Ma se la ragione è il dissenso tra un vecchio marpione della finanza italiana, come Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani, evidentemente “nucleo di controllo” per conto della segreteria di stato (ovevro di Tarcisio Bertone); e se la materia del contendere è l’applicazione delle (molto blande) regole sulla “trasparenza finanziaria”, beh, rimane sorpreso anche l’organo di Confindustria.
Sappiamo dalle cronache che il sistema finanziario internazionale si fa beffe di qualsiasi regola. Segno che sono aggirabili quasi a piacere, specie per chi la “vocazione globale” ce l’ha nel dna fin dalla nascita, 2.000 anni fa. Ma la segretezza, nello Stato teocratico che ha sepolto il boss Renato De Pedis in Sant’Apollinare insieme a altre ossa in corso di identificazione, non sembra essere mai abbastanza.
Che non si fa per garantire il Paradiso a noi, povere anime peccatrici…
Gotti Tedeschi lascia la presidenza dello Ior dopo un braccio di ferro sulla trasparenza finanziaria
Carlo Marroni – Il Sole 24 Ore
Il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ha lasciato l’incarico, che ricopriva dall’ottobre 2009. La decisione – da tempo nell’aria – è arrivata oggi nel corso del consiglio di sovrintendenza della banca vaticana. É l’epilogo di un duro braccio di ferro tra Gotti Tedeschi e ambienti vaticani sull’applicazione della legge sulla trasparenza finanziaria e sulla conduzione degli affari dell’ente, gestiti in prima battuta dal direttore generale Paolo Cipriani.
Le funzioni per il momento passano al vice presidente, il tedesco Ronaldo Hermann Schmitz.
La crisi al vertice della massima istituzione finanziaria d’Oltretevere è scoppiato all’inizio dell’anno, quando è stata varata una legge che ha messo in discussione la precedente riforma delle finanze vaticane. A fine 2010, infatti, era stata varata con un Motu Proprio di Benedetto XVI una completa revisione delle procedure relative alle transazioni finanziarie – anche a seguito dell’indagine della magistratura di Roma su alcuni trasferimenti, e che avevano portato al sequestro di 23 milioni (poi dissequestrati) e l’iscrizione nel registro degli indagati di Gotti Tedeschi e Cipriani.
La riforma ha istituito l’Aif, autorità di informazione finanziaia, alla cui testa è stato messo il cardinale Attilio Nicora – alora capo anche dell’Apsa, potente dicastero del patrimonio – dandogli poteri molto ampi di controllo. Ma lo scorso 25 gennaio – su impulso del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, e del capo del governatorato, cardinale Giuseppe Bertello, molto vicino al “primo ministro” papale – è stata varata una legge interna che ha di fatto ridotto questi poteri, dando ampie deleghe di controllo alla Segreteria di Stato, al Governatorato e alla Gendarmeria.
Questa nuova normativa è stata contestata da Nicora e dallo stesso Gotti, e lo scontro è arrivato sui giornali (i “Vaticaleaks”). Ma anche Moneyval – il gruppo del Consiglio d’Europa che valuta le normative antiriciclaggio – ha messo in serio dubbio la rifoma, come emerso nella recente visita Oltretevere e negli incontrio di settimana scorsa a Strasburgo con una delegazione della Santa Sede.
Il braccio di ferro si è consumato nelle ultime settimane, e anche i “canali di comunicazione” dentro lo Ior tra presidente e direttore generale si erano da tempo di fatto interrotti.
Ai quattro consiglieri “laici” (il cda, di fatto) è arrivato dalla terza Loggia oggi il messaggio che Gotti non aveva più la fiducia della Segreteria di Stato, ma il presidente – a quanto risulta – ha evitato un pronunciamento e alla riunione si è presentato dimissionario.
E ha lasciato il Torrione Niccolò V, la cassaforte del Papa.
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