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Ex Ilva: ArcelorMittal e governo si accordano a spese di lavoratori e città

È stato sottoscritto mercoledì 4 l’accordo che ha definitivamente chiuso il contenzioso tra ArcelorMittal e governo, dopo la decisione della multinazionale di rescindere il contratto.

In sostanza ArcelorMittal in cambio di una permanenza, a nostro giudizio a termine, è riuscita a conquistare una revisione integrale delle condizioni di acquisto, ovviamente a suo favore, ed una clausola che le consente di abbandonare l’investimento pagando una penale di soli 500 milioni di euro.

Cosi ArcelorMittal si libera dall’impegno all’assunzione dei 1700 lavoratori attualmente in cassa integrazione presso Ilva as e ottiene una ulteriore riduzione, dichiarata temporanea, di personale da collocare in cassa integrazione.

Scarica inoltre, in larga misura, sul pubblico le opere di risanamento ambientale, il rifacimento degli impianti e la decarbonizzazione.

Il nuovo piano industriale, che è parte integrante dell’accordo, ipotizza livelli di produzione impraticabili e un passaggio parziale all’elettrico assai improbabile in realtà.

L’operazione appare, in buona sostanza,come la definizione di un percorso di uscita concordata di ArcelorMittal e il ritorno alla proprietà pubblica senza nessuna programmazione rispetto alla, ormai dichiarata, insostenibilità ambientale e sociale.
Il rischio sempre più serio è che si prosegua a produrre senza risorse adeguate per il rifacimento impianti, senza nessuna prospettiva reale di risposta ai bisogni dei lavoratori e della città.

Per queste ragioni dichiariamo la nostra totale contrarietà a un accordo frutto di un ricatto vergognoso a cui il governo si è clamorosamente piegato.

Al sindacato viene chiesto di assumere la revisione del contratto come vincolante ed esigibile.

Per USB è inaccettabile che governo e impresa abbiano trattato per mesi, rivisto in peggio un accordo frutto di una gara pubblica e oggi pretendano la complicità sindacale.

USB continua a pensare che l’unica alternativa socialmente sostenibile sia la chiusura delle fonti inquinanti e la definizione di un progetto alternativo per la fabbrica e la città.

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