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Mercati manipolati, più che un sospetto

Vi proponiamo perciò un pezzo esemplare di giornalismo economico, che arriva direttamente dal quotidiano di Confindustria.
Le questioni sono poste con molta nettezza, anche se in modo necessariamente limitato, dentro un articolo: le agenzie di rating comunicano i loro giudizi agli Stati interessati dodici ore prima della comunicazione ufficiale ai mercati )che avvengono quasi sempre a mercati chiusi). Ma pochi minuti dopo ognuna di queste comunicazioni “riservate” parte un’ondata di vendite dei titoli pubblici interessati.
Ovvia la conslusione: dall’interno dei governi parte la “soffiata” verso operatori “amici” (che magari gestiscono il portafoglio titoli di qualche ministro) che possono così acquistare o vendere titoli prima che il prezzo di modifichi verso l’alto o il basso. Movimenti che avverebbero comunque, di lì a qualche ora, ma che – messi in moto da pochi soggetti che hanno in tasca un vantaggio informativo – procurano grossi guadagni per pochi.
La seconda questione, sicuramente più importante, è l’opacità dei mercati “non regolamentati”. Quelli veri, dove avvengono la maggior parte delle transazioni.
Naturalmente non è questione di regole, ma di “sistema”. L’articolo è comunque denso di informazioni essenziali.

Rating, ecco le sospette manipolazioni

Morya Longo Sarà un incredibile fiuto. Forse una “magica” dote di preveggenza. Oppure solo casualità. Sta di fatto che sui mercati finanziari sembra che qualcuno riesca spesso a intuire, con almeno mezza giornata d’anticipo, l’arrivo di un declassamento di rating a qualche Stato europeo. È successo anche mercoledì scorso, quando Standard & Poor’s ha bocciato a sorpresa la Spagna portando il suo rating a «BBB-»: la notizia è arrivata ufficialmente alle 22,52, ma i rendimenti dei titoli di Stato spagnoli avevano iniziato a salire già dalle 13,59. Evidentemente la sorpresa non era tale per tutti.
Qualcosa di simile era accaduto il 13 gennaio, quando a essere declassate furono Italia, Francia e Spagna: la notizia arriva alle 22,44, ma già nel pomeriggio il mercato la annusava. Su questa vicenda la Consob sta già indagando. Ma i “visionari” hanno dato il meglio di sé anche in altre occasioni: per esempio il 13 giugno e il 26 aprile, giorni in cui è ancora la Spagna a essere declassata. Il film è lo stesso: il mercato “inspiegabilmente” reagisce prima della notizia.
È vero che questi movimenti in anticipo possono essere casuali: spesso dipendono da altre notizie. Eppure un motivo quantomeno per preoccuparsi c’è: per effetto di un regolamento comunitario del 2009, le agenzie di rating sono infatti obbligate a comunicare ai Governi con 12 ore di preavviso la notizia di un cambio di giudizio. Insomma: se uno dei colossi del rating decide di declassare uno Stato, il Governo di quel Paese viene informato privatamente mezza giornata prima. La notizia, seppur riservata, inizia dunque a circolare in una platea potenzialmente vasta. Siccome ogni ministro ha qualche compagno di partito, ogni compagno di partito ha qualche amico, e ogni amico ha qualche altro amico, la domanda è lecita: possibile che per questa norma che prevede il preavviso si crei qualche “fuga di notizie”? Possibile che questo causi qualche manipolazione del mercato? Possibile che qualche amico di amico ne approfitti, a scapito di risparmiatori e investitori? La risposta è impossibile da dare, ma «Il Sole 24 Ore» è in grado di documentare qualche esempio in cui almeno il dubbio è lecito.

Mercati «visionari»

