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Roma. Il corteo nazionale contro l’economia di guerra

Abbassate le armi, alzate i salari!

Dietro questo striscione il corteo, promosso da Usb, Si Cobas e decine di altre sigle contro la guerra e il carovita, è partito da piazza della Repubblica per arrivare a San Giovanni. I partecipanti, secondo fonti della Questura di Roma, sono circa 6mila.

I manifestanti, che si sono mossi al grido ‘Governo Meloni governo dei padroni’’, sfilano lungo viale Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, viale Manzoni e via Emanuele Filiberto fino ad arrivare a piazza San Giovanni.

La partenza del corteo è stata accompagnata da qualche petardo e fumogeni rossi. A sfilare lavoratori, disoccupati, ma anche studenti. Bandiere e striscioni per il reddito di cittadinanza e la Naspi, contro la guerra e contro il governo.

Tra gli striscioni al corteo sceso in piazza a Roma contro la guerra e il carovita c’è anche uno striscione dedicato all’anarchico Alfredo Cospito al 41bis. ‘Fuori Alfredo dal 41bis’ la scritta a caratteri bianchi su uno striscione nero.

“Unione Popolare ha aderito al corteo dei sindacati di base in Roma contro le politiche del governo Meloni e dei poteri neoliberisti” ha detto il portavoce Luigi de Magistris che ha preso parte al corteo.

“Contro la guerra, per la giustizia economica, ambientale e sociale, contro la mercificazione delle persone e le privatizzazioni selvagge. Per i diritti costituzionali traditi, per la sanità pubblica e l’istruzione pubblica, contro precariato ed esternalizzazioni, per investimenti pubblici e politiche attive per il lavoro pubblico e privato. Contro la manovra economica del governo che colpisce poveri e ceto medio e non sostiene nemmeno l’impresa che produce creando occupazione”, commenta l’ex sindaco di Napoli.

“Insieme per costruire opposizione sociale e l’alternativa di governo, contro il sistema e per l’attuazione della Costituzione antifascista”, conclude de Magistris.

È una manifestazione, in particolare, di lavoratori, dai braccianti alla logistica, dalla Pa alla scuola, alla sanità, ai trasporti ai servizi ma hanno aderito anche realtà politiche e collettivi.

La manovra che non dà nessuna prospettiva di sviluppo al Paese e non affronta il problema del caro vita, si continua a lasciare inalterata la dinamica salariale, viene contenuta e ridotta la Naspi e si taglia il reddito di cittadinanza, si reintroducono i voucher, forma di precarizzazione esagerata. C’è una diabolica volontà di colpire la parte più debole”, ha detto Guido Lutrario dell’esecutivo di Usb ai microfoni di Adnkronos.
Al corteo lavoratori, braccianti, collettivi: “Il nostro Paese è in guerra attraverso il continuo invio di armi all’Ucraina, in un contesto di crisi economica si continuano a scaricare i costi sociali sui lavoratori e sulla classe proletaria. Mentre aumenta la spesa militare, i salari sono da fame. Noi abbiamo già protestato contro il governo Draghi e contro i precedenti governi anche di centrosinistra. Questo governo non fa che proseguire e marcare la politica economica dei governi precedenti. Sicuramente la nostra è una manifestazione contro il governo Meloni, ma non ha nulla a che fare né con Cgil, Cisl e Uil né con la finta sinistra che ha tradito i lavoratori e oggi vorrebbe ritrovare una sua verginità politica”, ha detto Eduardo Sorge sindacalista del SiCobas.

“Governo Meloni, governo dei padroni” e “Il posto di lavoro lo difenderemo con la lotta”, questi gli slogan scanditi al corteo che ha raggiunto San Giovanni. “Il Reddito di Cittadinanza ha creato problemi ai padroni, perché alcune persone rifiutano di andare a lavorare per paghe da fame”, il messaggio lanciato dal Cobas che con un camion ha aperto il corteo scortato dalle camionette della polizia.

“Meloni è come Draghi dal punto di vista economico, per l’adesione alle politiche, europee, per l’iper atlantismo e l’adesione cieca alla Nato. Noi siamo qui per dire che non siamo d’accordo con tutto questo”, ha spiegato all’AGI Paolo Leonardi, dell’USB nazionale, presente in piazza San Giovanni. “Il Reddito di Cittadinanza non va tolto, ma va implementato e va reso strumento utile per cittadini e lavoratori. Bisogna infatti accompagnarlo con il Reddito Sociale Minimo: 10 euro minimi”, ha spiegato. Tema caldo è anche la lotta al precariato sempre in cima alla lista di Usb. “Molto si potrebbe fare con i fondi che sono oggi utilizzati per mandare armi”.

“In poche settimane – denuncia una nota dell’USB – la premier Meloni e i suoi alleati hanno confermato la propria natura reazionaria e antipopolare, respingendo l’introduzione di un salario minimo, smantellando il reddito di cittadinanza, attaccando diritti e agibilità democratiche, criminalizzando gli immigrati e inasprendo la repressione del conflitto sociale e sindacale”.

L’USB protesta intanto per l’assurda proibizione permanente di manifestare a Roma in piazza del Parlamento, contro la quale i legali di USB hanno presentato un ricorso d’urgenza al Tar del Lazio.
Quest’ultimo gravissimo fatto è stato oggetto stamattina di una conferenza stampa davanti alla Prefettura. “Il divieto della Questura – ha spiegato l’avvocato Maria Rosaria Damizia – è stato imposto sulla base di una direttiva della Prefettura che il 14 aprile scorso, alla fine dello stato d’emergenza per la pandemia, ne ha esteso il divieto a manifestare in alcuni luoghi sulla base di emergenze non dichiarate come la guerra russo-ucraina e la crisi economica. Tutto questo viola l’articolo 17 della Costituzione, che impedisce di vietare in modo generalizzato il diritto a manifestare. Il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva perché la Questura di Roma ha offerto un luogo alternativo per la manifestazione, cioè piazza Santi Apostoli. Ignorando però che non tutti i luoghi sono uguali”.

“Una decisione grave – ha aggiunto l’avvocato Vincenzo Perticaro – perché impedisce ai cittadini di scegliere il luogo in cui manifestare, come testimonia l’articolo 17”. “Un risultato l’abbiamo ottenuto – ha chiosato l’avvocato Carlo Guglielmi – È stata desecretata la circolare prefettizia che priva i cittadini di un diritto costituzionale, con un effetto paradosso: siamo in una democrazia e possiamo manifestare contro la guerra, ma siccome c’è la guerra non possiamo manifestare”.

La partita davanti al Tar non è conclusa. Il ricorso dei legali di USB sarà trattato nel merito il 20 dicembre. “Nel frattempo – ha concluso Paola Palmieri, del consiglio nazionale USB – avvieremo una campagna per mettere in evidenza la lesione continua dei diritti costituzionali dei cittadini”.

Fonti: AdnKronos, Roma Today, Faro di Roma

La diretta dalla manifestazione in questo video:

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Le foto sono di Patrizia Cortellessa

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