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Generali. La grande finanza perpetua se stessa

Le dimissioni del presidente Cesare Geronzi dalle Generali non avranno alcuna ricaduta sugli assetti di Mediobanca che è gestita da “ottimi manager”, ha detto il consigliere della stessa società finanziaria Diego Della Valle, lasciando la sede romana delle Generali al termine del consiglio di aamministrazione di questa sera che ha designato Gabriele Galateri come nuovo presidente. Secondo Della Valle è una “stupidaggine” attribuire quanto avvenuto in queste ore nella compagnia triestina ad un “disegno politico”. Questa ipotesi era stata ventilata dal premier Berlusconi secondo il quale il siluramento del suo uomo – Geronzi – sarebbe stato un assist per permettere al “terzo polo” di allungare le mani sul salotto buono della finanza italiana. Per Berlusconi è decisamente una brutta botta. Dopo anni di tentativi era riuscito a farsi ammettere nel salotto buono della grande finanza italiana – Mediobanca – che non lo ha mai amato. Ma la brusca defenestrazione del suo uomo di fiducia Geronzi pare che lo abbia colto completamente di sorpresa.

Il nuovo presidente di Generali, Galateri di Genola, viene da un’altra storia rispetto ai berlusconiani e, del resto, è un prodotto tipico della galassia finanziaria del nord. Manager di fiducia della famiglia Agnelli, di cui per anni ha gestito le finanziarie Ifil e Ifi, già presidente di Mediobanca, dopo la cacciata di Vincenzo Maranghi, e poi capo di Telecom.  Al momento Galateri di Genola fa concorrenza a Montezemolo in quanto a incarichi. Infatti è membro non esecutivo del consiglio di amministrazione di Tim Participacoes, Banca Esperia, Banca Crs, Banca Carige, Italmobiliare, Fiera di Genova, Utet, Accademia nazionale di Santa Cecilia – Fondazione, Istituto europeo di oncologia, nonche’ Edenred. E’ membro della giunta e del consiglio direttivo di Confindustria e delegato del presidente per le Comunicazioni e sviluppo banda larga. E’ membro della giunta e del consiglio direttivo di Assolombarda.

Le dimissioni di Cesare Geronzi dalla presidenza di Generali Ass., pilotate da Mediobanca, segnano una svolta anche negli equilibri della banca d’affari che rappresenta il salotto esclusivo della grande finanza italiana. La prima novita’, secondo Il Sole 24 ore, riguarderà il patto di sindacato che scade a fine anno e che attualmente raggruppa il 46% del capitale suddiviso tra soci finanziari, industriali ed esteri. L’idea in circolazione dentro il managment di Mediobanca è di ridurre il peso del patto di sindacato, portandolo gradualmente dal 46% a poco sopra il 30%. Il nuovo corso di Mediobanca, avrà effetti anche sulla gestione delle partecipazioni strategiche in società come le Assicurazioni Generali, la Rcs (Corriere della Sera), Telecom I., Pirelli, Italmobiliare. Ma se fino agli anni Ottanta le ragnatele finanziarie di Enrico Cuccia e dei suoi epigoni potevano mettere in riga anche la Fiat di Gianni Agnelli, oggi la crisi globale rischia di vanificare i castelli di carta e le scatole cinesi con cui i rentier della finanza sono abituati a giocare. Ne sanno qualcosa all’Unicredit.

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