C’è chi si inventa i bracciali elettronici per controllare i lavoratori, chi, da tempo, calcola quanti prodotti all’ora passa sullo scanner ogni cassiere di supermercato. La media deve essere superiore ai 27 articoli al minuto, per poco meno di sei ore filate. Ora siamo alle perquisizioni all’uscita dal lavoro. Le catene no perché, lo capiamo, nuocerebbero al profitto. Ma non si sa mai, meglio ribellarsi prima.
La Rinascente a Roma perquisisce i dipendenti in uscita. Usb: violati contratti e diritti
Nella nuova Rinascente di via del Tritone, a Roma, la security pretende che i lavoratori aprano le borse e gli zaini prima di uscire dal lavoro, spingendosi anche a frugare tra gli effetti personali dei dipendenti. Tali pratiche sarebbero giustificate, peraltro a campione, solo in presenza di accordi sindacali o della competente Direzione Territoriale del Lavoro, che all’USB non sono mai stati mostrati. Non solo: viene anche violata la privacy, perché queste procedure illegali vengano portate avanti davanti agli altri lavoratori.
Un simile comportamento è inaccettabile, fuori da ogni norma e lesivo della dignità di uomini e donne che di certo non sono criminali, ma si recano in Rinascente per portare a casa uno stipendio. Alla faccia del rapporto fiduciario.
Già dall’apertura dello scorso ottobre avevamo ricevuto segnalazioni in tal senso e gli stessi dirigenti Usb avevano contattato telefonicamente La Rinascente per scoraggiare simili pratiche. Ma a quanto pare la Rinascente si è arrogata poteri di polizia giudiziaria.
Adesso basta, è ora di far intervenire la magistratura e il garante della privacy a tutela della dignità di questi lavoratori e dello stato di diritto, le cui leggi fino a prova contraria valgono anche nei “confini” dei luoghi di lavoro del commercio.
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