Il nostro giornale, da alcuni anni, ha inquadrato le politiche di austerità come univocamente indirizzate ad aumentare i margini di profitto per il grande capitale multinazionale ed abbreviare, nel contempo, la vita media delle popolazioni dell’Unione Europea. Non in modo omogeneo, naturalmente, perché nei paesi più forti sopravvivono brandelli di welfare un po’ più consistenti mentre qui da noi – nelle contrade Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) – la velocità di smantellamento dei diritti sociali è da formula uno.
Ad ogni “riforma delle pensioni”, ad ogni taglio dei bilanci della sanità, ad ogni eliminazione dei diritti dei lavortori, aumento della precarietà e della flessibilità, siamo tentati di titolare “dovete morire prima”. Alcune volte lo facciamo, altre ci freniamo per timore di diventare ripetitivi e dunque di non riuscire più a far capire quanto quel titolo sia vero, concreto, corrispondente a quel che accade e soprattutto alla stazione di arrivo.
Ci bastano due esempi degli ultimi giorni: a) una ricerca del Crea sanità dell’università di Tor Vergata, che certifica il rapido peggioramento delle condizioni di salute negli over 75 a causa dei tagli alla sanità; b) una recentissima sentenza della Cassazione che obbliga i datori di lavoro a risarcire i dipendenti fatti lavorare nei giorni festivi, perché il riposo compensativo non fruito dopo sei giorni di lavoro rappresenta un danno da usura psico-fisica per il lavoratore.
Tutto molto chiaro, così come è semplice capire che un muratore non può fare l’equilibrista sui ponteggi a 65 anni, o che a quell’età non si può pretendere di sbattere un essere umano in miniera o in fonderia, né una maestra a combattere con decine di bambini.
Ma la chiarezza concettuale a quanto pare non basta. Chi con i concetti ha poca familiarità, e quindi fatica a collegare una certa misura di politica economica con le sue conseguenze pratiche, sarà sempre facilmente distratto dal messaggio “ottimistico” che quotidianamente promana da Palazzo Chigi amplificato dai media mainstream.
Ora una campagna pubblicitaria davvero impressionante punta a colpire l’immaginario di chi proprio non ha immaginazione. L’iniziativa promossa dall’Unione Sindacale di Base, permette di far vedere come quell’astratto comando proveniente dai cieli di Bruxelles (“dovete morire prima”, ovvero “la morte dei diritti porta alla morte”) ha preso corpo, sangue e ossa. È diventato immagine che non può passare inosservata.
Chi non vuol diventare un animale da sacrificare al profitto, è bene che si alzi e cominci a darsi fare. Conflittualmente e collettivamentte.
Qui di seguito la presentazione fatta dall’Usb. Naturalmente, tutte le immagini sono parte della campagna.
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La vicenda greca ha chiarito quanto brutale sia l’Unione Europea nei confronti di chi non accetta vengano calpestati i più elementari diritti dei ceti popolari.
Ricatti, minacce, paura che non sono bastati però a spaventare il popolo greco che con il suo NO ad un programma di ancora più massiccia austerità aveva rivendicato il diritto a rifiutare ciò che l’ UE rappresenta: una costruzione tecnocratica, non eletta da nessuno, il cui unico scopo è favorire i mercati finanziari e rafforzare il predomino economico della Germania e dei suoi satelliti strangolando i paesi più deboli.
Purtroppo ciò non è stato sufficiente!
L’insegnamento che emerge ci dice che seguire le ragioni dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale significa sostenere le grandi banche, la finanza internazionale e le multinazionali, sottraendo salario, lavoro, welfare e vita al 90% della popolazione.
Per questo oggi non è più sufficiente dire no alle politiche di austerity, ma è necessario rompere la logica stessa che tiene insieme l’Unione Europea e cominciare a costruire vere forme di solidarietà tra i popoli europei.
Di fronte a questo scenario è ormai evidente che in Italia il governo Renzi, dopo il jobs act e la liberalizzazione dei licenziamenti, mira a modificare, insieme all’impianto costituzionale, tutta la partita del welfare e dei diritti sociali: dalla previdenza, alla scuola e alla sanità, strettamente legati alla riforma della Pubblica Amministrazione e dei Servizi Pubblici Locali, dalla riforma del no Profit al nuovo regime degli appalti, che si traducono tutti in una gigantesca opera di privatizzazione di tutto quel che rimane dei servizi pubblici e dello stato sociale.
