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Vertice Ue. Compromessi deboli in attesa del G20

L’elenco è nel testo dell’accordo (non ancora siglato), riassunto rapidamente dai giornlisti presenti. La briglia corta da mettere alla finaza speculativa è una buon intenzione, ma è facile prevedere che al G20 Gran Bretagna e Usa – ma non solo  loro – faranno fuoco e fiamme contro regolazioni troppo rigide e un ridimensionamento delle ahenzie di rating (tutte americane) che tanto bene hanno operato nel far scilare il dissesto dagli Stati uniti – il paese più indebitato del mondo, in cifra assoluta – verso un’Europa che come fondamentali stava molto meglio.

Interessante anche la strutturazione istituzionale che i fatto congela nuovi ingressi nella zona euro (17 paesi), creando una “serie B” di ungo periodo per gli altri 10 componenti dell’Unione.

 

 

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da Il Sole 24 Ore

 

Van Rompuy sarà il «premier» della zona euro. Nasce l’Ue a due velocità

Beda Romano

BRUXELLES – Herman van Rompuy, l’attuale presidente del consiglio europeo a 27, dovrebbe diventare anche il presidente del consesso che riunisce i soli 17 paesi della zona euro. La scelta, che dovrebbe scaturire dal vertice di oggi, da un lato rafforza l’assetto istituzionale dell’unione monetaria, ma dall’altro sancisce le crescenti (e controverse) differenze tra zona euro e Unione Europea.

Si legge in una bozza del comunicato finale: «Il presidente del vertice Euro sarà designato dai capi di stato e di governo della zona euro nello stesso momento in cui il consiglio europeo elegge il suo presidente e per la stessa durata del mandato» (due anni e mezzo). «Fino alla prossima elezione l’attuale presidente del consiglio europeo (il cui mandato scade nel maggio 2012, ndr) presiederà anche le riunioni del vertice della zona euro».

Finora, i paesi dell’Unione avevano voluto evitare una spaccatura tra le due entità. La stessa riunione dell’Eurogruppo, che raggruppa circa una volta al mese i ministri delle finanze della zona euro, è considerata informale, a differenza dell’Ecofin a 27 La crisi ha cambiato le cose. Nel novembre 2008 si è tenuta a Parigi la prima riunione dei capi di stato e di governo dell’unione monetaria, replicata poi ancora una volta oggi. La scelta di formalizzare questo consesso, nominandone il 63enne van Rompuy alla presidenza, è politicamente significativa. Evidentemente, la zona euro sta evolvendo. La crisi comporta una maggiore integrazione tra i paesi membri dell’unione monetaria e quindi interessi divergenti rispetto ai dieci paesi che non hanno la moneta comune. Il fenomeno provoca reazioni contrastanti. La nascita formale di un consiglio europeo dell’unione monetaria si traduce per i paesi extra-zona euro in una perdita di influenza, in un momento peraltro in cui il Regno Unito o la Svezia sono preoccupatissimi dalla crisi debitoria e temono di subirne drammatici contraccolpi. Dal canto loro, Polonia e Ungheria soffrono di non partecipare alle deliberazioni di un consesso nel quale vorrebbero entrare nei prossimi anni.

Per tentare di rassicurare i partner europei più nervosi e indispettiti van Rompuy è chiamato a presiedere i due consigli e a fare da tramite. Basterà? I giornali già titolano che è nato Mr Euro. Peccato che sia il terzo di una serie. In passato il titolo è stata affibbiato anche al presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet e al presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.

 

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Nuovo giro di vite sulla finanza speculativa e tassa sulle transazioni finaniarie

Dal nostro inviato Vittorio Da Rold

BRUXELLES – La bozza di 12 pagine delle conclusioni del Consiglio europeo di domenica, ottenuta da Il Sole 24 ore, e che naturalmente potrebbe essere cambiata o modificata al termine della giornata di incontri, prevede una duro giro di vite sulla finanza speculativa, sui derivati accusati di essere parte delle cause della crisi economica e dei debiti sovrani, una maggiore regolamentazione sullo shadow banking e sostiene la necessità di introdurre una Tobin tax.

La bozza si occupa anche di altri argomenti come l’aumento della quota Ue sui fondi dell’Unione per la crescita economica, i modi per favorire la ripresa economica, il G20 di Cannes, i cambiamenti climatici e la politica estera con particolare attenzione alla Primavera araba.

Regolamentazione del sistema finanziario
La bozza delle conclusioni del summit Ue indica il rafforzamento della regolazione finanziaria assicurando l’implentazione di Basilea III, la riforma dei derivati OTC, la convergenza sui principi contabili, la regolamentzione del sistema bancario-ombra (shadow banking system) e di ridurre la dipedenza dalle agenzie di rating (oggi di monopolio anglosassone). La bozza invita i paesi a proseguire ad esplorare l’introduzione di una tassa sulla transazione finanziaria globale (la codetta Tobin Tax).

