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Crisi europea. Il ciclone su Berlino

In un articolo a firma di Romaric Godin apparso sul quotidiano economico La Tribune di ieri 21 giugno viene rilevato che «il primo ministro Jean-Marc Ayrault rientra nei ranghi». In un’intervista al settimanale Die Zeit, l’ex professore di tedesco ormai sostiene che «una mutualizzazione dei debiti esige obbligatoriamente una maggiore integrazione politica, cosa che richiederà svariati anni».

Questo altro non è che il discorso tenuto dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble e dalla cancelliera Angela Merkel dall’elezione di François Hollande il 6 maggio scorso. L’articolo ricorda che Hollande mise gli eurobond tra gli obiettivi più importanti del suo governo. Per Godin il nuovo esecutivo rinuncia al suo programma europeo e «apre la strada alla politica deflazionista propugnata dalla Germania».
La resa di Parigi non era necessaria perché la Germania appare vieppiù prigioniera della propria politica volta ad obbligare il resto dell’eurozona ad accettare le sue condizioni. La crisi ellenico-iberica ha comportato una massiccia esportazione di capitali da questi paesi – ed anche dall’Italia e dalla Francia – verso la Germania che sono prevalentemente confluiti sul mercato dei buoni del tesoro tedeschi. Il prezzo dei bund è quindi estremamente elevato mentre il loro rendimento è sui minimi storici.
Malgrado le pressioni di Berlino di coartare i paesi dell eurozona, per poi saltare l’Europa contando sulle capacità mondiali di esportazione del paese, la situazione europea condiziona profondamente la Germania. È infatti in Europa che Berlino realizza la maggioranza del suo surplus commerciale. Per i fondi hedge e consimili l’aggravarsi della crisi dell’eurozona è indice di maggiori costi che la Germania dovrà sostenere in un prossimo futuro attraverso le operazioni di salvataggio.
Pertanto, come emerge da un’analisi pubblicata sul Financial Times il 19 giugno, le società finanziarie sono dell’idea che la posizione fiscale tedesca è destinata a peggiorare. Ciò vuol dire che i rendimenti dei bund saliranno mentre il loro prezzo calerà. Con prezzi alti e rendimenti bassi oggi rispetto ad aspettative opposte riguardo il domani, le operazioni di shorting diventano vantaggiose. Si tratta di prendere a prestito oggi dei titoli e venderli al prezzo attuale per poi ricomprarli quando il prezzo sarà più basso e restituire la quantità presa in prestito. La differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto definisce la plusvalenza speculativa dell’operazione.
I maggiori hedge funds sono dell’opinione che la crisi dei debiti sovrani dell’eurozona sia solo all’inizio. La Spagna non eviterà la catastrofe obbligando alla Germania a finanziare organismi già di per sé tossici, perché amplificano il debito, come l’Esm e l’Efsf. Parigi si arrende impedendo ogni argine quando Berlino sta per entrare nel ciclone.

 
* da “il manifesto”

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