nome è di fantasia), è una delle tantissime lavoratrici aeroportuali che in questi giorni vivono la paura quotidiana di un nemico invisibile e silente, “ostaggio” di un aeroporto senza cuore che ha deciso di farle restare “dentro quel maledetto scalo che puzza di morte”. Mettendo, come dice la stessa Giulia, la loro salute sul piatto di un gioco pazzesco…
Ciao Francesco,
mentre lavoro penso al mio futuro, reso insopportabile da un’insicurezza devastante. L’aeroporto è divenuto mio nemico! Eppure era il mio piccolo mondo, il luogo dove amavo lavorare, con le mie colleghe, le mie amiche. Il negozio, a cui tenevo come fosse mio, mi ha tradita ed ora ne sono ostaggio!! Non so che pensare, eppure nella mente so a cosa, ma cerco di non farlo.
Arriva un cliente e per un attimo penso ad altro, ma solo per poco; poi la sua domanda mi riporta indietro nel buio dei miei incerti pensieri. Come mai la mascherina? In quel momento il panico! Come rispondo ad una domanda a cui Io stessa non so rispondere?
La mascherina mi dà fastidio, il mio respiro è affannato, sudo, il cuore è in gola, vorrei togliere quell’inutile aggeggio che mi mozza il fiato, ma non posso! E’ l’unica barriera tra me e l’incerto.
Un dubbio che mi fa paura, rabbia! Perché devo scegliere tra il mio lavoro e l’incerto? Si, l’incerto del domani per aver respirato qualcosa che potrebbe cambiare il mio futuro di donna, di madre. Qualcuno sta giocando con la mia vita come fosse una semplice partita a carte ed io mi sento il premio in palio. La mia salute è lì, sul piatto di un gioco pazzesco!
Mi tornano alla mente mille parole, mille immagini raccapriccianti. Diossina, polveri velenose, cancro!! Sono stata ad una conferenza dove, esperti di innumerevoli disastri inquinanti, hanno spiegato cosa rischiamo, quanto è pericolosa l’aria che ci fanno respirare, la leggerezza con cui si prendono decisioni importanti come il farci stare qui, dentro questo maledetto scalo che puzza di morte.
La mia, anzi la nostra salute viene dopo tutto, dopo i loro interessi. Che schifo!! Mi sento sola a piangere le mie paure, tra cui quella di avere un figlio nato da una mamma avvelenata di diossina!
Le mie 8 ore sono finite ed io sposto i miei pensieri fuori di qui, conto l’incasso della giornata prima della chiusura. Ok, un ottimo incasso… LUI è più importante di ME!!
Giulia
Quanti lavoratori dello scalo di Fiumicino vivono le stesse paure di Giulia? Quanti sono costretti a soffocarle per l’eterno ricatto salute/lavoro? Tante storie invisibili che non racconta mai nessuno e che Giulia ha raccontato coperta dall’anonimato… perchè in questo paese un lavoratore che parla viene licenziato.
da http://www.francescoiacovone.com/
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