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Picchetti durante le feste nelle fabbriche a rischio chiusura

Qualcuno in Italia Natale e Capodanno lo ha dovuto passare in fabbrica per evitare la chiusura o lo smantellamento dei macchinari da parte delle aziende che minacciano la chiusura. E’ il caso dei lavoratori della Whirlpool sono in mobilitazione permanente, in attesa del nuovo incontro con azienda e ministeri dello Sviluppo economico e del lavoro, fissato per il 28 dicembre.

Non hanno accettato le offerte di Invitalia, che proponeva due mesi fa piccole soluzioni magari per un pugno di lavoratori. Il rischio poi è che quello di Napoli non sia l’unico impianto di Whirlpool a rischio chiusura: dopo potrebbero esserci Siena e Caserta.

Ma anche in altre città gli operai hanno organizzato dei presidi, a difesa del loro posto di lavoro ma anche della fabbrica, per evitare che la produzione cessi e sia spostata altrove.

E’ il caso della Meridbulloni nella vicina Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, dove da otto giorni gli 81 lavoratori sono davanti ai cancelli della fabbrica per impedire che lo stabilimento chiuda e la produzione sia trasferita al Nord. 

Per difendere la fabbrica dalla delocalizzazione in Brianza, programmata dalla famiglia Fontana, proprietaria dell’azienda. Gli operai si alternano a gruppi di 30 e di 20 – davanti ai cancelli che sono stati chiusi il 18 dicembre, per evitare che portino via i macchinari.

Poi c’è il caso della Voss Fluid di Osnago, in provincia di Lecco, che vuole chiudere, ma i 70 operai dal 10 dicembre hanno fatto un picchetto per scongiurare lo smantellamento di impianti e macchinari.

L’azienda, produttrice di componenti per macchine di movimento terra, acquisita da una azienda tedesca nel 2016, ha annunciato il licenziamento di tutti i lavoratori il 31 dicembre prossimo e il trasferimento della produzione in Polonia, senza accogliere nessuna richiesta di apertura di negoziato per gestire la crisi.

Mercoledì 23 dicembre 2020, la situazione ha rischiato di degenerare quando l’auto dell’amministratore delegato, Socrate Rossi,  ha forzato il picchetto e investito un sindacalista e sul posto sono dovuti intervenire ambulanza e polizia.

Infine c’è la vertenza della Goldoni, in provincia di Modena, dove i lavoratori sono da tre mesi in presidio per scongiurare che la proprietà cinese se ne vada senza spiegazioni. La fabbrica produce trattori e macchine agricole.

A ottobre la proprietà aveva presentato domanda di concordato liquidatorio. Il Tribunale di Modena, alla luce della nuova documentazione e dagli impegni presi dalla società del gruppo Arbos specializzata in trattori hi-tech – dal 2015 in mano alla multinazionale cinese Lovol – ha infatti dato il via libera al concordato preventivo e quindi alla continuità operativa.

A dicembre la Direzione ha comunicato che allo stato risulta un interessamento da parte di un soggetto industriale. Ma non ci sono, ha affermato la proprietà, ancora valutazioni sulla modalità e i tempi della proposta.

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