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Trento. Oggi manifestazione contro i morti in fabbrica alla Marangoni

Con la comunicazione del ricorso alla cassa integrazione ed alla mobilità direzione Marangoni si è mostrato per quello che realmente è: un padrone delle ferriere.

Infatti non ha nemmeno atteso che il lavoratore, ucciso dalle condizioni di lavoro, sia stato sepolto che lui ha lanciato il suo pesante ricatto nei confronti dei lavoratori e dell’intera comunità.

Per chi osa alzare a testa ci sono pronte 50 lettere di cigs.

Un ricatto in piena regola che ci ricorda i padroni dei latifondi che mandavano a casa  “ad un semplice cenno del capo” (licenziamento “ad nutum”) che osava contestare.

Oggi il licenziamento “ad nutum” è vietato ma si può ottenere lo stesso risultato con il ricorso alla cassa integrazione e successivamente se questi non piegano la testa con la mobilità ed il conseguente licenziamento.

Per questo non convincono le dichiarazioni dei confederali che oggi, davanti alla cigs, levano i loro lamenti per il mancato rispetto dell’accordo. Le classiche lacrime del coccodrillo.

Che a Marangoni fosse interessato ad una sola parte dell’accordo era lapalissiano in quanto chiari e precisi erano le normative che cancellavano la pausa mensa, aumentavano i ritmi di lavoro, riducevano il salario e le pause di lavoro, mentre generici e per niente vincolanti erano gli impegni da parte aziendale (investimenti e occupazione).

Oggi, senza un minimo di etica morale e di rispetto per i suoi dipendenti Marangoni comunica per il tramite la Confindustria che deve ridurre il personale.

Lo fa dopo che con la sua faccia di bronzo aveva espresso vicinanza ai famigliari di un suo dipendete ucciso delle pensati ed inumane condizioni di lavoro dela sua fabbrica. Oggi con la una faccia “da tola” comunica che 50 lavoratori non avranno il “privilegio” di morire in via del Garda in un reparto di vulcanizzazione.

Definire questo comportamento vergognoso è sempre poco.

Con il ricorso alla Cigs Marangoni ha voluto ribadire ai suoi dipendenti, ma anche all’intera città di Rovereto ed alle istituzioni, che chi comanda e Lui e quindi tutti devono essere docili e rispettosi verso chi rappresenta il potere.

Ma noi non intendiamo essere né docili né sottomessi e lo vogliamo gridare forte: basta con gli omicidi sul lavoro, basta con la venerazione del mercato, basta morire per il profitto. E’ ora di dire a gran voce che la vita umana, il lavoratore, la sua dignità non hanno prezzo.

Per questo domani siamo in piazza per dire alla città che la normalità non può essere quella di morire per il profitto. Basta morti in fabbrica e nei cantiere (Miodrag Jankovic il 13 luglio scorso).

Vogliamo dire ai lavoratori, ai cittadini che cambiare è possibile, anzi è doveroso e quindi bisogna andare oltre la commozione, mobilitarsi e opporsi alle stragi sul lavoro (oltre 1000 all’anno) ed al quotidiano stillicidio di diritti sociali e al sempre più diffuso sfruttamento che caratterizzano la nostra società.

Per Carmine, per Miodrag per noi e per i nostri figli giovedi 6 agosto 2015 noi partecipiamo al corteo che partirà alle 18,00 da piazzale Posta a Rovereto. E tu cosa fai????

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