Mercoledì scorso alle 22,52 Reuters batte per prima la notizia: «Standard & Poor’s abbassa il rating della Spagna a BBB-». Questo significa che 12 ore prima l’agenzia aveva informato il Governo spagnolo, come prevede la normativa. Sarà un caso ma all’ora di pranzo, un paio di ore dopo questa comunicazione “riservata”, i titoli di Stato iberici cambiano rotta: come se improvvisamente abbiano “annusato” una notizia che nessuno – tranne S&P e il Governo spagnolo – doveva conoscere. La giornata era infatti iniziata bene: fino alle 13,50 il rendimento dei titoli di Stato spagnoli a 10 anni stava scendendo. Questo significa che durante la mattina gli acquisti erano forti. Poi, alle 14,00, la musica cambia: le vendite prevalgono e il rendimento sale dal 5,77% al 5,83% delle 17,21.
«Il Sole 24 Ore» ha chiesto a vari addetti ai lavori se quell’improvviso cambio di direzione possa essere motivato da qualche notizia del pomeriggio: nessuno è stato in grado di dare una giustificazione. Possibile dunque che la motivazione sia da cercare dietro le quinte? Cioè che qualcuno abbia saputo prima di tutti gli altri che stava per arrivare un declassamento? Mistero.
E misterioso è anche il caso del 13 giugno. Quel giorno, alle 22,35, è Moody’s a declassare la Spagna a «Baa3». E anche quel giorno il rendimento dei titoli di Stato spagnoli, che aveva iniziato la seduta in calo, improvvisamente inverte la rotta: dalle 11 del mattino circa inizia a salire, con uno sprint più forte dalle 14. Morale: dal 6,668%, il tasso d’interesse balza al massimo del 6,784%.
Idem il 26 aprile. Alle 23,05 Standard & Poor’s annuncia il declassamento delle Spagna e alle 11 della mattina i rendimenti dei Bonos accelerano verso l’alto. È vero che avevano preso la strada del rialzo prima delle 11,00. Ma è da quell’ora che accelerano: dal 5,794% il rendimento sale al 5,879% del primo pomeriggio. Per poi chiudere al 5,84%.
Anche queste sono tutte casualità? Possibile. Ma il dubbio resta: perché le casualità vanno sempre nella direzione che, col senno del poi, si rivela giusta?
C’è poi il caso dell’Italia. Quello clamoroso è il declassamento del 13 gennaio, su cui la Consob ha aperto un’inchiesta per verificare se ci siano stati effettivamente abusi di mercato. In effetti la notizia della bocciatura, arrivata in tarda serata, era già di dominio pubblico dal pomeriggio. Addirittura era stata anticipata da un giornale francese, con ovvie conseguenze sui mercati finanziari.
Meno evidente, ma sempre “curioso”, il movimento dei BTp del 13 luglio scorso. All’1,29 del mattino Moody’s annuncia il declassamento a «Baa2», ma il rendimento dei BTp decennali saliva già il giorno precedente. Qui il movimento è però meno anomalo: il rendimento aveva iniziato a lievitare già in mattinata, con un balzo vistoso prima delle 13,00. Dunque prima delle 12 ore di preavviso.

La trasparenza che non c’è

Ovvio che non esista alcuna prova per pensare che qualcuno possa avere abusato di informazioni riservate. Ovvio precisare che i movimenti sui mercati sono causati da innumerevoli ragioni, per cui è impossibile a volte capirne la logica. Ma il problema resta: il fatto che 12 ore prima dell’annuncio di un declassamento venga informato il Governo interessato crea in ogni caso un potenziale caso di fuga di notizie. Insomma: crea un potenziale “regalo” a quella stessa speculazione che la normativa vorrebbe combattere.
La logica del preavviso è chiara e per molti versi condivisibile: le agenzie di rating comunicano ai governi la notizia del declassamento per permettere loro di gestire al meglio la comunicazione dell’evento (spesso traumatico) e per evitare eventuali errori di valutazione. Ma in ogni caso, e a prescindere da come siano andati i fatti, tutto questo mette in evidenza due problematiche concrete. Innanzitutto quella dell’asimmetria informativa. Quando a conoscere una notizia riservata è un pubblico troppo vasto, è difficile che l’informazione resti riservata. Questo potenzialmente permette ad alcuni di approfittarne, a scapito di tutti gli altri che non ne sanno nulla.

C’è poi il problema della trasparenza di mercati ormai in gran parte fuori da Borse regolamentate. Se ci sia o meno una manipolazione del mercato (reato penale) dovrebbero essere le autorità di vigilanza ad accertarlo. Ma come fanno se i mercati obbligazionari, e da qualche anno anche quelli azionari, non sono concentrati su Borse regolamentate? Come fanno se il 60% circa degli scambi su titoli di Stato è fuori da listini ufficiali e dunque totalmente privo di trasparenza? Come fanno se sui mercati cosiddetti over-the-counter non si possono conoscere i volumi, gli scambi e tutti gli altri dati fondamentali per capire se sia accaduto qualcosa di anomalo?
Questo è il vero problema: l’occasione, data dall’opacità dei mercati finanziari, fa lo speculatore ladro.

O, più semplicemente, lo speculatore è un ladro come gli altri: gioca sulle informazioni migliori.

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