Sono stati licenziati a gennaio 2019 per aver scioperato, rivendicando i propri diritti e chiedendo la fine del caporalato dentro GLS. Da allora hanno continuato a lottare in ogni modo con l’appoggio di USB, anche occupando il tetto della GLS di Piacenza per 15 giorni. Chiedevano il reintegro, che non c’è stato.
Oggi sono finiti anche gli ammortizzatori sociali, pochi soldi che consentivano di andare avanti alla meno peggio. E con l’emergenza sanitaria in atto, è impossibile trovare lavoro.
Per questo domenica 10 maggio è stata lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma gofundme, con l’obiettivo di arrivare a quota centomila euro, una somma che permetterebbe ai 33 licenziati e alle loro famiglie di affrontare la situazione.
All’indirizzo della campagna è possibile partecipare alla sottoscrizione e leggere il testo dell’appello intitolato “Il mio papà deve lavorare”.
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