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Sotto attacco il diritto di sciopero in Italia

Lo scorso 27 maggio il professor Giuseppe Santoro Passarelli, presidente della Commissione per l’attuazione del diritto di sciopero, ha tenuto la sua relazione al Parlamento sulla situazione scioperi nel 2021.

Dalla relazione emerge che nel 2021 sono riprese le iniziative di sciopero nel nostro Paese, oltre 1000. Dopo il blocco totale deciso proprio dalla Commissione durante la fase più grave della pandemia, gli scioperi sono ripresi di fronte al costante e continuo impoverimento di amplissimi settori sociali colpiti da licenziamenti, chiusure degli impianti produttivi, sostituzione del lavoro a tempo indeterminato con contratti a tempo parziale e /o a weekend.

La pandemia non ha fatto che accelerare una dinamica già in atto, perché mentre durante il lockdown del 2020 erano comunque al lavoro oltre 25 milioni di persone, con il pretesto dei beni di prima necessità, in realtà era il profitto a non poter perdere neanche un minuto. I lavoratori sono stati infatti costretti ad operare senza protezione alcuna, senza rispettare le misure per assicurare la salute e la sicurezza. Sono morti così in tanti, e non solo nelle RSA oppure tra infermieri e medici, ma anche nella logistica, nei porti, nel commercio, nei trasporti, nell’industria e nell’agricoltura.

Gli scioperi proclamati a fronte di questa realtà sono stati oltre 2000, il 50% dei quali vietati però dalla Commissione con motivazioni paradossali, che dimostrano quanto sia grande il potere che si è arrogato Santoro Passarelli, nella “consapevole” distrazione di un Parlamento che è in teoria l’unico titolato a intervenire sulla materia.

La quasi totalità degli scioperi sono stati proclamati dalle organizzazioni sindacali conflittuali del sindacalismo di base, che guida la ripresa della conflittualità sociale. Commenta improvvidamente Santoro Passarelli: “Le grandi organizzazioni sindacali scioperano raramente, dimostrando così la loro capacità di mantenere il conflitto sul piano negoziale”. Una nuova e importante conferma della funzione di Cgil, Cisl, Uil e sindacati autonomi: complicità e sostegno assoluto alle scelte politiche del Governo, come lo stesso Draghi ha pubblicamente elogiato nel suo intervento al recente congresso della Cisl.

Presidi e manifestazioni territoriali per coinvolgere le istituzioni locali (che ben poche risposte hanno dato), hanno accompagnato le innumerevoli lotte e vertenze nei servizi pubblici che la Commissione ha avuto la sfacciataggine di definire “microconflittualità”!

In un quadro destinato ad aggravarsi, con il rischio di un conflitto sociale forte, per via delle conseguenze della guerra in Europa che i governi affrontano sottraendo risorse a scuola, ricerca, sanità, previdenza e servizi sociali per destinarli alle imprese e alla costituzione di un esercito europeo. il Presidente della Commissione indica la soluzione:

  1. aumento del potere in capo alla Commissione stessa riguardo al differimento e raggruppamento delle azioni di sciopero a completa discrezione della Commissione in analogia al potere di precettazione in capo a Ministri e Prefetti (per il quale il Comitato Europeo per i diritti Sociali ha già sanzionato l’Italia);
  2. raddoppio delle sanzioni economiche alle organizzazioni sindacali che violano le prescrizioni imposte dalla Commissione;
  3. blocco degli annunci di scioperi delle organizzazioni sindacali “meno consistenti”;
  4. cancellazione nelle aziende della “soglia minima di lavoratori in caso di sciopero”. Cioè lavorare come se non ci fosse in corso uno sciopero, lasciando sulle spalle dei lavoratori la responsabilità del rapporto con l’utenza. Basti pensare alla scuola o alla sanità o agli sportelli per gli utenti nei comuni, enti di previdenza etc., utenza che non dovrebbe essere informata dell’azione di sciopero se a proclamarla saranno le organizzazioni sindacali “meno consistenti”.

Più che una relazione il professor Santoro Passarelli ha comunicato al Parlamento le decisioni che la Commissione prenderà per fronteggiare la ripresa della conflittualità e per tentare di cancellare definitivamente il diritto di sciopero nel nostro Paese.

Non pago, ha dato indicazioni precise anche alle forze politiche che sostengono il Governo: continuare ad avere il sostegno delle organizzazioni sindacali “consistenti” e togliere gli strumenti del conflitto – dallo sciopero alle manifestazioni – alle organizzazioni conflittuali del sindacalismo di base

USB continuerà a lottare con ogni determinazione perché lo sciopero rimanga a disposizioni dei lavoratori – così come è scritto chiaramente nella Costituzione – e perché non venga trasferito nelle mani dei sindacati, così da impedire l’esercizio del diritto individuale dei lavoratori.

USB chiede intanto al Comitato europeo per i diritti sociali di sanzionare l’Italia per le decisioni assunte dalla Commissione di garanzia e lo scorso aprile ha provveduto a depositare a Strasburgo il ricorso relativo.

 

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