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10 aprile: sciopero nazionale e manifestazione dei lavoratori delle cooperative sociali

Si svolgerà domani, 10 aprile, la giornata di sciopero nazionale e mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali. Uno sciopero indetto dal sindacato USB che ha promosso per loccasione una manifestazione a Piazza SS Apostoli. a Roma.

La mobilitazione segue di poche settimane la firma, da parte di CGIL CISL UIL, del rinnovo del contratto nazionale delle cooperative sociali; un accordo che ha lasciato lamaro in bocca ad oltre 400.000 lavoratrici e lavoratori impiegati nel settore socio-sanitario-assistenziale ed educativo.

Ad inizio febbraio USB aveva preso una dura posizione contro questa ipotesi – sottoscritta poi definitivamente a marzo – , elencandone sommariamente gli aspetti più negativi in un comunicato:

Dopo anni di ritardo Cgil-Cisl-Uil hanno firmato l’ipotesi di rinnovo del Ccnl delle cooperative sociali “, con decorrenza 2023-2025”.

In un successivo comunicato in cui è stata lanciata la mobilitazione l’Unione Sindacale di Base è entrata nel metodo e nel merito dell’accordo:

L’aumento salariale di 120 lordi (a regime solo a fine 2025) recupera meno della metà dellinflazione reale di questi anni, nessuna una tantumper gli anni scoperti. La quattordicesima, vera novità del contratto, che giustificherebbe la povertà degli aumenti, è per il 2025 la metà della metà di una mensilità e per il futuro solo un auspicio per vederla crescere.

Per gli addetti ai servizi educativi per linfanzia e per gli educatori socio pedagogici un tardivo riconoscimento del proprio livello a inizio 2026 (con assorbimento degli aumenti ricevuti precedentemente). Per la maternità si passa al 100%, ma solo per il periodo di astensione obbligatoria, certo meglio ma insufficiente in un settore a forte presenza femminile e senza vere coperture per quanto riguarda la malattia dei figli e figlie.

Rimane lo scandalo del lavoro non retribuito, della banca ore, della reperibilità e notti passive, dellabuso dei contratti a termine, del part time involontario e super flessibile ecc.”

Sulla parte normativa si amplia il bacino di utilizzo del CCNL invece che ridursi considerando che questo contratto viene utilizzato impropriamente per sottopagare lavoratrici e lavoratori in settori che hanno già la propria contrattazione collettiva (es. i servizi ambientali, ecc.).

Sul problema di fondo della crisi del sistema degli appalti e dellaccreditamento (appalti sottocosto, taglio delle risorse, carenza di personale, carichi di lavoro e strutture inadeguate) ci si limita al solito Osservatorio Pariteticocon funzioni di monitoraggio.

Tutte ragioni che rafforzano il nostro rifiuto di pagare una tassa su questo accordo: hanno stabilito il pagamento per tutti i lavoratori e lavoratrici non iscritte di un contributo di servizio contrattualepari allo 0.1% della retribuzione annua direttamente in busta paga. La USB procederà alla diffida contro questa trattenuta per tutte e tutti gli iscritti, informando lavoratrici e lavoratori su come opporsi.

Insomma un “contratto bidone” come si sarebbe detto un tempo.

Un contratto nazionale che riguarda operatori socio-assistenziali, educatori e altre figure che, lavorando in stragrande maggioranza in appalto o in accreditamento per enti pubblici, sono impegnati nel sempre più martoriato e privatizzato welfare e in tutti gli ambiti socio-sanitari afferenti alla cura della persona e nel cosiddetto inserimento lavorativo.

Essendo stato “smantellato” il Welfare, porzioni sempre più importanti di quello che un tempo era “la cosa pubblica” sono in mano al cosiddetto privato sociale, con un processo che ha per così dire naturalizzato le “esternalizzazioni” e le sue ricadute sugli utenti/assistiti e sui lavoratori e lavoratrici, a tutto beneficio di cooperative monstre che si fanno concorrenza tra di loro in una logica di concentrazione oligopolista della ricchezza favorita dal sistema degli appalti al ribasso.

