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Sbarra dalla Cisl al governo. Come volevasi dimostrare…

Non dovremmo stupirci. Lo sappiamo che c’è una ben conosciuta natura di una cospicua parte dell’umanità che tende a mettere a valore la propria esperienza, a qualsiasi prezzo, anche se maturata nel campo avverso.

Eppure il repentino passaggio dell’ex, recentissimo, segretario della Cisl Sbarra da sindacalista a sottosegretario del governo Meloni riesce ancora a suscitare incredulità e sdegno.

Eppure facciamo i conti con questi personaggi ormai da anni. Quindi forse c’è qualcosa in più dell’umana soggettiva debolezza che va indagata per capire cosa sta accadendo.

Sbarra ha lasciato la Cisl nel momento in cui una proposta che portava il suo nome diventava Legge dello Stato Italiano. Una relazione premiale deve esserci per forza, non si scappa.

Un governo di destra vera, cioè che fa gli interessi della borghesia e del padronato, coopta uno dei più potenti sindacati italiani e lo utilizza per introdurre, senza eccessivo clamore, una profonda modifica della relazione tra capitale e lavoro che, nascondendosi dietro un pasticcio della Carta Costituzionale, frutto dei molti compromessi politici dei suoi estensori, coinvolge i lavoratori e le loro organizzazioni nei destini dell’impresa per cui lavorano.

In poche parole, se l’impresa fa utili io partecipo alla spartizione di una minima quota di quegli utili ottenuti grazie agli incrementi di produttività, cioè il lavoro vivo; se l’impresa perde, io mi faccio carico della gestione dei licenziamenti, della riorganizzazione produttiva, del ridimensionamento se non della completa scomparsa dell’impresa…

Insomma il sindacato prende parte, non più quella delle maestranze, ma quella ben più potente dei prenditori. Non è un passaggio da poco, in qualche modo ce lo conferma già il silenzio mediatico che ha accompagnato tutto l’iter, fino alla definitiva approvazione della legge.

Difficile da spiegare, difficile da condividere quindi più facile tacerne la gravità.

E ora la ricompensa del governo Meloni, importante, di spessore, un sottosegretariato addirittura, quasi a voler esplicitare l’enormità del regalo ricevuto.

Qualcuno nei primi commenti al prestigioso incarico di Sbarra si interroga sul futuro della triplice. Aiuto! CGILCISLUIL non esiste più, la spaccatura è profonda.

Non ricordiamo di aver letto commenti analoghi nei giorni in cui, in solitaria, la Cisl di Sbarra portava in porto la sua legge. Eppure era quello il passaggio strategico, non lo zuccherino lanciato all’asino per il lavoro fatto, tutto sommato adeguato.

Forse Landini e Bombardieri erano troppo occupati a costruire, con i referendum, un palcoscenico al campo largo e non hanno avuto il tempo di reagire adeguatamente a quello scempio politico che rappresenta la Legge Sbarra.

Fatto sta che nel bel mezzo di una stretta economica guerrafondaia, di una divaricazione profonda degli interessi di classe i tre maggiori sindacati italiani si distinguono non per la loro determinata azione a difesa della classe lavoratrice ma per giochetti di palazzo sulla pelle della classe lavoratrice.

Sentir ancora parlare di “unità sindacale” come “valore in sé”, di appelli a cercare quello che ci unisce invece di prendere atto di ciò che profondamente ci divide fa ormai inevitabilmente indurre a portare la mano alla fondina.

Per favore, alla larga.

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6 Commenti


  • Pasquale

    Dopo la sputtanata di Report, nulla di cui meravigliarsi.


  • Giovanni

    I lavori la maggioranza sono a basso reddito dí solito sono di lavoratori con poca istruzione il datore di lavoro a bisogno di queste persone se il lavoratore è istruito non può fare quello che vuole


  • Francesco

    Si dimostra che quel sindacato fa solo gli interessi dei ‘Padroni” non imprenditori.


  • Nicola Garofalo

    La cisl è sempre stato un sindacato antioperaio ricordatevi che nel 1985 a votato contro la scala mobile


  • Nicola Piscopo

    vorrei spiegaste meglio perché la partecipazione agli utili delle imprese da parte dei lavoratori e”una sciagura.P’articolo di cui sopra e’tautologico e perciò non vi e’ nulla da commentare:lo sarebbe se fosse un discorso compiuto ed argomentato


    • Redazione Contropiano

      la “partecipazione agli utili” non sarebbe una sciagura se ci fossero leggi e regole per stabilire il come e il quanto…
      altrimenti tutto è affidato al “buon cuore” del consiglio di amministrazione. che darebbe regolarmente zero.
      ci sono anche esempi virtuosi, al mondo. Per esempio c’è un’azienda in cui il fondatore possiede solo l’1% delle azioni e il restante 99% è in mani ai lavoratori. Questi non possono vendere le azioni (si creerebbe la situazione di mercato che si intende evitare), ma incassano i dividendi. E’ un’azienda che funziona benissimo, si chiama Huawei, ma non sta in Italia…
      “ideologico”, se permetti, è il tuo compitino aziendalista…

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