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Che farà la Bce?

Le sparate dei giornali su possibili “acquisti illimitati” di titoli di stato dei paesi ad alto spread, infatti, mettono Draghi nella condizione antipatica di “dover” fare quello che è stato annunciato oppure, prendendo decisioni meno “forti”, di “deludere” i mercati e di creare quindi sommovimenti indesiderati (per esempio un violento innalzamento degli spread sui titoli italiani e spagnoli).
Una breve rassegna delle ippotesi in campo.

Draghi userà le maniere forti
Merkel e Weidmann contrari. Ma non dovrebbero porre ostacoli seri; salterebbe tutto

Tommaso De Berlanga

Il giorno della verità è oggi, ma qualche media prova sempre ad anticipare lo scoop. E ieri è toccato a Bloomberg Tv – parte del conglomerato di proprietà del sindaco di New York – che avrebbe ricevuto la confidenza decisiva da due funzionari di Francoforte: il «piano anti-spread» elaborato da Mario Draghi, secondo quanto appreso, consisterebbe in «acquisti in quantità illimitata» di titoli di stato dei paesi che ne faranno richiesta.

Naturalmente l’ipotesi trova contrarissima la Bundesbank tedesca, il cui governatore, Jens Weidmann, nella riunione del direttivo della Bce fissato per stamattina dovrebbe oggi votare contro una simile decisione. Anche Angela Merkel ha fatto circolare le sue perplessità, affidandole però a frasi riportate da un paio di parlamentari del suo partito, la Cdu. Nel corso di una riunione a porte chiuse, secondo Norbert Barthle, la cancelliera si sarebbe detta disposta ad «accettare» soltanto un piano di acquisti limitato e temporaneo. Ovviamente senza alcuna possibilità di allentare il controllo sul «rispetto degli impegni» presi dai paesi che verranno beneficiati dalle mosse della Bce.

Ma i dettagli del «piano», sia pure in termini generali, sembrano tali da non terrorizzare affatto la Germania. Gli acquisti «illimitati» avverranno soltanto su titoli a breve scadenza, massimo due o tre anni. Questo esclude che la Bce possa essere considerata «creditore privilegiato» rispetto a investitori privati, se per caso lo stato che ha emesso quei titoli dovesse fare bancarotta. È un dettaglio che dovrebbe tranquillizzare, appunto, i grandi investitori istituzionali.

In secondo luogo, la Bce vuole «sterilizzare» gli effetti potenzialmente inflazionistici di questi acquisti. Anche se Draghi, due giorni fa, aveva dichiarato al Parlamento europeo di considerare i titoli a breve alla stregua di «massa monetaria» circolante, un acquisto è comunque creazione di moneta. La «sterilizzazione» comporta dunque operazioni di drenaggio della liquidità circolante di importo approssimativamente uguale a quello degli acquisti di titoli. E qui la dimensione ha una certa importanza, perché il drenaggio non può essere «illimitato».

Il terzo punto riguarda le ormai famose «condizionalità» poste agli stati che vorranno essere aiutati tramite l’acquisto di bond. La Bce potrebbe fermare gli acquisti o, peggio, rimetterli in vendita se uno Stato non rispetterà gli impegni. Questa è una spada di Damocle che, fra l’altro, «sterilizza» la possibilità che un nuovo governo – in qualsiasi paese – possa decidere di ricontrattare le condizioni firmate dal predecessore.

La decisione è comunque attesa con grande tensione. Il presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, presenzierà alla riunione del Direttivo (cui è comunque invitato di diritto) illustrando «l’analisi» del suo ufficio «sulla situazione economica e finanziaria dell’Eurozona».All’interno del board della Bce gli schieramenti vengono ricostruiti secondo le appartenenze e le necessità nazionali. Quindi i banchieri centrali «meridionali» (a cominciare da Spagna e Portogallo, ma anche la Francia) assolutamente favorevoli ad operazioni di grandi dimensioni; e i «nordici» (Germania, Olanda, Finlandia, ma anche Belgio) in qualità di frenatori. Mario Draghi viene invece descritto come un vero presidente «super partes», a preoccupato di poter agire nelle dimensioni e con la radicalità che la situazione richiede.

La reazione dei mercati è sembrata in linea con queste notizie. Gli spread dei Btp italiani e dei Bonos spagnoli nei confronti dei Bund tedeschi è crollato ai minimi da molti mesi a questa parte (409 per i Btp, sotto i 500 gli spagnoli). Un’asta di titoli tedeschi non ha ricevuto richieste sufficienti a coprire tutta l’offerta (di 5 miliardi). Le cause sono intuibili: il tasso di rendimento offerto – 1,42% – è davvero bassino, anche se identico a quello dell’asta precedente. Se la Bce impugna davvero il bazooka da domani quei soldi potranno essere più profittevolmente investiti su altri titoli. Ridurre lo spread, in altri termini, significa avvicinare le condizioni di rifinanziamento dei debiti statali. Se funziona, i «Piigs pagheranno interessi un po’ più bassi, e i virtuosi tedeschi o olandesi un po’ più alti.

