* Globalist, 23 settembre 2012
Colpo di scena nel caso Cucchi: la frattura pregressa esiste davvero! Ricolpo di scena nello stesso caso: ma ce n’è un’altra “freschissima” sulla medesima vertebra. E, come in un giallo mozzafiato, c’è il colpo di scena nel colpo di scena: i periti del pm avrebbero effettuato l’esame istologico solo su una frattura che non c’entra nulla con il calvario del trentunenne romano morto in un “repartino” dell’ospedale Pertini in fondo a sei giorni di sofferenze inenarrabili. Perché non è un giallo, e nemmeno un film. Stefano Cucchi, poche ore prima di essere arrestato dai carabinieri, era andato ad allenarsi in palestra. Il badge elettronico non può depistare. Le versioni ufficiali invece sì.
Le rivelazioni sulla frattura pregressa compongono, in questa storia, uno stillicidio di indiscrezioni (spesso da parte dello stesso giornale romano che oggi uscirà con questo scoop sul caso Cucchi) che, alla fine di questa estate, a quasi tre anni dai fatti, si concretizzano in uno strano annuncio del pm. Vincenzo Barba, infatti, ha mostrato alla stampa, un paio di settimane fa, le prove di un ricovero di Cucchi nel lontano 2003 per una frattura alla vertebra L3. La stessa vertebra che, secondo le perizie mediche, sarebbe stata sottoposta a nuova frattura dopo il suo arresto avvenuto il 15 ottobre del 2009. Verissimo e la conferma arriva dallo studio del legale ferrarese che segue il caso Cucchi dopo il caso Aldrovandi e che assiste anche le famiglie di Uva, Bianzino, Rasman e Ferrulli. La frattura c’è ma è sulla parte interna della vertebra. Cucchi se la procurò cadendo.
Ma nel 2004 era sparita come si evince da altre lastre in possesso della parte civile. Nelle lastre del 2009, in possesso di tutte le parti in causa – secondini e sanitari sotto processo per la morte del detenuto – è visibile una frattura nel lato esterno di L3, incompatibile con la caduta e che documenta oggettivamente il pestaggio probabilmente da parte di appartenenti alla polizia penitenziaria. Un evento documentato anche da alcune testimonianze di compagni di sventura di Stefano Cucchi, arrestato per possesso di alcuni grammi di sostanze e nascosto in un reparto penitenziario da dove, invano, provò a comunicare con l’esterno.
L’ultimo colpo di scena potrebbe risiedere nella ragione che ha spinto la procura a insistere sulla frattura sbagliata visto che la causa della paralisi che ammazzò il geometra di Torpignattara, popolare quartiere a sudest di Roma, è la frattura sacrale. «Chi vorrebbe sostenere che la scoperta dell’ennesima frattura pregressa di L3 smantellerebbe il teorema accusatorio della parte civile per la morte di Stefano non si è letto le carte processuali – aveva detto Anselmo a Globalist – soprattutto quelle relative alla deposizione dei suoi consulenti che hanno ampiamente argomentato la stretta relazione causale tra la lesione sacrale, e non quella di L3, con il globo vescicale, la bradicardia e la morte». Il processo a tre agenti penitenziari e nove tra medici e infermieri del repartino del Pertini riprenderà a ottobre nell’aula bunker di Rebibbia. Resta la domanda posta da Globalist: perché insistere sulla frattura “antica”, peraltro irrilevante, in coincidenza con l’esame radiografico effettuato in questi giorni?
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