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Torino, continua la lotta dei lavoratori della Reggia di Venaria. Intervista

Quella dei lavoratori e delle lavoratrici della Reggia di Venaria è la solita storia, fatta di esternalizzazioni dei servizi e tagli dei costi sulla pelle del personale. A breve infatti scadrà l’appalto dei servizi alla ATI (associazione temporanea di impresa) “La Corte Reale SRL” e, nonostante l’aumento di visitatori alla dimora sabauda sbandierato con orgoglio ai quattro venti, il consorzio che gestisce la reggia ha deciso di tagliare i costi sulla pelle dei lavoratori. L’appalto riguarda i servizi di accoglienza, sorveglianza, biglietteria e call center.

Ebbene il Consorzio (un ente partecipato dal MIBACT, dalla Regione Piemonte, dal Comune di Venaria e dalla onnipresente Compagnia di San Paolo) ha deciso di mettere in appalto il 40 per cento in meno delle ore. Questo significa due cose: o la riduzione fino al 40 per cento dell’attuale personale o la riduzione degli orari e quindi dello stipendio ai 103 impiegati che gestiscono il complesso fin dalla sua inaugurazione, in gran parte già precari.

Per questo l’Unione Sindacale di Base ha proclamato lo stato di agitazione e oggi alcuni dei rappresentati dei lavoratori sono stati convocati dal Prefetto, mentre al di fuori della prefettura si svolgeva un presidio di solidarietà. Peccato che il Consorzio non si sia presentato all’incontro. Inevitabile quindi il proseguimento del percorso di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori di Venaria, che si sono immediatamente recati sotto la sede Regione per manifestare la loro rabbia. Proprio in quel momento è casualmente sopraggiunta l’assessore alla cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi, immediatamente circondata dai manifestanti che chiedevano garanzie sul loro futuro. Grazie alla presenza del presidio, l’assessore ha promesso un incontro a breve con i rappresentanti dei lavoratori.

Abbiamo rivolto alcune domande a Enzo Miccoli, di USB Lavoro Privato

CONTROPIANO: Come si è arrivati a questa situazione?

MICCOLI: il Consorzio ha cambiato la sua politica sindacale rispetto al passato e ha emesso un bando senza aver in alcun modo consultato i sindacati. Un bando che è il funerale dei diritti e dei contratti in essere, perché o riduce del 40 per cento gli stipendi dei contratti in essere oppure pone in esubero il 40 per cento del personale. C’è da chiedersi perché debba essere fatta una cosa del genere presso un ente che non è in crisi, riceve 600 mila visitatori all’anno ed è il sesto posto in Italia come numero di visitatori.

CP: Il consorzio oggi non si è presentato in Prefettura, cosa farete a questo punto?

venaria1MICCOLI: abbiamo fatto presente al prefetto che mettere a rischio i posti di lavoro o gli stipendi di lavoratori che sono già precari costituisce un vero e proprio problema di ordine pubblico. A questo punto intendiamo continuare una serie di mobilitazioni perché il bando venga modificato

CP: L’assessore Parigi ha promesso che vi incontrerà…

MICCOLI: sì, l’assessore ci ha promesso verbalmente che avrebbe chiesto al direttore della Reggia di fare un incontro con noi alla sua presenza.

CP: come valutare questa situazione all’interno di un contesto che vede coinvolte cooperative che già in passato erano state coinvolte in gravi vicende sindacali (ad esempio la Rear, che fa parte della Ati “La coorte reale” e che in passato era stata coinvolta nelle vicende che avevano portato Ken Loach a rifiutare il premio del festival del cinema di Torino)? Perché il consorzio ha cambiato così radicalmente la sua politica nei confronti delle organizzazioni sindacali?

MICCOLI: forse il cambio di politica del consorzio corrisponde ad un cambio di vento politico. Ossia i lavoratori devono sapere che sono deboli e che se vogliono lavorare devono abbassare la testa. E la Rear è lo strumento del sistema politico pubblico che vuole questo per i lavoratori. Le cooperative in questo caso sono lo strumento dell’ingiustizia sociale.

CP: una vicenda che ricorda altre situazioni di esternalizzazioni (ad esempio la Biblioteca Sala Borsa a Bologna), in cui gli enti pubblici dai lavoratori vogliono gli onori ma non gli oneri…

MICCOLI: sì, il Consorzio vuole solo assumersi il beneficio del nostro servigio quando si tratta di ricevere i turisti, però non vuole avere l’onore di essere l’ente responsabile di buttare a mare dei lavoratori quando non servono più.

Redazione Contropiano Torino

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