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Ex Ilva, emissioni incontrollate di polveri e condizioni di sicurezza precarie in Agglomerato

Emissioni dal camino E 312 e polverosità diffusa di cui ci si può rendere conto a occhio nudo anche dall’esterno: è quello che accade quotidianamente in Agglomerato. A dimostrare che la situazione non è più sostenibile il materiale fotografico che alleghiamo e che immortala lo scenario degli ultimissimi giorni.

Parliamo di un impianto che ha ormai compiuto 70 anni e che mostra tutti i limiti legati alla ormai persa funzionalità, impianto che dunque non cuoce più come dovrebbe. Di conseguenza il materiale, non cotto bene, determina la dispersione di polveri che ovviamente non vengono convogliate.

Ciò è peggiorato per l’assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche per la non corretta gestione della sala-controllo che non mette in condizione i sinotticisti di controllare gli allarmi (inefficienti le segnalazioni degli stessi allarmi, sia acustiche che visive) e di intervenire tempestivamente per controllare le emissioni.

Non esiste distinzione tra i tipi di allarme, dal momento che vi è una unica sirena  che non permette agli operatori di avere subito un’idea della gravità dell’anomalia. I filtri meep, ormai sono vuoti e risultano inefficienti, rappresentando  una delle principali cause delle emissioni massive visibili nelle ultime ore. Manca inoltre l’uscita di emergenza alternativa alla via di accesso alla sala sinottica.

Impianto quindi in condizioni disastrose con conseguente aumento della percentuale di incidenti ambientali, sanitari  ed infortunistici. In mancanza di mezzi per raggiungere gli impianti, i lavoratori sono costretti ad attraversare aree piuttosto grandi, fangose e sporche. Immaginabile che questo disagio, con l’arrivo dell’inverno e delle piogge più frequenti e copiose, non potrà che aggravarsi.

Si assiste ancora ad uno scaricabarile tra i responsabili di area ed i responsabili del personale (nello specifico tra il direttore di Area Ghisa Petronelli, il capoarea  Agglomerato Boero ed il già noto, non nuovo a questi comportamenti, De Carlo, responsabile del personale Area Ghisa): si continua   a mettere in cassa integrazione proprio chi è addetto alla manutenzione e ricopre un ruolo fondamentale soprattutto ora, di fronte alle condizioni particolarmente precarie degli impianti. Si tratta degli operatori che si occupano del Pronto Intervento meccanico-elettrico e di  tutta la Manutenzione ed Esercizio.

Inquinamento e rischio costante per la vita e la salute dei lavoratori sono “autorizzati” dallo Stato, che ormai è parte integrante della gestione dell’acciaieria. Non ci stancheremo di chiedere al Governo una inversione di rotta ed una programmazione diversa per la fabbrica e per la città.

Intanto  è stato presentato alle organizzazioni sindacali il nuovo responsabile delle relazioni industriali, Pietro Golini. A fronte della nuova nomina, non si riavvisa nessuna apertura da parte dell’azienda per l’integrazione salariale ai cassintegrati e per quel che riguarda  la più volte auspicata interlocuzione col sindacato, al momento totalmente assente.

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