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Obama alla prova del debito

 

Un accordo sul piano di riduzione del deficit e del debito «deve» essere raggiunto nei prossimi 10 giorni. Lo ha detto il presidente Barack Obama nel corso dell’incontro con i leader del Congresso.

Le negoziazioni sul piano di riduzione del deficit e del debito vanno avanti per evitare il default degli Usa. Il presidente Barack Obama incontrerà di nuovo lunedì i leader del Congresso. Obama ha da poco chiuso un incontro di un’ora e mezzo con i leader del Congresso per cercare di raggiungere un accordo entro il 2 agosto, quando gli Usa potrebbero fare default.

L’incontro con i leader del Congresso è iniziato alle 18:10 di ieri, le 00:10 italiane di oggi. Obama siede fra lo speaker della Camera, John Boehner, e il leader della maggioranza in Senato, Harry Reid. L’abbigliamento dei partecipanti all’incontro è informale, nessuno porta la cravatta. Il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell, indossa una polo giallo canarino.

Un accordo sul piano di riduzione del deficit e del debito va raggiunto in dieci giorni. Barack Obama convoca di nuovo alla Casa Bianca i leader del Congresso per il pomeriggio di lunedì dopo un incontro durato un’ora e mezzo domenica. I tempi per una soluzione dell’impasse si accorciano: il 2 agosto, qusndo gli Stati Uniti potrebbero fare default, è vicino e dopo il possibile raggiungimento di un accordo servono i tempi tecnici al Congresso per aumentare il tetto del debito. La scure di Moody’s potrebbe pesare sulle negoziazioni. L’agenzia di rating ha avvertito in giugno che se le negoziazioni non saranno a un buon punto e un accordo raggiunto potrebbe mettere sotto osservazione il rating di tripla A degli Usa per un possibile downgrade. la metà di luglio è alle porte, la prossima settimana, quando si terrà la prima asta importante di titoli di stato senza la Fed dopo la fine del secondo round di allentamento monetario. La Casa Bianca resta fiduciosa: un accordo sull’aumento del tetto del debito ci sarà per evitare il primo default degli Stati Uniti che avrebbe – avverte il segretario al Tesoro, Timothy Geithner – effetti catastrofici. Sarebbe – rincara la dose il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde – uno «shock globale»: «non voglio pensare neanche per un secondo» a un default degli Usa. Ma i contenuti e la tempistica di un accordo restano un punto interrogativo per ora dopo la retromarcia repubblicana. Lo speaker della Camera, John Boenher, ha annunciato che non perseguirà più l’ipotesi di un ampio piano di riduzione del deficit e del debito da 4.000 miliardi di dollari, per concentrarsi su una misura più contenuta sui 2.000 miliardi di dollari che non includa un aumento delle tasse. La nuova impasse sull’accordo, ancora una volta sulle tasse che Obama vuole alzare per i più ricchi scontrandosi con i repubblicani, apre due settimane di fuoco, entro le quali – aggiunge Geithner – un accordo è «necessario. Le negoziazioni non possono andare avanti fino al 2 agosto», che è una scadenza improrogabile. I repubblicani e i democratici «capiscono i rischi di un default» precisa il segretario al Tesoro, mettendo in evidenza che, nonostante la retromarcia repubblicana, l’amministrazione continuerà a premere per un accordo il più ampio possibile. Geithner cerca di smorzare le voci di una sua imminente uscita: «resterò per un futuro prevedibile» replica ai rumors su un suo eventuale abbandono dell’incarico quando l’accordo sul debito sarà raggiunto.

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