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Esplode la rabbia degli operai della ex Ilva

L’emergenza della ex Ilva a Genova e a Taranto è esplosa nella giornata di ieri con blocchi, cortei dentro le fabbriche, terminal aeroportuali fermi, migliaia di lavoratori in lotta.

È stata questa la risposta diretta a un piano del Governo che non dà futuro, ferma gli impianti e accompagna l’azienda alla dismissione.

Dopo gli ultimi tavoli a Palazzo Chigi è chiaro che non c’è nessuna strategia industriale, nessuna ripartenza, nessun progetto pubblico vero.

USB ha chiesto un Tavolo permanente alla Presidenza del Consiglio perché questa vertenza è nazionale, non locale. E perché serve una scelta politica vera: tutela dei lavoratori, decarbonizzazione immediata, manutenzioni, controllo pubblico e un piano industriale che dia un futuro all’acciaio italiano.

Abbiamo assistito ad uno scambio tra diversi livelli istituzionali che avrebbe dovuto precedere l’incontro al Ministero, così da portare soluzioni concrete al tavolo. Non si può continuare a temporeggiare: la questione va affrontata dalla politica di petto e va scelta la strada della nazionalizzazione.

Diversamente che da noi, in Francia, la proposta di nazionalizzare ArcelorMittal France ha avviato il suo percorso con l’approvazione da parte della Camera dei Deputati e il prossimo passaggio al Senato. Non siamo gli unici a ritenere che questa strada è percorribile.

In questo quadro, lo stabilimento di Genova rivendica la centralità della banda stangata, cuore produttivo e strategico per il futuro dell’intero gruppo di Acciaierie d’Italia. Senza una prospettiva chiara e senza un piano industriale credibile, anche i siti di Genova, Novi e Racconigi, rischiano di essere trascinati nel declino di Taranto.

La mobilitazione non si fermerà finché il Governo non aprirà un confronto unico, serio e all’altezza della crisi che stiamo vivendo.

In un comunicato l’Usb fa sapere che visti i conflitti e le forti tensioni sociali nei territori generati dalla presentazione del piano denominato “ciclo corto” e preoccupati dalla decisione di interrompere ulteriori attività produttive che ricadrebbero, con pesanti ed irreversibili ripercussioni sul futuro degli stabilimenti dell’ex Ilva già compromesso da incertezze in merito al piano di salvataggio, i processi dei decarbonizzazione, nonché i fondati timori riguardo ad una vera e propria operazione di dismissione delle attività produttive, “la scrivente Organizzazione Sindacale chiede un Tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni”.

Contestualmente l’Usb chiede il ritiro immediato del “piano corto” e la sospensione delle operazioni di spegnimento delle batterie 7-8-9-12; l’invio dei coils a Genova, Novi Ligure e Racconigi da Taranto per garantire la continuità produttiva; no a ulteriore allontanamento dei lavoratori dalle fabbriche per effettuare formazione senza prospettiva lavorativa; l’avvio di un vero piano di manutenzione degli impianti. Restiamo in attesa di un Vs. celere riscontro.

Di fronte all’ulteriore aggravamento della situazione occupazionale e produttiva ci vedremo costretti a mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione di carattere nazionale a disposizione.

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