Le cattive notizie sul fronte del potere d’acquisto di lavoratori, pensionati, disoccupati non arrivano solo dai provvedimenti emanati dal governo centrale. Anche gli enti locali (regioni,comuni) hanno messo mano alle addizionali all’Irpef. Le buste paga di dicembre lo hanno già verificato ma nel 2013 sarà ancora peggio. Oltre amaggiori addizionali Irpef, il 2013 porterà anche ulteriori rincari, a livello di fiscalità locale, come la Tares, la nuova tassa su rifiuti e servizi, che sostituisce le attuali forme di imposizione sui rifiuti, vale a dire la Tarsu e la Tia, nei comuni che l’hanno adottata. Tra riduzione dei trasferimenti centrali dallo Stato, i tagli legati alla spending review e patto di stabilità, gli enti locali si sono trovati di fronte all’imposizione di ridurre i servizi e di agire, aumentandola, sulla leva fiscale. E’ andata così con l’Imu, è andata così con l’Irpef comunale (un sindaco su tre ha elevato le aliquote dell’Irpef locale, con oltre 200 municipi che hanno introdotto l’addizionale proprio quest’anno), andrà così con la Tares, che i Comuni aumenteranno per la copertura dei servizi indivisibili. Nella Legge di Stabilità era previsto un contentino di 150 euro di maggiore detrazione per i figli a carico, ma il combinato disposto degli aumenti delle tasse locali se l’è già pappato tutto. Un dossier sui rincari complessivi di beni, servizi, imposte elaborato oggi dal quotidiano La Repubblica, afferma che nel corso del 2012 il carovita ha sottratto una media di 2mila euro in più a famiglia. Ma occorre anche tenere conto dell’effetto lungo degli aumenti delle tariffe dei servizi. Secondo l’Ufficio studi della CGIA, negli ultimi 10 anni (2002-2012): l’acqua è aumentata del 71,8%, il gas del +59,2%, i rifiuti del +56,3%, i trasporti ferroviari del +47,8%, i pedaggi autostradali del +47,6%, i trasporti urbani del +46,2%, l’energia elettrica del +41,8%, i servizi postali del +28,1%. Solo i servizi telefonici hanno registrato una contrazione del 7,5%, mentre l’inflazione è cresciuta del 24,5%. Intanto l’Istat rende noto che oltre 2,6 milioni di lavoratori dipendenti aspettano ancora il rinnovo contrattuale e che l’attesa per chi ha il contratto scaduto è salita a quasi tre anni. Ma è un recente rapporto sull’Ocse a ricordarci che i lavoratori italiani sono tra i meno pagati dei paesi industrializzati nonostante un orario di lavoro più lungo. Un lavoratore italiano lavora in media 1.802 ore l’anno (38 di più della media Ocse e 372 più di un lavoratore tedesco) ma guadagna in media 23.406 euro lordi l’anno, un lavoratore tedesco ne guadagna 41.100. Peggio stanno solo i lavoratori portoghesi (17.000 all’anno), sloveni e slovacchi. E vengono a parlarci di aumenti della produttività?
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
morlia
Lo spettro della Grecia si avvicina altro che ‘crescita’!