Mercoledì 13 marzo si è svolto il secondo sciopero degli operai della manutenzione infrastrutture delle ferrovie, indetto da USB insieme a Cobas e Assemblea autorganizzata operai manutenzione, contro l’accordo di destrutturazione della turnazione e degli orari di lavoro sottoscritto il 10 gennaio scorso da Cgil Cisl, Uil, Ugl, Orsa e Fast Confsal. Lo sciopero ha registrato una media di adesione intorno all’80% degli aventi diritto.
L’adesione allo sciopero è stata altissima, con una media oltre il 70%, all’agitazione proclamata dall’Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione, insieme ai sindacati di base Usb e Cobas, per chiedere la revoca dell’accordo del 10 gennaio 2024 tra Organizzazioni Sindacali (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Orsa Ferrovie, Uil Trasporti, Ugl AF, Fast-Slm) ed Azienda, firmato sulla testa dei lavoratori e contro la loro volontà. Un accordo che smantella le tutele contrattuali su orari, nastri di lavoro e riposi giornalieri e settimanali erodendo le normative su salute e sicurezza ed incidendo pesantemente sulle condizioni psicofisiche e sulla gestione della vita privata e sociale dei lavoratori.
Circa 500 operai da tutta Italia si sono riversati a Roma per protestare contro questo accordo, con numeri mai visti finora nella storia delle manutenzioni ferroviarie , ed in corteo hanno raggiunto la sede del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane a Piazza della Croce Rossa.
Anche se è stata fatta una richiesta d’incontro, era del tutto prevedibile il rifiuto di concedere qualsiasi incontro da parte di una dirigenza ormai nota per essere sorda alle legittime richieste dei propri dipendenti. L’obiettivo era quello di portare sotto le finestre dei massimi dirigenti la protesta incarnata di centinaia di operai, che sta dilagando in tutti gli impianti d’Italia e che sta rendendo evidente che l’accordo del 10 gennaio non ha il consenso dei lavoratori: questo accordo deve essere ritirato e riaperta la discussione con il coinvolgimento di tutta la categorie.
I manifestanti hanno successivamente raggiunto il committente del Gruppo FSI, ovvero il Ministero dei Trasporti, per mettere sotto gli occhi dei politici e dei funzionari del ministero, finora principalmente attivo nel tagliare nastri e noto per gli attacchi al diritto di sciopero, quale sia la portata del problema che sta interessando un’azienda che è controllata al 100% dal Governo e che è svolge servizio pubblico essenziale. Peraltro in queste sedi si dovrebbe discutere sul come non morire di lavoro, memori di quanto successo a Brandizzo, invece di rendere ancora più flessibile l’orario di lavoro. La manifestazione si è poi conclusa alla Stazione Termini, raggiunta con un ulteriore corteo.
È stata una grande giornata di lotta, forse unica nella storia dei lavoratori RFI, che rappresenta un’altra tappa di un percorso che vuole riportare al centro il rispetto del ruolo di manutentore, le tutele per l’orario, la salute e la sicurezza nonché quello per il diritto alla libera espressione e democrazia sui binari giusti. I ferrovieri della manutenzione annunciano che presto sarà convocata un’altra assemblea per decidere altre azioni di lotta!
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