Primo risarcimento in sede civile per le violenze dei poliziotti nella scuola Diaz durante il G8 di Genova, il 21 luglio del 2001. Un manifestante tedesco ha ottenuto 15.500 euro più qualcosa per gli ‘interessi nel frattempo maturati’, ma la sentenza con la quale i giudici hanno stabilito la cifra fa discutere e parecchio, perché le botte inflitte dalla polizia al pacifico manifestante sono state valutate dal tribunale alla stregua di un incidente stradale.
Il cittadino tedesco, che non si era costituito come parte offesa nel processo penale, aveva chiesto attraverso il suo legale Carlo Malossi di Modena un risarcimento di 200 mila euro, ma il giudice della seconda sezione civile Paolo Gibelli, pur accogliendo le richieste per il danno biologico, ha fissato in soli 12 mila euro il risarcimento, adottando i parametri recenti fissati dalla legge Balduzzi e non quelli cosiddetti della “Tabella di Milano” che stabilisce parametri assai più alti.
Inoltre, per la calunnia e l’ingiusta detenzione il risarcimento è di soli 3.500 euro, ben poca cosa se si considera che gli arrestati della Diaz erano accusati di reati pesantissimi, “incastrati” da prove false appositamente fabbricate dalla polizia.
“L’umiliazione dei cittadini continua – scrive in una nota il Comitato Verità e Giustizia per Genova, che da 12 anni sostiene la battaglia delle vittime della “macelleria messicana” – Prima dipendenti dello stato ti pestano a sangue, rischiando di infliggerti lesioni letali, poi ti arrestano costruendo prove false e mentendo all’opinione pubblica, subito dopo il presidente del consiglio in conferenza stampa internazionale ti addita come eversore e violento; e ora, a ben dodici anni di distanza dai fatti, una volta finiti i processi, una volta smontato il castello di menzogne, una volta chiaro al mondo che 93 cittadini furono letteralmente calpestati nel corpo e nello spirito, ecco il risarcimento: 15mila euro, rispetto ai 200 mila richiesti nel primo giudizio civile intentato da uno dei malcapitati ospiti della scuola Diaz, trasformata la notte del 21 luglio 2001 in una sorta di tonnara”. Un manifestante italiano, tramite il suo legale, ha invece esplicitamente chiesto che sia risarcito per danno da tortura, come previsto dalle convenzioni internazionali a cui l’Italia ha aderito e ricollegandosi a quanto sancito dalla Corte di Cassazione che ha condannato i poliziotti della Diaz, seppure a pena simboliche.
“Costituisce violazione dell’art. 3 CEDU e perciò implica un attentato alla dignità umana, l’uso della forza fisica inflitta in maniera del tutto sproporzionata, dagli agenti di polizia nel corso di manifestazioni di protesta, quando le circostanze del caso non evidenziano un’assoluta necessità d’intervenire allo scopo di proteggere l’incolumità fisica propria o di altre persone coinvolte” scrive il legale del manifestante picchiato dagli agenti.
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