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Italia. Salari più bassi, orari di lavoro più lunghi

Per i livelli salariali dei propri lavoratori l’Italia è molto in basso nell’Eurozona. È quanto emerge dai dati dell’Eurostat, pubblicati in recente rapporto ‘Labour market statistics’. Nel 2009, un lavoratore di un’azienda italiana con almeno 10 persone, ha guadagnato in media 23.406 euro lordi: circa la metà che in Lussemburgo (48.914), Olanda (44.412) o Germania (41.100). Peggio di lui si trovavano soltanto i lavoratori dipendenti di Portogallo (17mila euro), Slovenia, Malta e Slovacchia. Insomma, se non gli ultimi della classe, decisamente nelle retrovie.

Ma non è l’unica conferma negativa per le condizioni sociali dei lavoratori nel nostro paese. Infatti, nei paesi più sviluppati si lavora di meno rispetto a dieci anni fa, secondo un recente studio dell’Ocse (vedi il grafico). Precisamente 57 ore in meno: nel 1998 in media una persona ha lavorato per 1.821 ore l’anno, mentre nel 2008 per 1.764 ore. Che in una settimana di 40 ore lavorative, rappresenta un taglio di circa un’ora e mezza. Si lavora di più, in termini di ore, nella Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Corea del Sud e Portogallo; si lavora di meno in Germania e Francia. E l’Italia? Il nostro è il paese più “stakanovista” tra i sette più industrializzati del G8 con 1.802 ore l’anno per lavoratore (78 ore in meno rispetto a dieci anni fa), sopra di 38 ore rispetto alla media Ocse e di 372 ore rispetto a un lavoratore tedesco.

Ma l’Italia, purtroppo, è anche in testa alla classifica per il ricorso alla precarietà nei contratti di lavoro.

La Confindustria continua a dire che il problema principale del “sistema Italia” è la scarsa produttività. Ma con questi salari, con questi orari e con questa precarietà a disposizione delle imprese, ci sembra di poter dire che il problema è decisamente un altro: sono i padroni che non vanno.

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