Il ruolo del G20
Il G20 deve approvare un «ambizioso piano di azione» con «specifiche» indicazioni e misure da parte di tutti i paesi per rispondere alle difficili sfide emerse dalla crisi con «il rallentamento economico» e per assicurare una «crescita duratura e sostenibile» accompagnata dal consolidamento dei conti. È quanto si legge nella bozza del vertice Ue di Bruxelles che ha affrontato, tra i temi, anche la preparazione del prossimo vertice, in programma a Cannes a inizio novembre.
Il prossimo vertice di Cannes – si legge nella bozza delle conclusioni del vertice di Bruxelles – dovrà fare «progressi reali», sulla riforma del sistema monetario internazionale (IMS), assicurare che l’Fmi abbia risorse adeguate per affrontare le proprie responsabilità, sulla vigilanza e regolazione del settore finanziario, rafforzare le politiche macroeconomiche per rispondere agli shock per i flussi di capitale, sulle misure per contrastare l’eccessiva volatilità dei prezzi delle commodities e sulla lotta ai cambiamenti climatici. E, ancora, ma forse soprattutto sulla «ripresa globale» per una crescita «sostenibile e inclusiva» anche attraverso una agenda di negoziati Wto, «comprendente gli ultimi paesi emergenti» e una «dimensione sociale della globalizzazione che andrebbe migliorata».

Più fondi Ue per lo sviluppo
Più flessibilità per l’uso dei fondi strutturali Ue a favore di crescita: entro l’anno devono essere adottate le proposte per «aumentare temporaneamente le quote di cofinanziamento» da parte dei fondi Ue che possono essere usati «per crescita, competitività e lavoro» nei paesi che stanno beneficiando dei programmi di aiuti Ue-Fmi. Inoltre la Bei è invitata a valutare «un ulteriore contributo all’aumento degli investimenti in Europa».

Cambiamento climatico
Il Consiglio Europeo conferma l’«apertura» verso un Kyoto-bis, ma sottolinea l’«urgenza» di trovare un accordo per arrivare a un quadro legale «vincolante», nonchè a una precisa tabella di marcia, con tutti i Paesi – grandi economie comprese – per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Il Consiglio Europeo sottolinea che la definizione di un sistema internazionale «ambizioso» per combattere i cambiamenti climatici è «cruciale» se si vuole raggiungere l’obiettivo di contenere al massimo in due gradi centigradi l’aumento della temperatura globale del pianeta. Il Consiglio lavorerà per raggiungere un risultato «ambizioso ed equilibrato» della conferenza di Durban.

Politica estera e primavera araba
LIBIA.Dopo la morte di Muammar Gheddafi il Consiglio Europeo aspetta di «vedere al più presto» la formazione di un governo «inclusivo» e basato su un largo consenso, l’avvio di un processo di transizione «democratico» e la preparazione di elezioni «libere e imparziali». È quanto si legge nella bozza di conclusioni del summit Ue in corso a Bruxelles. «Oggi la Libia – osservano i 27 – può girare pagina, lavorare per la riconciliazione nazionale e abbracciare un nuovo futuro democratico»

TUNISIA. L’Ue «accoglie con favore le prime libere elezioni oggi in Tunisia» e assicura che«sosterrá le nuove autoritá nei loro sforzi a favore della democratizzazione e dello svilppo economico, anche attraverso la Task Force Ue-Tunisia». si legge nel draft sulle conclusioni del Consiglio Europeo di domenica.

EGITTO. Il vertice Ue – nel capitolo delle conclusioni dedicate alla politica estera – ribadisce anche il proprio supporto per un Egitto «pluralista, stabile e democratico» come partner chiave dell’Unione. Ma si dice anche preoccupato per gli ultimi episodi di violenza nel paese «sottolineando l’importanza della promozione e protezione della libertà di religione e culto, compresa la protezione delle minoranze, come elemento essenziale di ogni società democratica».

SIRIA. Il vertice Ue condanna la «brutale repressione» del regime siriano contro «la sua popolazione e in violazione dei diritti umani». E sottolinea che il «presidente Assad deve farsi da parte per permettere una transizione» che consenta al popolo siriano di «definire il futuro del paese senza il timore della repressione».

IRAN. I leader dei 27 paesi Ue salutano con favore il «rafforzamento delle misure restrittive contro l’Iran» dovuto «a inaccettabili violazioni dei diritti umani» e quello contro i cinque individui legati al «fallito complotto per assassinare l’ambasciatore dell’Arabia saudita negli Usa».

