Proseguendo l’inchiesta del nostro giornale sul business su giochi e scommesse, segnaliamo un ponderoso e poderoso “dossier” uscito sul “Repubblica-Affari e Finanza”, il 4 giugno 2012, che affronta in profondità la vicenda della gestione e la diffusione del gioco, sia quello statale (azzardo legalizzato), che quello on line di ultima generazione: gli slot-machine e altro.
Da questa inchiesta si evidenzia come il bacino dei lavoratori dell’industria italiana del gioco, ammonti a circa 100mila dipendenti e non sia un settore che non sembra soffrire la stagnazione del mercato del lavoro italiano.
In un’intervista Massimo Passamonti, presidente di Confindustria Sistema Gioco Italia, (che riunisce le aziende coinvolte nei giochi autorizzati dallo Stato) riferisce che: “L’occupazione diretta è quasi triplicata. Nel 2004 gli addetti erano circa 6.000; nel 2009 sono saliti a 19.769, con un incremento del 235% nel periodo. Più in generale, dei centomila lavoratori del settore, 20mila sono gli operatori direttamente impiegati (dipendenti dei concessionari, dei gestori e produttori di apparecchi), mentre i rimanenti 80 mila sono nell’indotto, in massima parte addetti dei punti di vendita che si dedicano alla gestione dell’attività di gioco». Un’industria che corre ancora senza incontrare ostacoli. In questo settore sono compresi anche i quattro storici casinò italiani.
Per meglio comprendere come questo settore si è sviluppato, conviene ripercorrere alcune vicende e la presenza che Lottomatica (azienda leader del settore giochi), ha al di fuori dai confini nazionali dove opera attraverso Gtech, società americana che il gruppo ha acquistato nel 2006, sappiamo che …nei primi tre mesi di quest’anno i suoi ricavi sono cresciuti del 12%, e le attese per tutto l’esercizio sono di un aumento del fatturato a doppia cifra.
La summenzionata azienda principalmente opera nelle gare di appalto estere per l’aggiudicazione di lotterie e scommesse online (quelle di ultima generazione che si effettuano tramite slot-machine.). Dopo aver vinto la gara per le lotterie in Illinois, Gtech è tra le favorite ad aggiudicarsi quella per la gestione dei giochi del New Jersey e anche per la Pennsylvania.
Sempre questa inchiesta fa notare come la Gtech scoppi di salute, perché il margine lordo continua a crescere tanto che nel 2012 dovrebbe superare quota un miliardo. «L’Italia è un mercato che progressivamente sta arrivando a una soglia di saturazione per questo nel futuro, ci aspettiamo un maggior contributo dalle attività estere».
Gli Usa visti da fuori potrebbero sembrare un mercato maturo, in realtà l’ordinamento delle lotterie e dei giochi è ancora insufficiente frammentato secondo i vari stati..
Ciononostante, confidando nelle future legislazioni a favore, essendo gli USA un grande bacino di consumatori (anche di giochi), gli analisti stimano che quest’anno sul web saranno raccolti tra i 10 e i 12 miliardi di dollari di puntate, e che nei prossimi anni la crescita sarà esponenziale.
La Lottomatica è anche presente in Polonia, Colombia, Cile, Argentina, in Cina, dove opera già in due regioni, tra cui quella di Pechino. Il Sudamerica è seguito con particolare interesse.
In Europa invece si aspettano di valutare le privatizzazioni effettuate in Irlanda e in Grecia, dunque all’estero c’è tanta carne al fuoco, nel nostro paese invece la crescita è stimolata soprattutto dall’innovazione di prodotto.
L’Italia sta progressivamente cambiando la sua natura da popolo di poeti, artisti, navigatori ecc, a “popolo di giocatori”. Mentre la crisi “morde” le spese per generi di prima necessità, l’italiano medio non risparmia invece sulle giocate-scommesse tipo Gratta e Vinci (il gioco più grande che c’ è in Italia con 17 milioni di giocatori), e non rinuncia a puntare su numeri al lotto e altre forme di gioco.
