Pagheranno invece, e carissimo, tutti i correntisti ciprioti. Ovvero chiunque sia titolare di un conto in banca. Il governo conservatore e “filoeuropeo” appena eletto sta varando per legge un prelievo forzoso del 9,9% per i conti correnti sopra i 100.000 euro e del 6,75 per quelli al di sotto di tale soglia.
Ma la bozza di legge in discussione potrebbe subire importanti variazioni. Il Wall Street Journal riferisce di tre aliquote allo studio: 3% fino a 100mila, 10% da 100 a 500mila euro, e 15% oltre 500mila euro.
Non è un precedente assoluto (fece lo stesso Giuliano Amato, con la “manovra da 90.000 miliardi” di lire, nel 1992, ma con percentuali dieci volte minori) e rende chiaro che non esistono “salvataggi” fatti con denaro altrui. Ogni Stato nazionale viene chiamato a dissanguare innanzitutto la propria popolazione. Fin qui si era proceduto a colpi di “riforme strutturali” sempre identiche: taglio della spesa pubblica, welfare, sanità, istruzione, salari, ecc, che andavano a ridurre in modo diretto o indiretto la capacità di reddito dei singoli cittadini; a partire ovviamente dai più poveri, quelli che già galleggiano a malapena sulla soglia di sopravvivenza e per cui ogni singolo “taglio” rappresenta l’immersione nella povertà.
Ora si è rotto anche il tabù dell’inviolabilità della “proprietà privata” nel più sacro dei luoghi: il conto corrente. Se si tiene conto che qualsiasi occupazione “pretende” il possesso di un conto corrente per l’accredito dello stipendio (il contante ormai viene usato solo nel lavoro nero), abbiamo il quadro del massacro sociale che il governo cipriota sta compiendo per “garantire” la Troika sulla restituibilità del prestito da 10 miliardi.
Gli espropriati saranno “ripagati” con azioni delle banche di cui sono clienti, con nuove emissioni che – di conseguenza – comporteranno una rapida diminuzione di valore degli stessi corsi azionari. Carta invendibile, almeno dell’immediato, al posto di denaro liquido.
Una vera e propria rapina.
Per assicurarsi la riuscita dell’esproprio, naturalmente, il governo ha bloccato anche l’attività delle banche per tutta la giornata di domani (oggi è festa nazionale), impedendo alla gente di correre a riprendersi più soldi possibile (notato anche un bulldozer parcheggiato davanti a una filiale, per riuscire più “convincenti”). Mercoledì mattina tutti si ritroveranno “tosati” di una bella quota dei propri risparmi (compreso l’ultimo stipendio ricevuto).
Nel caso cipriota pagheranno anche i “risparmiatori” o speculatori stranieri – soprattutto russi, e infatti Putin ha subito protestato ad alta voce – che erano stati attirati sull’isola dalle bassissime tasse fatte pagare alle imprese. Gli stessi che hanno reso “ipertrofico” il sistema bancario cipriota, al punto che la ricchezza custodita nelle banche rappresenta ormai oltre l’800% del Pil. Una dimostrazione, anche in questo caso, di come la ricchezza finanziaria non si traduca affatti in “crescita economica”. Anzi, funziona ormai esattamente all’opposto (i rendimenti finanziari sono più alti di quelli garantiti dalla produzione di merci; e soprattutto più rapidi, liquidi, trasferibili in qualsiasi istante: quindi non risulta conveninente “investire” nell’economia reale).
La scelta del prelievo, imposta dalla Troika, non sembra però esser stata gradita dai “mercati”. Incide infatti radicalmente sulla “fiducia” (della finanza, in primo luogo, e dei piccoli risparmiatori solo in secnda battuta) dei proprietari di disporre liberamente dei propri averi. E infatti le borse europee hanno preso immediatamente a scendere, anche velocemente, trasmettendo ovunque la paura di vedere un giorno “amputata” una parte importate delle propria ricchezza individuale. Si chiama “contagio” e corre come il vento.
Le preoccupazioni di Confindustria sono esplicite nel seguente articolo da IlSole24Ore:
Un precedente pericoloso che intacca la fiducia
di Vittorio Da Rold
Lo hanno già battezzato come HSI, “household sector involvement”, il coinvolgimento delle famiglie nel salvataggio cipriota. Intendendo con l’acronimo la partecipazione agli aiuti di Bruxelles per Cipro, che passa anche dal prelievo forzoso sui depositi bancari dell’isola e da un contributo degli obbligazionisti non privilegiati: un terremoto che ha già provocato una corsa ai bancomat, qualcuno addirittura con i bulldozer, per prelevare il più possibile prima della riapertura delle banche martedì, dato che oggi lunedì è festa nazionale, ma che soprattutto rappresenta la fine di un tabù nell’eurozona e un pessimo precedente.
Certo, i principali contribuenti dell’imposta sui conti correnti saranno capitali russi, spesso attratti da una legislazione fiscale generosa (10% l’aliquota per le società che ora salirà al 12,5%) e da una normativa antiriciclaggio molto vaga: ma questi fattori non bastano a fugare i dubbi di una mossa spericolata e destinata a lasciare un segno indelebile tra i risparmiatori, che hanno cuore di coniglio, gambe di lepre e memoria di elefante.
I ciprioti – per salvare il loro centro finanziario ipertrofico pari a 152 miliardi di asset bancari, cioè l’835% del Pil del 2011 secondo l’Fmi – vareranno in Parlamento una tassa una tantum del 9,90% sui depositi superiori a 100mila euro, e del 6,75% per i depositi inferiori a questo ammontare. Ma Bruxelles, per risparmiare 7 sui 17 miliardi complessivi, ha riattivato il rischio contagio nell’eurozona in un momento in cui le banche hanno estremo bisogno di liquidità e i depositi quindi dovevano essere tutelati da prelievi forzosi.
Finora i correntisti erano rimasti esclusi dai costi della crisi dei debiti sovrani, ma ora si ricomincia a ballare e non basterà rassicurare che quello di Nicosia è un caso unico, come venne detto per l’haircut dei bond greci per 100 miliardi di euro. Resta anche il mistero dell’esclusione dal prelievo degli obbligazionisti privilegiati, un passo che non rispetta il principio di equità.
Inoltre non sarebbe stato meglio utilizzare il Fondo salva-stati, l’European Stability Mechanism, che avrebbe consentito di ricapitalizzare le banche cipriote direttamente e spezzare il legame tra banche e i loro governi? E che fine fa la libertà di movimento di capitali nella Ue? Per ora le filiali di banche cipriote in Grecia sono esenti da tassazione. Alcuni si chiederanno perché la fuga di capitali in vista di questi movimenti non sia stata più impetuosa: perché la maggior parte dei depositi bancari ciprioti sono vincolati. A gennaio, secondo la Banca Centrale di Cipro, il deflusso era salito a 1,73 miliardi di euro: in un mese gli istituti dell’isola hanno registrato un calo del 2,5% dei depositi, da 70,1 a 68,4 miliardi di euro. Poca cosa visto che un terzo delle somme depositate nelle banche cipriote sono di non residenti, soprattutto privati e società russe e britanniche attratte da tassazione bassa e legge sul riciclaggio poco severa. Nel suo piccolo Cipro, dove i greci hanno depositi per 2 miliardi, ha provocato un buco di tutto rispetto per un Paese che conta lo 0,2% del Pil dell’Eurozona. Le banche cipriote hanno un ammanco di 10 miliardi di euro, di cui 4 miliardi relativi alla ristrutturazione del debito greco, causa effetto contagio. Ma Bruxelles non ha capito la lezione.
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