La fase tre di Unicoop Tirreno si sta rivelando un attacco sistematico ai diritti dei lavoratori.
Non ancora usciti dall’emergenza sanitaria e in piena crisi economica, l’azienda ha imposto il rinnovo del contratto integrativo, aumentando l’orario di lavoro settimanale, cancellando la pausa retribuita e dimezzando i permessi.
Il tutto a parità di salario.
Se alcuni lavoratori hanno pensato di non venir toccati da questa politica repressiva, arrivano subito i nuovi piani orari imposti dall’azienda. I turni sono stati creati appositamente per coprire interamente le fasce dei pasti, per esempio dalle 11.40 alle 15.40 o dalle 9.00 alle 15.00.
I lavoratori non hanno la possibilità di mangiare, viene meno il minimo ristoro.
A questo si aggiungono i turni spezzati che obbligano i lavoratori a restare l’intera giornata nei dintorni del posto di lavoro, non potendo coprire ogni volta la distanza fino alla propria abitazione.
Turni di quattro, sei o otto ore diventano 14 ore fuori casa con tutti i rischi poi di mettersi in viaggio.
E’ ormai provato che l’unico modo per tutelare la salute e sicurezza, un obbligo di legge, è ridurre l’orario di lavoro e aumentare le pause durante il turno. Questo consente il dovuto stacco sia per alleviare il fastidio della mascherina sia per ristorarsi.
Non accettiamo che il nostro lavoro ci schiacci.
Esortiamo tutti i lavoratori a non rimanere in silenzio.
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