La cadenza dei dati Istat è mensile e rischia di diventare ripetitiva, visto che la crisi si aggrava e le politiche di “rigore” messe in atto tutto possono fare meno che migliorare l’occupazione, Anzi…
A dicembre 2012 gli occupati “ufficiali” sono 22 milioni 723 mila, in diminuzione dello 0,5% rispetto a novembre (-104 mila) e dell’1,2% su base annua (-278 mila). Il calo dell’occupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.
Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, diminuisce di 0,2 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 0,6 punti rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 875 mila, registra un lieve aumento (+4 mila) rispetto a novembre. La differenza tra posti di lavoro persi (104.000) e i pochi disoccupati in più (4.000) si spiega con il raggiungimento dell’età pensionistica. Molti lavoratori sono dunque – e nonostante la riforma Fornero – ancdati in pensione, ma non sono stati sotituiti da nuove assunzioni. Su base annua la disoccupazione cresce del 19,7% (+474 mila unità), l’aumento interessa sia la componente maschile sia quella femminile.
Il tasso di disoccupazione si attesta perciò all’11,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a novembre e di 1,8 punti nei dodici mesi.
Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 606 mila e rappresentano il 10,0% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,6%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di 4,9 punti nel confronto tendenziale. Il lieve calo della disoccupazione giovanile in dicembre, dunque, è probabilmente attribuibile ai cosiddetti “fattori stagionali”. Sotto Natale, infati, aumentano i lavori temporanei nelle catene commerciali, nella ristorazione o nell’alberghiero, ecc.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,6% rispetto al mese precedente (+81 mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in crescita di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e in diminuzione di 0,6 punti su base annua. E’ il dato forse più preoccupante, perché il numero degli inattivi era storicamente in diminuzione per fattori anagrafici (ci sono molti più anziani che escono dall’età lavorativa 15-64 che non giovani che vi entrano). Il fatto che invece ora stiano aumentando significa che anche tra gli “anziani” in età da lavoro – e che non possono perciò ancora accedere alla pensione – sta aumentando la disoccupzione. E questi non hanno alcune speranza di trovare un lavoro “vero”.
Il rapporto Istat: Le serie storiche: 201212_serie_storiche_copy.xls194.5 KB
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