Un analista di Mediobanca, ci racconta che: “Lo scorso anno i giochi sul web in Italia hanno raccolto 8,4 miliardi, quasi il triplo rispetto ai 3,1 del 2010; e questa crescita è destinata a continuare”.
La “modernizzazione con la successiva informatizzazione” non ha investito solo il settore della produzione materiale e manifatturiera bensì ha dato notevole sviluppo e impulso all’istinto “rischio”, ben presente in ognuno di noi.
Il mondo del gioco (gambling) digitale riguarda ormai milioni di persone (giocatori), i quali con un semplice clic possono accordarsi tra loro, da un lato all’altro del mondo.
Il gioco online sta toccando la soglia dei quattro miliardi di euro di fatturato per trimestre.
Sono create apposite società, come la Bwin Italia (tra le più attive al mondo nell’industria del gioco), che ha tutta l’intenzione “…di assumere una visione con un orizzonte più lontano”.
L’interesse non riguarda più solo l’Italia ma mira a un’area geografica più allargata, entrando quindi in meccanismi internazionali! Le imprese operanti nel settore hanno quindi necessità di comprendere come il settore del gambling abbia bisogno di connotati extra nazionali.
In questo senso nel nostro paese esiste già, per garantire e agevolare una base indispensabile per strutture che abbiano la capacità di evolversi nel tempo, una legislazione favorevole.
Questo farà sì che aumenterà la concorrenza anche perché se si allarga la platea cui ci si rivolge, il “prodotto gioco” si svilupperà in modo più efficace (seguendo le “leggi del mercato”!).
Lo sviluppo di questo settore e delle rispettive aziende (la quotazione in borsa del titolo Lottomatica è una delle poche che segna un costante aumento positivo!) è notevole, tant’è che: “Bwin (tra le ultime arrivate nel business del gioco), in questo senso, porta avanti da anni una politica sempre molto attenta agli sviluppi dell’industria del gioco non solo entro i confini nazionali… Bwin.it ha rilasciato le nuove app. (programmi operativi – Ndr) per le scommesse che consentono di giocare e puntare da un’apparecchiatura mobile (cellulari, Tablet ecc…) sulle piattaforme iOS (iPhone, iPad, iPod) e Android – rendendo così – …disponibili scommesse antepost, scommesse singole e multiple e la più ampia proposta di scommesse live. Utilizzando al meglio le tecnologie presenti nel settore informatico e televisivo, così sostiene intervenendo Paolo Di Feo (amministratore delegato di Bwin Italia, azienda tra le più attive al mondo nell’industria del gioco):… l’utente può, infatti, seguire in tempo reale l’evento sportivo e piazzare la propria scommessa fino all’ultimo secondo.”
Dal cellulare è disponibile dunque la medesima offerta per giocare come dal computer di casa sui siti online. In coerenza con quella tradizione che sostiene come la pubblicità sia “l’anima del commercio”, abbiamo oggi nel nostro paese un canale televisivo dedicato esclusivamente alla promozione e sviluppo del gioco on-line (PokerItalia24, un canale in digitale e satellitare).
Secondo l’amministratore delegato di Bwind.it “Sono stati fatti grandi passi ma i margini di crescita sono enormi … nell’attuale palinsesto di gioco presente in Italia, sono convinto che debba essere accresciuto dall’apertura del virtual betting e degli slot on line, per cui ancora, esistono limitazioni sul piano normativo». Uno dei temi più discussi, soprattutto dalla community del poker on line è quello ci un’esigenza sempre più pressante di passaggio dalla liquidità esclusivamente italiana a quella internazionale. «Un tema — sottolinea Di Feo — che forse non rappresenta il cuore delle aziende. Posso comprendere il punto di vista dei giocatori, ma è sui prodotti che sono convinto si debba rimanere concentrati. In questo senso si avverte forte l’esigenza di uno Stato che studi normative spendibili a livello europeo… ”. Nella analisi dell’amministratore di Bwind si afferma che in questo campo l’Europa è in fase di stallo e ogni Paese porta avanti la sua industria del gioco con regole fiscali diverse tra Stato e Stato. «Nel caso si arrivasse a regole comuni sul gambling — conclude Di Feo — l’industria italiana sarebbe costretta a crescere.”; che si arrivi a normative comuni è quello in cui spera l’amministratore delegato di Bwind, anche se confessa che “… è difficile arrivare a leggi comuni, vedo prevalere sempre singole logiche. Oggi, l’idea che si possa arrivare, ad esempio, a un mercato unico e uniforme tra Francia, Spagna e Italia, mi sembra affascinante, da studiare, ma lontano da un’effettiva realizzazione».