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Occorre una svolta per la Bce

di Guido Tabellini

Ormai è diventata un’abitudine. Ogni tre o quattro mesi vi è un vertice europeo dedicato alla crisi dell’area euro. Ogni volta si prendono decisioni difficili e controverse, che introducono importanti innovazioni nella governance europea. Per qualche settimana le cose sembrano migliorare. Ma poi tutto torna come prima e peggio di prima. Perché? E cosa bisognerebbe fare per risolvere davvero i problemi?

Perché vi sia davvero una svolta occorre affrontare il problema centrale: la separazione tra politica monetaria e fiscale. È su questo principio che è stata costruita l’unione monetaria europea. Ma la crisi ha reso evidente che, senza una banca centrale che agisca da prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati, i Paesi ad alto debito pubblico sono troppo vulnerabili di fronte a oscillazioni nella fiducia dei mercati.
Per rimediare a questo difetto costitutivo dell’area euro, è stato istituito il cosiddetto fondo salva-Stati, l’Efsf. Poi ci si è accorti che era troppo piccolo e ne è stata aumentata la dotazione. Ora l’ultima proposta, in discussione al vertice europeo, è di moltiplicare la capacità di azione dell’Efsf concentrando le sue risorse per offrire garanzie parziali sul debito di nuova emissione dei Paesi a rischio – cosa che consentirebbe a Spagna e Italia di emettere debito parzialmente garantito fino a tutto il 2013.

Finora queste innovazioni non hanno riportato la fiducia. Vi sono buone ragioni per pensare che anche l’ultimo rimedio non sarebbe efficace. Innanzitutto, perché le risorse dell’Efsf si esaurirebbero tra un paio d’anni. E dopo? La fiducia non può essere a termine.
Se so già che vi potrà essere una crisi di fiducia tra due anni, perché dovrei fidarmi ora? In secondo luogo, il debito pubblico già in circolazione sarebbe penalizzato rendendo ancora più fragili le banche europee e aggravando il circolo vizioso che stiamo vedendo all’opera: sfiducia nel debito, sfiducia nelle banche, maggior costo del capitale, minori investimenti e minore crescita, insostenibilità del debito. Infine, le garanzie proposte sono modeste: l’esperienza insegna che se il debito è davvero ristrutturato le perdite sono molto più alte – in media intorno al 50 per cento.

Per ripristinare la fiducia occorrerebbe una svolta nell’impostazione della politica monetaria. La stabilità finanziaria dovrebbe assumere un’importanza almeno pari alla stabilità dei prezzi come principio guida per le decisioni di politica monetaria. Agendo di conseguenza, la Bce dovrebbe tagliare i tassi di interesse, e dichiarare che d’ora in avanti intende sostenere i prezzi dei titoli di stato dei paesi dell’Euro, a meno che questi non abbiano davvero una situazione insostenibile nei conti pubblici. Un eventuale deprezzamento del cambio dell’euro contribuirebbe a rilanciare la crescita in un momento in cui il principale rischio è una nuova recessione, non certo l’inflazione. Questa è la politica monetaria oggi in vigore negli altri grandi paesi industriali. La situazione economica esigerebbe lo stesso approccio anche nell’area euro.

Questa svolta nell’impostazione della politica monetaria non è necessariamente incompatibile con i trattati europei, proprio per via dell’eccezionalità della crisi. Tuttavia essa è sicuramente in contrasto con l’opinione prevalente in Germania. E questo non è solo un problema politico. Se la Bce sfidasse l’opinione pubblica tedesca, adottando una politica monetaria ritenuta dalla Germania in contrasto con i principi costitutivi dell’unione monetaria, la moneta unica sarebbe esposta a gravi rischi. Anche la moneta, come il debito, si regge sulla fiducia. Ma non sappiamo quanto a lungo potrebbe durare la fiducia nell’euro, in presenza di contrasti profondi sulla conduzione della politica monetaria.

Questa è la ragione di fondo per cui questo vertice europeo è così difficile. In molti si rendono conto che il contagio potrebbe arrivare alla Francia, e che non si uscirà dalla crisi senza una svolta radicale nell’impostazione della politica monetaria. Ma questa svolta sarebbe vista come un tradimento dal paese che più di ogni altro ha ceduto sovranità monetaria.
Se questa analisi è corretta, è poco probabile che questo vertice europeo possa essere risolutivo. La crisi durerà ancora a lungo. Dovremo aspettare che anche l’opinione pubblica tedesca si convinca che l’euro è stato costruito su fondamenta difettose, e che questi difetti vanno corretti. Nel frattempo, il Presidente italiano della Bce avrà bisogno di tutta la sua perizia, tecnica e politica.

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