Nuovo schiaffo alla verità e alla giustizia, ciò che chiedono con sempre maggiore difficoltà e determinazione i parenti e gli amici di coloro che entrano vivi nei commissariati e nelle carceri del nostro paese e ne escono senza vita. Questa volta però lo schiaffo arriva dalle istituzioni europee, in molti casi ultimo grado di appello per chi non riceve la giusta attenzione nel nostro paese.
Notizia di sabato è che la Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha “dichiarato irricevibile il ricorso” presentato da Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, il ragazzo morto nel carcere livornese delle Sughere l’11 luglio del 2003.
Notizia di sabato è che la Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha “dichiarato irricevibile il ricorso” presentato da Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, il ragazzo morto nel carcere livornese delle Sughere l’11 luglio del 2003.
A rendere nota l’assurda novità è stata proprio la Ciuffi, che a Pisa ha partecipato sabato pomeriggio al corteo convocato dagli anarchici e da altre forze della sinistra antagonista in ricordo di Franco Serantini, lo studente sardo di soli 20 anni ucciso 40 anni fa in seguito a un pestaggio subito dalla polizia durante una manifestazione antifascista.
A sfilare a Pisa alcune centinaia di persone. «Vogliamo ringraziare i tanti cittadini pisani che ci hanno accolto – ha detto al megafono uno dei promotori della manifestazione – perchè ci hanno dimostrato una volta di più il calore che questa città aveva saputo offrire fin da subito a Franco. Ma vogliamo anche dire a tutti che gli anarchici non sono quelli raccontati dalla polizia, dai giornalisti e dai padroni. Se volete conoscere le nostre idee venite alle nostre manifestazioni». Il corteo ha sfilato pacificamente nelle principali vie del centro fino a raggiungere piazza San Silvestro che da decenni tanti pisani hanno ribattezzato «piazza Serantini». Su uno dei lungarni, proprio nel punto dove Serantini fu arrestato, è stato invece deposto un mazzo di fiori.
“Mi fido più degli anarchici che dei giudici”, ha detto Maria Ciuffi ricordando che suo figlio, che secondo la giustizia italiana è morto in cella a causa di un malore, “subì violente percosse in carcere al punto da provocarne il decesso”.
La decisione della Corte, composta da un unico magistrato, risale al 18 aprile scorso ma solo pochi giorni fa la donna ha ricevuto la comunicazione. “La decisione della Corte – recita il provvedimento – è definitiva e non può essere oggetto di ricorsi davanti alla Corte, compresa la Grande Camera, o ad altri organi”. Con la deliberazione di Strasburgo si chiude così, almeno dal punto di vista giudiziario, la battaglia intrapresa per stabilire la verità su quanto accadde al giovane Marcello Lonzi.
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