http://temi.repubblica.it/repubblica-rapporti-affari-e-finanza/category/giochi-e-scommesse/-/ma-l%E2%80%99industria-del-gioco-e-una-babele-l%E2%80%99europa-cerca-un-mercato-unico/
Standard e Poor’s investe sul gioco
Nonostante la crisi stia pervadendo e tagliando sempre più le economie dei paesi a capitalismo sviluppato notiamo che, grandi gruppi finanziari (e non solo…) “giocano” allegramente sulle disgrazie altrui. Tra
questi troviamo anche alcuni soggetti ben noti per aver rovinato con i loro rating le economie di interi paesi. “La crisi fa bene ai giochi anche Standard & Poor’s scommette su Lottomatica” titola Affari Finanza del 4 giugno (vedi http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/06/04/la-crisi-fa-bene-ai-giochi-anche.html)
L’interesse di Standard e Poor’s non si limita solo alle scommesse ma si estende anche ad altro. Un esempio ci viene da una operazione speculativa, “mascherata” sui cambi e sull’altalena del cambio tra euro e dollaro.
Nonostante l’azienda Lottomatica operi principalmente in dollari, l’attuale debolezza dell’euro può rappresentare un altro fattore positivo. Per il 2012 la società romana ha messo a budget un cambio di 1,35 e per ogni centesimo in meno rispetto a questa stima il gruppo dovrebbe guadagnare un milione di margine lordo in più. Nel primo trimestre il concambio medio euro dollaro è stato di 1,33 e tra aprile e giugno dovrebbe essere ancor più favorevole. I “guadagni”, per Lottomatica, dunque si realizzeranno sul differenziale di -2 cent
L’appetito vien mangiando, dice un’antico detto e allora – facendosi forza di un altro detto popolare – “piatto ricco mi ci ficco”!!!
Su questa vicenda, considerato sia il progressivo sviluppo del settore (il quale sembra che non avverta la crisi globale in atto), sia le enormi somme impiegate per un possibile guadagno/investimento/profitto, intervengono con comportamenti diversi, ma poi non tanto dissimili, anche “istituzioni” di diverso genere e storia.
Enti locali e gioco d’azzardo.
Dopo la notizia riguardante l’interesse alle scommesse da parte di un “gigante” della finanza globalizzata come la Standard & Poor’s, pare che ora della partita voglia far parte anche l’associazione Legautonomie (Legautonomie è un’associazione di comuni, province, regioni, comunità montane), cioè una notevole struttura istituzionale.
In occasione del seminario: “Diffusione del gioco d’azzardo nei territori urbani” che Legautonomie e Agenzia Dire, hanno organizzato a Roma, lunedì 25 giugno, nella sede della Provincia di Roma, il presidente nazionale di Legautonomie e sindaco di Pisa Marco Filippeschi dichiara che: “Servono provvedimenti urgenti”.
Ciò viene spiegato dallo stesso Filippeschi: “Nella bozza di legge delega sulla riforma fiscale sono previste misure volte a tutelare i minori dalla pubblicità dei giochi e a disciplinare opportunamente l’ubicazione dei locali adibiti a giochi sul territorio. E’ chiaro che questa norma di principio generale dovrà tradursi in concreti poteri regolamentari a disposizione delle amministrazioni locali. Siamo di fronte ad un paradosso: da un lato gli enti locali devono garantire la sicurezza urbana, e tenere in considerazione la libertà d’impresa, dall’altro non hanno alcun potere né d’indirizzo, né regolativo, né ispettivo. I comuni pagano solo le ricadute, soprattutto quelle sociali”.
