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Napoli. Manifestazione alla Regione contro la chiusura della Logista

Al centro direzionale di Napoli , presso il Consiglio regionale della Campania, si è svolto il presidio dei lavoratori del Magazzino della Logista di Maddaloni . C’è infatti un tavolo istituzionale , organizzato dal presidente del consiglio regionale campano Gennaro Oliviero, il cui collegio elettorale è proprio quello della provincia di Caserta, tra regione, sindacati e la multinazionale spagnola Logista.
I lavoratori sono già reduci da una settimana di sciopero con assemblea permanente al di fuori dei cancelli del magazzino. Sono presenti tutte le sigle sindacali , dalla triplice alla Usb , che in questo settore in Campania sta penetrando in sempre maggiori aziende e che anche a Maddaloni ha numerosi iscritti. Unica formazione politica presente è Potere al Popolo , guidata dal portavoce nazionale Giuliano Granato.

Ma cosa è successo? Facile pensare ovviamente all’ennesima crisi aziendale. E invece no. Gli affari per Logista vanno a gonfie vele. E’ titolare infatti dell’appalto di movimentazione dei tabacchi dei monopoli di Stato. E a Maddaloni , all’interno di una vasta area quale l’interporto , ha un magazzino dove sono collocati 104 lavoratori, 24 direttamente alle dipendenze della Logista e i restanti 80 invece della subappaltata G.L.D. Gli utili in bilancio , per il terzo anno consecutivo, continuano a crescere e all’orizzonte non sono previste particolari crisi di settore in quanto i monopoli di stato a parte i tabacchi distribuiscono anche le sigarette elettroniche.

Nulla insomma lasciava presagire quello che poi è avvenuto. Cioè che la corporation spagnola dichiarasse la chiusura dello stabilimento a ottobre 2022 per trasferire tutte le lavorazioni nel hub di Anagni , che in realtà non è nemmeno completamente operativo perché ancora in fase di allestimento . Sarebbe dovuto essere pronto per il novembre del 21 ma i tempi si sono allungati evidentemente. Qui la Logista ha investito per le attività della controllata Terzia , società per azioni che si occupa di distribuzione di prodotti “ convenience “ cioè beni di largo consumo che si trovano dappertutto ; patatine, caramelle, snack e via dicendo .

All’improvviso però la Logista ha deciso di chiudere a Maddaloni e portare tutti ad Anagni nel basso Lazio. Voci dall’azienda parlano di un report di un think tank aziendale che prevede dal 2023 una riduzione del consumo di tabacchi che neanche l’uso delle sigarette elettroniche può compensare. In realtà è più probabile che l’azienda voglia semplicemente ottimizzare i profitti che ,ripetiamo, sono costantemente in crescita da anni, scaricando i lavoratori.
Qualcosa di simile lo avevano fatto qualche mese fa a Bologna. Anche lì una ottantina di lavoratori divisi tra dipendenti diretti e dipendenti in appalto ( la maggioranza ). Anche lì per spostare le lavorazioni in altro hub, quello di Tortona in Piemonte . In quel caso lo scandalo era stato determinato dalle modalità di licenziamento ovvero tramite whatsapp . Questione di forma insomma. E infatti le cose sono andate come sono andate.

Si spera quindi che le cose vadano meglio che a Bologna. Li si è riusciti ad ottenere soltanto uno spostamento di un paio di mesi della chiusura e un accordo per ammortizzatori sociali in deroga con contributi regionali.

Qui però le ricadute sociali appaiono più drammatiche. La Campania non è l’Emilia e ricollocarsi è più difficile. Lo deve aver capito anche la politica locale . Il sindaco di Maddaloni , Andrea De Filippo eletto con una lista di centrodestra, ha fatto subito fuoco e fiamme. Ha parlato di tragedia occupazionale, di disastro per il territorio. Ha accusato la Logista di non rispettare gli accordi presi in relazione al rafforzamento dell’interporto di Maddaloni . E come ricordavamo all’inizio, si è messo in moto anche il presidente del consiglio regionale .

E siamo qui all’oggi. Con il tavolo istituzionale e gli operai fuori a gridare la propria rabbia. L’incontro dura 2 ore. Al termine i vari delegati sindacali spiegano ai capannelli di lavoratori quello che è successo . Di un assessore al lavoro , Antonio Marchiello , assai critico con la multinazionale e di una Logista che assolutamente non ha spiegato i reali motivi della chiusura e ha balbettato di possibilità di ripensarci nel caso avesse l’appalto dei monopoli per la cannabis light .

L’impressione generale che ne abbiamo ricavato da oggi è che Cgil Cisl e Uil pensano di potere risolvere la situazione grazie soltanto ad accrocchi istituzionali e politici. I loro dirigenti al termine del tavolo hanno rivendicato con orgoglio dinnanzi agli operai l’amicizia del sindaco e la disponibilità assoluta dell’assessore regionale.

Mossa assai rischiosa e foriera di delusioni. Abbiamo già visto negli ultimi anni quanto siano deboli le istituzioni al cospetto delle multinazionali ai tavoli di trattativa. Accordi non rispettati, giravolte improvvise, proposte al continuo rialzo.

Pasquale Vitiello dell’Usb è infatti più preoccupato . A parole sono tutti bravi,dice, ma poi si devono vedere atti concreti. Che la politica non può più garantire. Ovvero va bene cercare la solidarietà delle istituzioni e fare in modo che facciano pressioni sull’azienda ma guai ad illudersi che ciò possa bastare . La pressione deve essere sopratutto dal basso. L’ideale per cominciare sarebbe lo sciopero di tutti gli stabilimenti della Logista e delle sue controllate , come minimo atto di solidarietà operaia.

Per ora nuovo appuntamento al 22 di questo mese , stessa location , nuovo tavolo e si vedrà se l’azienda porterà qualche nuova proposta, un piano industriale , qualcosa di concretizzabile insomma . Fosse solo per capire se cerca di spuntare qualcosa dalle istituzioni, ricattandole con il disastro sociale, o se semplicemente vuole prendere tempo in attesa dell’inevitabile .

Intanto da lunedì dopo 10 giorni di sciopero e picchetti , si torna a lavoro.

 

 

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