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Terra e libertà. Campagna di acquisto dei pomodori delle terre occupate

Sostieni la lotta dei braccianti, acquista la passata di pomodoro “Terra e Libertà”

Acquistare un prodotto alimentare è un gesto quotidiano che tutti dobbiamo necessariamente fare: malgrado il carovita, i salari sempre più bassi e i prezzi sempre più alti, dobbiamo mettere qualcosa in tavola per non patire la fame.

Dietro ogni porzione di cibo c’è però il sudore di una filiera agroalimentare fondata sullo sfruttamento degli anelli più deboli di questa catena: noi siamo partiti proprio nel punto più basso, in una delle baraccopoli più grandi d’Europa dove migliaia di braccianti vivono e lavorano in condizioni di estrema precarietà lavorativa e abitativa, in baracche di lamiere, sottoposti a ritmi infernali di lavoro, soprattutto nei mesi della raccolta del pomodoro.

Da anni a Torretta Antonacci, in provincia di Foggia, abbiamo costruito un processo di sindacalizzazione dei braccianti, fondato non sull’assistenzialismo ma sull’autorganizzazione e sul protagonismo diretto dei lavoratori: l’occupazione della terra, alcuni ettari di terre pubbliche abbandonate da anni all’incuria, nasce da qui, dalla determinazione dei braccianti stessi di costruire un percorso di riappropriazione dal basso della terra, un pezzetto infinitesimale dell’immenso patrimonio fondiario pubblico abbandonato ma che possa rappresentare un segnale chiaro di controtendenza e di rottura contro le politiche assurde di iper-sfruttamento intensivo delle terre e delle braccia utili a estrarre profitto e al contemporaneo abbandono di milioni di ettari di terra e milioni di “braccia”, che in verità non sono braccia da spremere ma esseri umani e in quanto tali esigono rispetto, dignità e diritti.

Per molti anni abbiamo lavorato sempre e solo “sotto padrone”, piantando i semi e riempiendo i cassoni di pomodoro per una manciata di euro, sotto il sole cocente e torrido tanti di noi sono morti stremati dal lavoro, ma anche sotto la pioggia battente, perché nel fango le macchine raccoglitrici non possono muoversi e allora ci vengono a chiamare all’alba, di fretta e furia, perché i camion devono partire e le grandi industrie della trasformazione non si possono fermare.

Un camion di pomodori, quelli che percorrono in questo periodo le strade pugliesi e non solo, trasporta 88 cassoni da 3 quintali: quest’anno l’industria è stata generosa con i contadini e paga la bellezza anche di 15 centesimi al chilo il pomodoro lungo, cioè 4.000 euro per ogni camion, una miseria che si scarica poi sulle spalle dei salari da fame e a cottimo per noi braccianti.

Questa è la rabbia del nostro lavoro: spezzarci la schiena ogni giorno per raccogliere l'”oro rosso” della Puglia e al tempo stesso patire la fame.

La terra era lì, a poche centinaia di metri dal fango e le lamiere delle nostre baracche e ogni mattina all’alba e ogni sera al tramonto ci passavamo davanti. Perchè non prendere la zappa e ridargli vita? In tutti questi anni abbiamo appreso una regola importante: i padroni spesso, ma la terra non ti tradisce mai.

Il 26 maggio abbiamo preso una motozappa e 12 vanghe e da allora è stato un continuo: dapprima la trinciatura, poi l’aratura, poi la piantumazione, i trapianti a mano, le peripezie per trovare l’altrettanto indispensabile sorella di madre terra – l’acqua – e gli inutili appelli al consorzio di bonifica e alla Regione per darci un riconoscimento.

Siamo in regime di occupazione e pertanto tutto è maledettamente più difficile, ma non ci siamo arresi e invece di regalare il nostro pomodoro ai grandi commercianti che speculano sulle spalle di contadini e braccianti, abbiamo scelto di scalare l’intera filiera e provare a fare noi un prodotto finale, una passata di pomodoro artigianale che sia non solo un condimento per la pasta ma anche un segnale di rivolta contro i padroni del cibo, che possa dimostrare la possibilità di combattere per i nostri diritti e organizzare una filiera alimentare rispettosa della terra e del lavoro.

 

Per questo abbiamo usato solo prodotti naturali e a basso impatto ambientale per dare la ninfa vitale a questa terra rinsecchita da anni di incuria e abbandono, attenendoci a una produzione di carattere primitiva prima ancora che artigianale, per convinzione ma anche per necessità, non avendo alcuna disponibilità economica alle spalle.

Il lavoro svolto fino a questo momento è stato puramente volontario da parte dei braccianti coinvolti, ma crediamo sia folle pretendere da chi si spezza tutto il giorno la schiena nelle campagne, chiedere anche questo sacrificio e per questo motivo, proprio per garantire anche un salario dignitoso a chi lavora in queste terre, abbiamo fatto questa follia della passata di pomodoro “terra e libertà”.

Rispetto al cottimo del cassone, basterebbe una manciata di centesimi in più per ogni passata di pomodoro da destinare però direttamente ai braccianti per livellare le paghe al salario giornaliero stabilito dal contratto provinciale, quei 55 euro che comunque sono poca cosa rispetto alla fatica e al sudore del lavoro nei campi.

Questa è stata la nostra sfida.

La bottiglia di passata ha però una molteplicità di costi che una produzione artigianale come la nostra non riesce a contenere: 1 euro la trasformazione, 4 centesimi l’iva, 11 centesimi il trasporto presso i 40 punti di stoccaggio dove ogni consumatore potrà ritirare il prodotto, 33 centesimi il lavoro dei braccianti, 6 centesimi le piantine, 12 l’impianto di irrigazione, 7 il noleggio del trattore, 8 per la raccolta fondi.

Siamo così arrivati a due euro a bottiglia, nella speranza che l’operazione vada in porto e riusciamo a vendere tutte le bottiglie, in modo da avere le risorse economiche per ripartire con la semina invernale dei broccoletti e un fondo per il sostegno di alt*re lotte bracciantili e occupazioni di terre pubbliche incolte.

 

Per questi motivi, questa bottiglia vale molto di più di una semplice passata artigianale: non solo è stata prodotta con tecniche artigianali a basso impatto ambientale, non solo in questo caso i lavoratori non sono vittime dello sfruttamento ma protagonisti diretti del loro lavoro.

Ma soprattutto perché in questa bottiglia c’è un ingrediente fondamentale che rende questa passata unica e straordinaria: la lotta. La lotta dei braccianti, il grido di rabbia dei dannati della terra che invocano giustizia sociale, terra e libertà.

AGGIORNAMENTO

La raccolta del pomodoro avverrà sabato 7 ottobre 2023. Siete tutti invitati a Torretta Antonacci per dare una mano! Le bottiglie saranno pronte e distribuite intorno ai primi di novembre. Come punti di distribuzione utilizzeremo le federazioni dell’Unione Sindacale di Base presenti in tutt’Italia (qui trovi  la mappa e gli indirizzi delle sedi) e altri punti che aggiungeremo nel corso della campagna. Abbiamo in cantiere anche la costruzione di una rete di volontari per la consegna a domicilio. A breve seguiranno aggiornamenti. Sono inoltre in programma iniziative sui territori di incontro tra braccianti, consumatori e altri lavoratori della filiera agroalimentare.

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