Viene altresì chiesta anche una modifica della Legge quadro sulla sicurezza sociale, la n.328 del 2000, per poter disporre dei poteri necessari ad attuare misure di tutela degli interessi generali delle collettività.
In questo seminario dov’erano presenti anche: Achille Variati, sindaco di Vicenza; Maurizio Fiasco, sociologo esperto della Consulta nazionale antiusura e consulente di Legautonomie; Attilio Simeone, avvocato e coordinatore nazionale del “Cartello Insieme contro l’Azzardo”; Anna Miotto, membro della commissione Affari sociali della Camera, sono emersi diversi dati sulla diffusione del gioco (d’azzardo) e sui possibili effetti di una sua ricaduta con caratteristiche socio-sanitarie.
Ma la Legautonomie non pare essere sola nell’evidenziare il fenomeno. La regione Emilia-Romagna, colpita ora da un devastante terremoto naturale, è anche interessata da tempo da un altro, in questo caso, molto diverso “terremoto” di ordine sia economico che sociale, sembra sempre più somigliare a Las Vegas e la città di Modena come Nova Gorica, sede del più grande casinò d’Europa.
Gli emiliani amano il gioco d’azzardo. È il gioco offerto dallo Stato. Dopo Lombardia e Lazio, è la terza regione in cui i video slot (quei videogiochi che si trovano in bar, tabaccherie, pub o in appositi casinò slot) fagocitano più denari. Secondo i dati dei Monopoli dello Stato, a febbraio 2012 in regione sono stati giocati oltre 331 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 90 milioni spesi per i giochi a distanza, cioè i poker online. In totale si superano 420 milioni giocati in un solo mese. Modena occupa la tredicesima posizione per giocate, secondo i dati sul 2011. Si piazza dopo Milano e molto prima di Roma, Napoli e Torino, città ben più popolose. La stima procapite è di 1224 euro, le giocate complessive pari a 799milioni nel solo anno passato. Quattro province emiliano romagnole tra le prime 15 classificate in questo speciale elenco dell’azzardo.
Dati che raccontano una realtà insidiosa, fatta di dipendenza e business dorati per le mafie. Tabaccherie, bar, locali di ogni genere trasformati in piccoli casinò. Passiamo dalla “…bell’Epoque è finita”, all’epoca del gioco diffuso, possibile in ogni dove, e visto come unica salvezza alla mancanza di certezze economiche.
Stante l’enorme diffusione del fenomeno, che mette in risalto come siano 3 milioni gli italiani a rischio patologico, sui 15 complessivi, che abitualmente giocano d’azzardo. Per far fronte a ciò, la camera parlamentare ha presentato un disegno di legge che prevede, tra le varie linee guida:
– l’inserimento della ludopatia (dipendenza psichica dal gioco, paragonabile a una tossicodipendenza. ndr), tra le malattie per cui è previsto l’intervento della sanità pubblica;
– la facoltà per i sindaci di vietare l’apertura di sale da gioco in luoghi sensibili (ad es. vicino a scuole o luoghi frequentati da giovani o giovanissimi);
– un controllo più efficace del denaro impiegato per le scommesse;
– misure di prevenzione e di ordinamento sugli spot, sui media, oltre che l’accesso dei minori ai giochi con vincite in denaro. Si cerca così di tentare un possibile intervento su una vicenda che sta assumendo prospettive di crescita che presenta una difficile gestione e comprensione.
Sono, infatti, 400mila gli apparecchi automatici, 14mila le agenzie di raccolta delle scommesse.
La speranza di un’“alea” (dal Devoto Oli: alea = quel grado d’incertezza economica che è implicito in tutti i contratti. Ndr), in giocate effettuate nelle slot situate presso bar, ristoranti, alberghi e negli uffici postali, ci dice che nel 2012 nelle abitazioni, divenute terminali di sistemi informatici di azzardo on line, si consumeranno oltre 20 miliardi di euro. (fonte Agenzia Dire: http://www.dire.it/HOME/focus_.php?c=44868&;m=3&l=it)
Operai, pensionati, studenti. Il settore affascina, e cattura laddove l’insicurezza economia e sociale è maggiore. Soprattutto in tempi di crisi, che non sembra avere rallentato le giocate.
