La call nazionale di giovedì 11 gennaio ci ha restituito ancora una volta la voglia e la necessità di sempre più territori di condividere un percorso comune per l’abitare che sappia tanto dare risalto alle energie che esistono dentro i singoli territori, quanto aggredire il piano più generale delle risorse che (non) vengono dedicate dal governo e dalle sue articolazioni locali alla risoluzione della questione abitativa nelle sue molteplici sfaccettature.
Non abbiamo speso più di tante parole sulle inesistenti politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture e del Governo Meloni, se non per individuarli come controparti dirette delle piazze che agiremo da qui ai prossimi mesi.
Già poche ore dopo il meeting nazionale la giornata del 16 gennaio ha visto il Movimento per il Diritto all’abitare, Asia Usb, student* med* e universitari* di OSA Roma e Cambiare Rotta Roma mobilitarsi proprio sotto il Dicastero di Porta Pia in concomitanza al secondo incontro convocato da Salvini con le lobby della rendita e del mattone per presentare il cosiddetto “Piano Casa”.
Quest’ultimo, in realtà, mette nero su bianco il totale disinvestimento del governo e del Ministero delle grandi opere e del cemento sulle politiche abitative pubbliche.
Solo cento milioni saranno infatti appostati per il disagio abitativo a partire dal biennio 2027-28, mentre nulla è previsto per gli anni 2024-26; in compenso, si apre indiscriminatamente alla partnership pubblico-privata che, a detta del Ministro e dei suoi interlocutori, dovrebbe risollevare le traiettorie abitative del ceto medio impoverito e far cadere qualche briciola anche per progetti di edilizia destinata alle classi sociali che già abitano in condizioni abitative precarie, inadeguate o a rischio a causa di dinamiche di sfratto, sgombero e pignoramento.
Durante la call e con interventi in piazza come quello di Asia-Usb Livorno e Piattaforma Abitativa Pisa abbiamo ascoltato come per diverse città il 2024 sia ripartito all’insegna di picchetti antisfratto continui: la stragrande parte per morosità incolpevole, ma con una sempre crescente tendenza verso gli sfratti per finita locazione, spesso e volentieri compulsati dalla necessità dei proprietari di mettere a rendita l’immobile per finalità turistiche.
Proprio la questione del rapporto tra gentrificazione e turistificazione è infatti uno dei punti che emerge come tendenza che priva le persone del diritto ad abitare la città, espellendole verso luoghi ritenuti periferici, e nei quali ricomincia il circolo della speculazione immobiliare.
La trasformazione dei quartieri in parco giochi ad uso e consumo della fruizione turistica diverrà nelle prossime settimane terreno di iniziativa per r-esistere a questi processi, come dimostrano la campagna di Napoli “resta abitante” e le iniziative dell’ ASC Venezia Mestre Marghera contro il ticket di ingresso nell’area urbana.
La questione degli sgomberi, da Verona al Centro e Sud Italia è poi emersa non solo nella sua declinazione poliziesca più brutale (come abbiamo visto nel caso di Bologna), o nella continua pressione ad una pace sociale posticcia, ma come altra faccia della medaglia del “sistema industriale dell’accoglienza” che mette a profitto le emergenze che non sono tali (quella freddo; la questione migrazioni; l’emergenza abitativa stessa).
Questo, d’altro canto, ha direttamente a che fare con gli interlocutori scelti dal Ministro Salvini per discutere la strategia del governo in merito alle politiche abitative, ossia i vari soggetti interessati nello sviluppo immobiliare privato, mentre movimenti, sindacati e realtà di base vengono completamente tagliati fuori da questo processo.
Alla luce di queste considerazioni, insieme si è scelto di dotarsi di strumenti collettivi di lavoro, di presentazione e analisi delle situazioni territoriali a partire dal prossimo numero del bollettino “Case in Rivolta”.
La preparazione del numero sarà anche propedeutica al nuovo incontro nazionale che si terrà sabato 2 e domenica 3 marzo a Milano per continuare a tessere nuovi percorsi, luoghi di confronto e immaginare insieme le pratiche di conflitto necessarie dalla parte del diritto all’abitare.
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