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Stati Uniti nel mirino

Dopo Standard & Poor’s,  l’agenzia Moody’s – pur mantenendo la “tripla A” al debito Usa – ha ribadito oggi che potrebbe abbassare il rating degli Stati Uniti prima del 2013 se le prospettive fiscali o economiche si deteriorassero in modo significativo aggiungendo però di aver scorto le potenzialità per un nuovo accordo sul debito a Washington per ridurre il deficit prima di allora. Moody’s si dice tuttavia ottimista sul fatto che un compromesso per operare ulteriori tagli alle spese dopo l’intesa strappata all’uiltimo momento la settimana scorsa, venga raggiunto entro la fine dell’anno. Ma se così non fosse allora gli Stati Uniti perderebbero un’altra tripla A, dopo quella che S&P ha deciso di declassare ad AA venerdì.

La Cina intanto continua a far pesare il suo rango di primo creditore degli Usa e invita Washington a contenere le spese del Pentagono e ripensare al suo ruolo di superpotenza militare, alla luce del downgrade del suo rating a tripla A. “Dai tempi del collasso dell’Unione Sovietica – si legge in commento rilasciato dall’agenzia di stato Xinhua – gli Stati Uniti, rimasti l’unica superpotenza, hanno puntato sulla potenza militare per influenzare ovunque gli affari internazionali, con intenti egemonici e senza tener conto della capacità dell’economia di mantenere tutto ciò'” .

Standard & Poor’s ha affondato anche oggi il suo coltello nella piaga. L’accordo sull’aumento del tetto del debito sarebbe stato a suo giudizio una «debacle» politica, sottolineando che nulla all’orizzonte sembra indicare un ritorno alla tripla A. Subito dopo ha tagliato il rating di Fannie mea e Freddie Mac a ‘AA+’ da ‘AAA’, i due colossi del credito ipotecario di fatto nazionalizzati dopo la crisi dei “mutui subprime”.

Ma non basta. Oltre al settore pubblico anche il privato finisce sotto la mannaia di S&P. L’a(ritiratosi pochi giorni fa), a ‘negative’ da stabili’.

Non consola nemmeno il giudizio del New York Times, citando alcuni analisti, secondo il quale una nuova recessione sarebbe «più dolorosa» di quella del 2008. L’economia è infatti più debole di quando è entrata in recessione nel 2007 e la crescita è stata molto  debole; tanto che il terreno perso non è stato recuperato, anche se unaa “ripresa” è iniziata tecnicamente nel giugno 2009. Ma non sempre la tecnica aiuta a vivere meglio.

Sempre secondo il Nyt, bibbia dei liberal Usa, la Federal Reserve (la banca centrale) ha opzioni limitate per aiutare l’economia, «nessuna magica». Dal 2008 la banca centrale guidata da Ben Bernanke ha tirato «fuori dal cappello diversi conigli», ora ne sono rimasti pochi e alcuni con impatto ridotto. «Se Bernanke può aiutare l’economia proverà a farlo, ma è anche determinato a non aumentare l’inflazione più di quanto non abbia già fatto. I timori di inflazione e le divisioni interne alla Fed rendono improbabile un nuovo round di massicci acquisti di titoli di stato. Il primo round ha puntato ha mantenere bassi i tassi di interesse di lungo termine e a favorire gli investimenti e i consumi, ma ha innescato pressioni al rialzo sui prezzi e al ribasso sul dollaro. Il secondo round è stato criticato ma Benrnake lo ha provato lo scorso anno quando l’inflazione era bassa ed è restio a farlo ora». L’allentamento monetario è lo strumento più forte a disposizione della Fed, gli altri sono a impatto limitato.

 

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La scheda.

Le agenzie di rating continuano ad avere potere sul mercato: i fallimenti degli ultimi anni non hanno cambiato la situazione. Criticate per Enron e per gli errori commessi nella crisi finanziaria sottostimando il mercato immobiliare, la agenzie di rating continuano a dettare legge. Lo riporta il Wall Street Journal. E la decisione di Standard & Poor’s di tagliare il rating americano è la prova. Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch hanno una missione comune: misurare il rischio di default. L’attività delle agenzie è iniziata oltre 90 anni fa, con la creazione di una scala alfabetica conosciuta dagli investitori di tutto il mondo: da AAA+, il voto migliore, a D, default. Moody’s emette rating sui bond statali dal 1917, quando ha dato agli Stati Uniti l’Aaa che non hanno mai perso. I rating sono diventati più importanti nel 1930 quando le autorità hanno deciso che le banche non potevano investire in titoli «speculativi». Queste restrizioni sono state ampliate alle assicurazioni e ai fondi pensione. Negli anni 1970 l’industria del rating è cresciuta e i suoi report circolvano facilmente, mettendo sotto pressione i ricavi. Le agenzie di rating hanno iniziato a farsi pagare dagli emittori di bond per ottenere il rating, aprendo la strada al conflitto di interesse finito nel mirino con la crisi subprime. Le aziende chiedono una valutazione e pagano per averla e convincere gli investitori a investire. La decisione dell’agenzia di rating una volta assunta viene comunicata all’azienda con ore di anticipo rispetto alla pubblicazione. Il rating degli stati rappresenta solo il 15% dei ricavi delle agenzie di rating. Enron è stato il primo caso in cui le agenzie di rating sono state criticate. «I rating di strumenti derivati complessi legati al mercato immobiliare hanno creato ulteriori problemi a Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch che hanno sottostimato il calo dei prezzi delle case e molti titoli che avevano ottenuto la valutazione più alta sono risultati tossici.(ANSA)

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