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi rivendica così i successi ottenuti con Renzi “… 40 miliardi di soldi nostri che la pubblica amministrazione ha finalmente pagato, 5,6 miliardi di riduzione dell’Irap, 2,6 miliardi di abbattimento degli oneri sociali nel 2015, diminuzione del costo dell’energia, la nuova moratoria sui debiti bancari; nuovi incentivi agli investimenti privati, anche in innovazione; il decreto Poletti e il Jobs Act sul mercato del lavoro, la delega fiscale, l’alternanza scuola-lavoro ….”. Non soddisfatto Squinzi aggiunge che “… la nostra società è ancora densa di rendite da demolire per lasciare spazio a equità, a competizione e mercato”. E per questi motivi “… Servono interventi nella riforma dell’assistenza e del welfare…”.
Tutti soldi sottratti dalle tasche di chi lavora per assicurare margini di guadagno al padronato italiano, affossando welfare e condizioni di vita di milioni di persone.
Da anni ormai i diritti rivendicati e conquistati dai lavoratori e dalle lavoratrici sono stati via via smantellati. Attraverso i progressivi tagli al welfare si arriva fino ai nostri giorni, nei quali ormai i margini sembrano essersi quasi del tutto consunti: scuola, sanità, trasporti e previdenza, cioè i pilastri del welfare, oggi sono “in vendita”.
“Diritti violati, democrazia sfregiata”: questa è la sintesi di una situazione ormai vicina al tracollo, ma è anche l’appello a reagire ed a costruire una vera alternativa a livello sociale e sindacale.
Difendere e rilanciare il welfare, bloccare le privatizzazioni, mobilitarsi sui temi sociali a partire dalla casa, dal reddito e dai diritti dei migranti, difendere i diritti dei lavoratori.
Rilanciare l’iniziativa dei lavoratori, dei disoccupati, dei settori marginalizzati della società: dare l’allarme e chiamare alla mobilitazione le migliori forze del lavoro, ma anche del ceto medio impoverito, del ceto intellettuale, per fermare la spirale nella quale ci stanno spingendo l’Unione Europea e i suoi governicchi nazionali, rivendicare il diritto al lavoro.
La classe lavoratrice non ha alternative percorribili: deve tornare a essere protagonista e artefice del proprio destino nell’era del neoliberismo e dell’austerity, deve rimandare al mittente l’indigesto “ce lo dice l’Europa” e soprattutto rovesciare il paradigma reazionario secondo cui “certi diritti non possiamo più permetterceli”.
Avviare da subito un percorso di lotta ed alternativa in questo autunno difficilissimo, che vede il dispiegarsi in ambito nazionale di ulteriori e pesanti provvedimenti del governo e a livello internazionale la crisi della Grecia e dei popoli europei. Crisi che mostra la feroce faccia “ripulita” del FMI che in Africa ed in Asia, come ieri in Sud America, modifica regimi con le armi e “nell’Europa della crisi” condiziona o abbatte governi e sovranità con il potere delle banche e della finanza.
Una situazione internazionale che impone anch’essa una forte mobilitazione contro l’Unione Europea, contro le sue violente imposizioni, ma anche contro chi continua ipocritamente ad affermare che questa Unione possa cambiare.
Costruire forti iniziative basate su una sempre più marcata vertenzialità diffusa, su iniziative di sciopero, manifestazioni e mobilitazioni a partire dai grandi temi generali, sulle questioni contrattuali e per la difesa delle condizioni di lavoro: questa è l’unica strada da percorrere!
– Abbiamo scelto di batterci per l’affermazione dei diritti e della democrazia.
– Siamo il sindacato della classe lavoratrice per la difesa del welfare, contro le privatizzazioni, per salari reddito e pensioni adeguati, per la difesa dell’istruzione, della previdenza e della sanità pubblica, per il diritto all’abitare.
– Costruiamo un percorso di alternativa e di lotta
INSIEME SIAMO IMBATTIBILI.
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