Nel solo corso dell’ultimo decennio sono centinaia i casi di incidenti gravissimi e mortali nelle attività ferroviarie, con particolare concentrazione nelle attività della manutenzione infrastrutture dove proliferano i contratti di appalto e subappalto, a tutto scapito delle condizioni di salute e sicurezza di tutti i lavoratori interessati.
Le decennali deroghe contrattuali stabilite da accordi sindacali, nazionali e territoriali, per il settore manutenzione infrastrutture di RFI sono state e sono alla base della progressiva deregolamentazione su materie centrali quali l’orario e le sedi di lavoro, i limiti dei nastri giornalieri e settimanali, il lavoro notturno e straordinario, favorendo al contempo il taglio di migliaia di posti di lavoro e di figure professionali necessari per la garanzia delle tutele ai lavoratori stessi e allo svolgimento in sicurezza delle attività di manutenzione e della circolazione ferroviaria.
Su tali basi giuridico-sindacali si è prodotta quella cultura della “gestione operativa” che, sempre più pervasivamente, si interpone nel campo delle procedure per lo svolgimento delle lavorazioni, creando spazi di incertezza delle garanzie di sicurezza previste dalla valutazione dei rischi del settore, oltreché a stabilire, strumentalmente, il primato del lavoro straordinario come base di incremento di redditi medio bassi.
La strage dei cinque lavoratori a Brandizzo ha sfilato violentemente il velo di ipocrisia che aleggia sopra le reali condizioni di operatività e di crisi organizzativa nel settore della manutenzione infrastrutture di RFI, spingendo tanti loro compagni di lavoro a denunciare pubblicamente e alla magistratura le proprie esperienze sui cantieri ferroviari.
A questo punto è fondamentale la presa di parola dei ferrovieri, soprattutto delle loro rappresentanze sindacali e per la sicurezza di settore, al fine di sostenere ogni azione necessaria a non far chiudere, troppo presto e male, il sipario sulla denuncia delle condizioni di sicurezza nelle attività ferroviarie; una denuncia che la strage di Brandizzo pone come enorme obbligo a tutti i ferrovieri e alle loro forze politico sindacali; mentre alla sbarra, secondo le Ferrovie, c’è solo il nostro compagno di lavoro, oggi minacciato di licenziamento.
Un evidente tentativo di rifarsi una verginità con la stantia teoria dell’errore umano e delle (altrui) cattive pratiche aziendali, come dimostra la frettolosa cancellazione di Sigifer dalla lista delle aziende che lavorano con RFI per “violazione del sistema di regole con cui si devono effettuare i lavori sull’infrastruttura ferroviaria italiana”, annunciata dall’ad Giampiero Strisciuglia.
Un sistema che finora ha pagato, come dimostra la recente sentenza sulla strage di Butera del 17 luglio 2014, dove morirono tre operai RFI in circostanze analoghe a Brandizzo: un solo condannato, RFI assolta.
Di tutto questo parleremo lunedì 18 settembre 2023, dalle ore 16,00, in via G. Giolitti 231, in un confronto tra ferrovieri, le loro rappresentanze, esperti di sicurezza sul lavoro, avvocati, e cui parteciperà Simone Amendola, regista del docufilm sulle lotte dei ferrovieri per la sicurezza “Quando combattono gli elefanti”.
Lunedì 18 settembre 2023 assemblea/conferenza indetta da USB Lavoro Privato – Attività Ferroviarie dalle ore 16,00 in via G. Giolitti 231
Nel corso dell’assemblea verranno raccolte le firme per la legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro.
USB Lavoro Privato – Attività Ferroviarie
Link al comunicato per condivisione:
Venti giorni dalla strage di Brandizzo: lunedì 18 a Roma la parola ai ferrovieri
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