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Congresso Fsm, contro la guerra e l’economia di guerra

Intervista a Cinzia Della Porta, dirigente Usb, in vista del Congresso della Federazione Sindacale Mondiale che si terrà a Roma nel fine settimana.

In questo clima caratterizzato dalla guerra e dall’economia di guerra ospiterete tra pochi giorni a Roma il congresso della Federazione Sindacale Mondiale. Quali aspettative avete su questo appuntamento?

guerra, crisi, pandemia saranno i temi del 18° congresso della Federazione Sindacale Mondiale, il movimento internazionale di classe dei lavoratori. La FSM è militante, internazionalista, di classe e USB ne fa parte da quando si è costituita, vi abbiamo aderito perché riconosciamo nella FSM gli stessi principi che ci hanno portato a costruire in Italia il sindacato di classe, unitario, indipendente, conflittuale.

La FSM pone, sin dalla sua costituzione, al centro dell’azione del movimento internazionale dei lavoratori il costante impegno a combattere la guerra e le cause che la determinano, oggi in questa situazione, l’appuntamento assume una importanza ancora maggiore. un momento di analisi, di confronto, soprattutto di definizione della funzione dei sindacati di classe nel mondo nella fase attuale. 

Il congresso, dal 6 all’8 maggio, sarà  un evento straordinario, realizzato in precedenza solo nel 1949 con la Cgil di Giuseppe Di Vittorio.

Saranno a Roma 435 delegati in rappresentanza di 101 paesi ai quali si aggiungeranno altri 300 delegati collegati in diretta streaming, una limitazione resa necessaria dalle difficoltà legate alla pandemia.

L’unica volta che l’Italia ha ospitato un’assise mondiale della FSM (acronimo inglese WFTU, World Federation of Trade Unions) è stato 73 anni fa, nel 1949 a Milano in occasione del secondo congresso, quando a presiedere la Federazione Sindacale Mondiale era Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della Cgil unitaria.

Da allora, nonostante le scissioni guidate negli anni ’50 dal sindacato americano AFL e dalle TUC britanniche, la FSM si è sviluppata senza sosta in tutto il mondo superando con slancio anche la fine dell’URSS.

Dal 1961, anno in cui la Cgil lasciò il sindacato internazionale di cui era stata fondatrice e guida nel dopoguerra, solo nel 2010 si è ristabilito e consolidato il rapporto con i lavoratori e le lavoratrici italiane, grazie all’adesione della Confederazione USB.

Ora il Consiglio presidenziale della FSM, riunito il 1° e 2 febbraio scorsi, ha deciso di affidare all’USB l’organizzazione del congresso mondiale. I delegati in presenza saranno in numero ridotto rispetto ai più recenti congressi de L’ Avana, di Atene e di Durban (Sud Africa) a causa delle difficoltà legate alla pandemia di Covid-19, ma la partecipazione attiva, con possibilità di intervenire da remoto, sarà garantita anche a chi non potrà essere fisicamente a Roma.

Al congresso della Fsm parteciperanno delegati sindacali da tutto il mondo. Sono rappresentativi di milioni di lavoratori in decine di paesi. Quali possono essere i punti di convergenza di questa dimensione dell’internazionalismo di classe?

Parteciperanno 435 delegati di 101 paesi, rappresentati tutti i continenti.

Lo slogan del congresso è: UNITI CONTINUIAMO: PER LA SODDISFAZIONE DEI NOSTRI BISOGNI OGGI. CONTRO LA BARBARIE IMPERIALISTA E CAPITALISTA.

I punti di convergenza  sono tanti la guerra, il meccanismo competitivo del sistema capitalista, la crisi economica internazionale e  la competizione internazionale, l’unione europea, polo imperialista in costruzione,  la condizione dei lavoratori nel mondo, con le opportune differenze, è sottoposta allo stesse logiche di sfruttamento e di oppressione.

L’analisi comune della situazione e i conseguenti percorsi di lotta, di coordinamento sono essenziali. a partire dalla opposizione guerra e  al coordinamento dei lavoratori nella catena del valore dai braccianti alla logistica sono elementi necessari. 

Sulla crisi economica globale e sulla guerra esistono condizioni e percezioni diverse a livello internazionale. Una situazione molto cupa in Europa ma una diversa valutazione e condizione nel resto del mondo. A parti rovesciate i processi di emancipazione sembrano correre più velocemente in altri paesi piuttosto che nella “vecchia Europa”. Cosa ne pensi?

Questo congresso si svolge in condizioni particolarmente difficili e senza precedenti per i lavoratori di tutto il mondo a causa della pandemia che ha causato milioni di morti, la crisi economica globale e l’intensificarsi della lotta per il controllo dei mercati, delle risorse energetiche e delle rotte del trasporto marittimo delle merci aumenta il rischio di una guerra generalizzata e sottopone i lavoratori di tutto il mondo a un continuo peggioramento delle condizioni. 

In America latina si allenta la morsa USA, in crisi di egemonia e che rivolge il suo sguardo altrove, sono in corso processi che indicano una direzione che va verso l’abbattimento del sistema capitalistico e delle sue politiche imperialiste.

In Africa si vanno consolidando movimenti che mettono in discussione la presenza imperialista europea e rivendicano una indipendenza vera e non di maniera.

In Europa i processi sono indubbiamente più lenti, ciò è dovuto anche alla forte influenza che in tutti i Paesi esercitano i sindacati affiliati alla ETUC e foraggiati dai governi che li usano come veri e propri ammortizzatori sociali per impedire la presa di coscienza dei lavoratori sulle cause della propria condizione di sfruttati.

Arrivate a questo congresso con alle spalle una significativa manifestazione, quella del 22 aprile, che ha rimesso al centro “la variante operaia”. Che valutazioni dai della manifestazione e del segnale che ha mandato?

La manifestazione del 22 aprile, con uno sciopero dei settori produttivi, del commercio e della logistica ha visto in piazza ‘la variante operaia’ insieme agli studenti. 

ha mandato un segnale enorme, una ricomposizione di classe alla quale lavoriamo da tempo e che è necessaria per rispondere in maniera adeguata alla situazione attuale. un corteo combattivo e vero, con lavoratori e studenti, come non si vedeva da tempo.

Abbiamo riportato gli operai protagonisti di una proposta generale ABBASSATE LE ARMI, ALZATE I SALARI. I lavoratori stanno dimostrando di avere le idee chiare rispetto alla guerra e rispetto alle scelte del governo, bloccando l’invio di armi come a Pisa e genova e mobilitandosi per una giornata di sciopero come quella di venerdì scorso.

Il 22 è stata una giornata importante, costruita con molto lavoro da parte nostra e della quale siamo soddisfatti sia per il risultato di partecipazione sia per quello che rappresenta in una situazione come questa, non una manifestazione di rappresentanti ma una reale partecipazione operaia e studentesca. Ovviamente è un punto di partenza ma il percorso è in atto, dallo specifico aziendale a un piano generale.

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