Ieri sera, 23 maggio, presso il ristorante “Oggi gourmet”, nel centro commerciale Euroma2, la Federazione del sociale Usb ha fatto un’incursione, coaudiuvati dai militanti di Noi Restiamo e Osa, contro i titolari del locale per denunciare la condizione di sfruttamento lavorativa in cui versano i dipendenti, vecchi e attuali, da oramai molto tempo.
Immaginate la scena: circa venticinque persone che prenotano per cena con la scusa del pensionamento di uno di loro, si mangia e si beve in allegria, ma quando arriva il conto (poi regolarmente pagato), questo viene presentato al padrone: fuori il megafono, le telecamere e la bandiera dell’Usb, e comincia la protesta contro i responsabili della situazione di irregolarità nell’esercizio.
Contemporaneamente, tra i tavolini del ristorante fanno la comparsa due tra i molti ragazzi e ragazze vittime del “malgoverno” del ristorante, i quali però stavolta hanno trovato la forza di denunciare la situazione e rivolgersi al sindacato per trovare una via d’uscita alla loro situazione.
La condizione dei due è la seguente: il titolare riconosceva loro uno stipendio inferiore alle ore effettivamente lavorate, di cui una parte anche in nero, senza versare il Tfr (trattamento di fine rapporto). Come se non bastasse, ai due lavoratori non erano state corrisposte le ultime due, già magre, mensilità. Questo modus operandi pare sia “la regola” gestionale all’“Oggi gourmet”, il quale inoltre si avvale del lavoro, nella decina di dipendenti in servizio, nella maggior parte dei casi di personale immigrato, dunque di norma più ricattabile viste le poche alternative disponibili per questa fetta di società.
Ma evidentemente il padrone stavolta ha fatto male i proprio calcoli, perché i giovani lavoratori hanno trovato la forza di reagire e organizzarsi per far valere i propri diritti.
All’azione si sono aggiunte alcune facce incuriosite dall’insolito avvenimento, che tra una giro e l’altro all’interno dell’edificio, non hanno fatto mancare il proprio appoggio ai due nordafricani. Desaparecido invece Sasà, soprannome del titolare, a cui però il sindacato ha strappato un incontro per questa mattina per trovare una conciliazione sugli arretrati non percepiti dai lavoratori – che in totale, tra quelli intercettati dalla Federazione, sono sei, e i calcoli ufficiosi parlano di un debito che può arrivare fino a 15.000€ per ognuno.
In quest’ottica, l’intervento dei vigilantes della società Prestige e dei Carabinieri è stato, diremmo quasi in continuità con il quadro nazionale, dal lato sbagliato della contesa. I primi lamentavano il subbuglio creato dai sindacalisti a dispetto della solita “quiete sociale” che vige nel luogo (e, aggiungiamo noi, non solo), senza interessarsi «del reato che impunemente viene perpetrato nel locale. Dovete fare pippa, perché in questa irregolarità, noi interveniamo a difesa degli ultimi, mentre voi vi mettete i paraocchi», come chiarisce un sindacalista.
Di segno uguale l’intervento dei Carabinieri, arrivati con gli effettivi di due volanti sul luogo della denuncia (che l’Usb aveva preventivamente fatto partire nella mattinata), e interessati solamente al riconoscimento sia degli attivisti che dei lavoratori, in un fare quasi intimidatorio nei confronti di una sacrosanta, quanto inaspettata, rivendicazione.
Sulla flessibilità che diventa precarietà nel mondo del lavoro, così come nella vita, si sono spesi fiumi d’inchiostro, specialmente in ambito accademico. Più difficile invece l’aggiornamento della pratica sindacale dinanzi a un fenomeno che, per definizione, tende a fuggire l’inquadramento in una pratica unitaria, e dunque all’organizzazione per la rivendicazione dei propri diritti.
La Federazione del sociale ha come obiettivo proprio quello di riorganizzare, su principi non più in continuità con il “fare sindacale tradizionale”, quei pezzi di società traumatizzati dalla globalizzazione prima, e dalla “competizione aumentata” da essa derivata. Slang – sindacato lavoratori di nuova generazione – è lo strumento di cui l’Fds si è dotata per intervenire, e invertire, la rotta di generale precarizzazione intrapresa dal mondo del lavoro ordierno.
La discussione sul salario minimo allora rappresenta la punta più avanzata dell’idea di ristrutturazione di quest’ultimo portata avanti dall’Unione sindacale di base tutta.
«Ristoratori state attenti, perché veniamo a mangiare da voi». Così tuona un sindacalista nel video girato indiretta e condiviso sui social. In un’organizzazione sociale che lascia sempre meno tempo per attività che non siano produttive e riproduttive (per il Capitale, s’intende), il sindacalismo assume il valore della militanza, del progetto di realtà a cui dedicare le energie più importanti.
E allora, l’avvertimento appena citato risuona come una promessa di battaglia vera e propria contro il lavoro nero o povero, e i suoi perpetratori. I padroni sono avvertiti. Per i lavoratori invece si tratta di un’occasione di riscatto.
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