Infatti, solo se sei un soggetto di una certa taglia, con disponibilità finanziarie e “ganci politici” adeguati, puoi muoverti nel Monopoli della cooperazione sociale.

Il risultato è evidente: le cooperative fanno “cartello”, con la complicità di CGIL CISL e UIL e delle amministrazioni locali, quando si tratta di garanzie per i lavoratori e lavoratrici per tenere bassi gli standard complessivi; e si fanno la guerra per spartirsi un lucroso mercato in cui purtroppo è passata da tempo la logica della mercificazione della persona sia essa da assistere, curare o “formare e collocare” nel mondo del lavoro.

Questo CCNL lascia irrisolte tutte le problematiche di un contratto che fa della flessibilità e della precarietà la propria caratteristica.

Nel passato il settore ha fatto da “testa di ponte” per introdurre nel mondo del lavoro alcuni principi di organizzazione della governance che poi sono state estese all’intera gamma delle relazioni lavorative del nostro paese, “bucando” anche quelle categorie che esprimevano una certa capacità contrattuale e amputandole delle residue garanzie.

Per questo un segnale, anche parziale, di inversione di rotta da parte di questa rilevante porzione di classe lavoratrice è importante, specie nella possibile e per certi versi “paradossale” congiuntura legislativa che si prospetta.

Una dato ben colto dall’assemblea nazionale del 16 marzo scorso di tutti i delegati e le delegate di USB del settore svoltasi a Roma.

Nella nota di convocazione si può leggere infatti:

È ora di internalizzare tutti i servizi: la stessa presentazione in parlamento del DDL 236/22 relativo all’assunzione nei ruoli dela scuola del personale che già svolge funzioni di assistenza per l’autonomia e la comunicazione è un’importante novità che può portare oltre 70.000 lavoratori ad essere assorbiti nei ruoli pubblici, ma che ha bisogno per andare in porto della nostra mobilitazione. Per noi deve rappresentare l’inizio di un processo virtuoso che dovrà interessare tutti i servizi erogati dalle cooperative sociali”.

Già USB l’altro anno aveva incontrato nel marzo dell’anno scorso la senatrice Bucalo, prima firmataria del DDL 236. Così come l’altro ddl n. 1271 presentato dalla deputata Ghirra.

Un confronto in cui: “Nel segnalare la posizione favorevole di USB, coerente con quanto la nostra sigla rivendica e pratica da anni – ad esempio la lunga battaglia vinta sulla internalizzazione degli ex LSU ATA – abbiamo tuttavia segnalato alcuni punti di criticità e da migliorare per restituire al disegno di legge il compito importante, storico per tanti aspetti, che il progetto propone: garantire definitivamente il diritto a integrazione e inclusione attraverso la Scuola, e far uscire dalla precarietà e dal lavoro povero le migliaia di addetti e addette ai servizi scolastici.

La USB si è mossa nei mesi scorsi prendendo rapporti anche con associazioni di familiari, rafforzando al contempo le sue strutture attraverso molte iniziative pubbliche: la manifestazione di domani a Roma vedrà la partecipazione di numerose delegazioni di operatori ed educatori provenienti da tutta Italia, proprio allo scopo di accelerare il processo di internalizzazione.

Quella di USB non è una lotta corporativa perché si inserisce in una cornice data con un approccio che mette in evidenza le ricadute sociali della progressiva trasformazione del Welfare State in Warfare State.

É parte di un lotta più ampia per il rilancio dei servizi di welfare pubblico, contro il continuo smantellamento dello Stato Sociale e contro la sistematica riduzione dei fondi per il sociale e per la sanità, mentre aumentano le spese militari per linvio delle armi e per gli interventi nei teatri di guerra.

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