Nel 2011 l’Amministrazione Monopoli di Stato ha raccolto 79 miliardi di euro, più 30 per cento rispetto al 2010. Di questa somma allo Stato sono rimasti 8,7 miliardi. Una cifra spaventosa che non lascia indifferenti i clan mafiosi. In prima linea c’è la ‘ndrangheta. A seguire clan dei casalesi e Cosa nostra. I clan della mafia calabrese gestiscono il settore delle videoslot in maniera capillare. Non i bar, ma le società che noleggiano e offrono la materia prima, i giochi. Dalla Calabria alla Lombardia, passando da Emilia Romagna, Lazio, Piemonte e Liguria, i boss in giacca e cravatta aprono imprese e costruiscono vere e proprie holding familiari basate sul business del gioco d’azzardo legale. È una rete di complici che ha portato i padrini della ‘ndrangheta padana a diventare dei veri esperti nel settore. http://lombardia.indymedia.org/node/46426
Ma, gli Enti Locali ed i Sindaci non sono i soli, oltre alle agenzie di “rating” internazionale, si è affacciato un altro “pretendente”, e questo è sicuramente più vorace e anche oltremodo pericoloso e prepotente!! La criminalità organizzata. “Le cosche calabresi giocano al Superenalotto per riciclare il denaro del narcotraffico” è il nodo di una inchiesta curata da “Il Fatto quotidiano”.
Ulteriori conferme ci vengono da vari dossier e inchieste oltre che da una relazione della Procura nazionale antimafia (che segnala una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale, e quindi di controllo dei “punti vendita” dove si effettuano le scommesse.
In questa relazione si afferma che: “Anche le sale Bingo rappresentano un settore di grande interesse per la mafia che mira a infiltrarsi nelle società di gestione delle stesse”. La tecnica è quella del prestanome usati dai clan, i quali comprerebbero sale Bingo a prezzi maggiorati, per riciclare denaro, e per rientrare dei costi truccando macchinette e postazioni di poker online.
Un affare quello delle videoslot che i clan portano avanti grazie anche vicinanze con esponenti della politica e con funzionari delle concessionarie stesse.
“…la sala giochi porta una media di soldi di 6/7mila euro al mese. Stiamo parlando di slot… -170 macchine complete sarebbe a dire 2500 euro più Iva senza mettere i modelli e né niente…” (da una intercettazione. NdA).
Da questa relazione emerge il ruolo di un potente boss della mafia legato ad imprese che operano nel settore giochi. Il progetto era quello di ottenere la concessione dei Monopoli, per diventare direttamente concessionario di licenze, e investire nelle sale Bingo. Un progetto ambizioso, possibile con conoscenze politiche e imprenditoriali.A scriverlo è la Procura nazionale antimafia nella relazione del 2011 (http://lombardia.indymedia.org/node/46426).
La quadratura del cerchio
Il cerchio è così completo! Speculatori internazionali (agenzie di rating tipo Standard’s&Poor); istituzioni statali e locali (legalizzazione con apposite leggi del gioco d’azzardo); organizzazioni criminali (mafia,’ndrangheta e bande malavitose locali), competono e si accordano tra loro per realizzare il miglior profitto a scapito dei malcapitati (inconsapevoli?) giocatori.
A noi non resta che rivolgersi a un’Asl lungimirante, nel caso fosse riconosciuta la “malattia”, per ottenere coerentemente al riconoscimento di questa patologia oltre a qualche giorno di “malattia” anche una “indennità di accompagno”.
Dunque non è illegale ciò che danneggia la salute e le risorse dei cittadini, ma solo ciò che lo fa senza produrre profitto per lo Stato, le strutture del capitale finanziario e la criminalità organizzata. Siamo sempre più convinti che sulla legalità occorre portare a fondo una discussione che lascerebbe senza lavoro tanti “custodi e santoni” della legalità stessa.
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