Sgradevole, certamente, ma non mortale…

da “il manifesto”

Scudo anti-spread: per Draghi il giorno più lungo. La Bce svela il piano di salvataggio dell’euro

di Antonio Larizza Quella di oggi potrebbe essere una giornata di svolta per il piano anti-spread di Mario Draghi. Nelle prossime ore la Banca centrale europea potrebbe rendere pubblici i dettagli tecnici sulle misure messe a punto per contenere gli spread nell’eurozona. Il piano di interventi calmieranti sui titoli di Stato sarà infatti discusso oggi, in una riunione chiave del Consiglio direttivo della Bce.

Operazioni monetarie decisive
Secondo le indiscrezioni raccolte dalle agenzie interrogando «due banchieri centrali a conoscenza dei piani», l’operazione è stata battezzata «Monetary outright transactions», letteralmente «Operazioni monetarie decisive». Indiscrezioni pubblicate alla vigilia del direttorio della Bce, dopo due giorni in cui le ipotesi su un nuovo piano di acquisti di bond sono state rilanciate da una audizione ad parlamento europeo di Draghi. Audizione a porte chiuse i cui contenuti, non ufficiali, sono in parte trapelati.

Acquisti «illimitati» e «sterilizzazione»
Il presidente Mario Draghi si sarebbe orientato ad elaborare un meccanismo di interventi che prevederebbe acquisti «illimitati» di titoli sovrani da parte della Bce, sebbene compensati con interventi di «sterilizzazione» volti a evitare storture ed eccessi dell’offerta complessiva di liquidità.

Si discute sull’ipotesi di porre un tetto agli acquisti
La decisione finale potrebbe però essere più articolata. Nelle ultime ore, tra le ipotesi sul tappeto, è emersa anche quella di porre un tetto (segreto o pubblico) per delimitare la capacità di interventi sui debiti sovrani da parte dell’organismo della Bce. Secondo Bloomberg, invece, non ci sarà alcun tetto: «il piano non prevede tetti ai rendimenti e sarà focalizzato sui bond governativi a breve, con scadenze fino due-tre anni», si legge in una nota.

Presente anche Olli Rehn
A partecipare insieme a Juncker all’incontro di oggi del direttorio della Bce ci sarà anche il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. Il responsabile di Bruxelles – che dispone di un invito permanente alle riunioni del board pur senza potere intervenire nelle decisioni di politica monetaria – aveva già preso parte alla riunione del 2 agosto.

La Merkel raffredda gli entusiasmi
La riunione di domani non sarà una passeggiata per la presidenza Draghi, tanto più che da esponenti vicini al governo tedesco sono giunti segnali su un appoggio solo «condizionato» alle manovre che la Bce avrebbe allo studio. Michael Fuchs, parlamentare vicino alla cancelliera Angela Merkel, ha avvertito che Berlino si opporrebbe a acquisti «eccessivi» di bond, lasciando trapelare una sua contrarietà verso il concetto di «acquisti illimitati» che invece sembra tanto piacere ai mercati. Questo dopo che già da settimane a frenare l’interventismo della Bce è stata soprattutto la componente teutonica del direttorio, capeggiata da Jens Weidmann, il governatore della Bundesbank.
Lo spread scende a quota 400
Sebbene per ora restino solo delle ipotesi, i dettagli del piano Draghi e la sua propensione a procedere ad acquisti di bond hanno già avuto effetti positivi sugli spread di Italia e Spagna. In particolare, ieri, lo spread tra Btp italiani a 10 anni e titoli tedeschi è arrivato a scendere fino a 402 punti base.

L’asta flop in Germania aiuterà Draghi?
Sulla scadenza degli spread a 10 anni calo è stato favorito anche da un inconsueto smacco della Germania ad un’asta di collocamento: ieri l’asta di Bund si è rilevata un flop, con la domanda che non ha superato l’offerta. Alla vigilia di possibili decisioni rilevanti da parte della Bce, quindi, molti investitori hano ritenuto rischioso esporsi agli elevati prezzi (e bassi rendimenti) dei Bund. E questo potrebbe indurre Berlino ad ammorbidire la sua posizione sulle misure proposte da Draghi.

L’intervento sui tassi: verso un nuovo taglio?
Domani il Consiglio della Bce potrebbe anche valutare l’opportunità di modificare i tassi di interesse dell’area euro, tagliati nel luglio scorso al minimo storico dello 0,75 per cento. La riunione di inizio mese solitamente è proprio dedicata alle decisioni sul costo del danaro, che verranno comunicate alle 13,45.

da Il Sole 24 Ore

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