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“L’oro di Berlino”

La Corte dei Conti tedesca ha chiesto alla Bundesbank di effettuare un accertamento sulle riserve d’oro detenute dalla Germania all’estero. L’obiettivo è quello di capire con precisione l’ammontare e il valore del’oro di Berlino depositato in altri paesi e inventariarle a intervalli regolari. Secono alcune fonti si tratta di circa 3.400 tonnellate di lingotti d’oro, di cui buona parte detenuti all’estero. Le riserve auree tedesche sono seconde nel mondo solo agli Stati Uniti e, dalla fine della Seconda Guerra mondiale, si trovano in buona parte anche nella Federal Reserve di New York, nella Banque de France e nei forzieri della Bank of England. Sono molto importanti perché vengono utilizzate come garanzia in operazioni valutarie.
La Bundesbank si è già impegnata a far rientrare 150 tonnellate di lingotti d’oro nel giro di tre anni dagli Stati Uniti. Secondo la legge tedesca, le riserve auree andrebbero controllate almeno ogni tre anni, ma l’ultima visita dei funzionari della Bundesbank alla Federal Reserve risale al 2007. Una trascuratezza grave, insolita per la Buba, così attenta a rispettare le norme.  È possibile, scriveva ad esempio la Frankfurter Allgemeine, che nel corso degli anni qualche dipendente della Federal Reserve abbia sgraffignato un paio di lingotti. Il controllo del tesoro è sempre stato formale. Nessuno si aspetta che venga realmente pesato lingotto per lingotto. La Germania ha provato a tranquilizzare sia i partner economici che i rumors nei mercati finanziari ed ha comunicato di non essere minimamente preoccupata sulla sicurezza dei depositi all’estero. Insomma, nessun problema ma senza dubbio maggiore attenzione a un valore di riserva da 143 miliardi di euro. Tuttavia, in uno scenario ipersensibile come quello dell’economia alle prese con la crisi, più di qualcuno si sta interrogando sulla decisione tedesca. 

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