La “liberalizzazione”, aumentando la concorrenza porta ad una diminuzione delle tariffe? Falso. Lo conferma un rapporto dell’Autority per l’Energia. Uno dei principali dogmi del liberismo, come prevedibile, si infrange contro la realtà dei fatti e la tendenza naturale dei soggetti privati a fare profitti. A dieci anni dalla liberalizzazione dell’energia e del gas i prezzi di luce e riscaldamento sul mercato libero sono infatti più alti di quelli del mercato tutelato. Gli aumenti sono stati del 12,8% per l’energia elettrica e del 2% per il gas. A questa conclusione è arrivata l’Autorità per l’energia in base a una indagine che ha radiografato i prezzi nel 2011. Già nel corso della relazione annuale del 2012 il garante espresse la “sensazione” che i prezzi del “mercato libero” fossero nettamente più alti di quelli del servizio di maggior tutela (dal quale tutt’oggi si rifornisce oltre l’80% delle famiglie) e così ha disposto un’indagine, i cui risultati, sono stati resi noti in questi giorni. Secondo il dossier dell’ Autority, 224 pagine basate sulle tariffe medie di approvvigionamento, i prezzi pagati dalle famiglie alla fine si sono dimostrati più alti per chi ha scelto di passare al mercato libero, cambiando fornitore, rispetto a quelli applicati a chi è rimasto fedele al vecchio fornitore pubblico le cui tariffe sono decise dall’organismo regolatore. Immediate le repliche di tutti gli ambienti liberalizzatori che da venti anni insistono sulle privatizzazioni come una clava salvifica… dei loro interessi. Ad esempio per il responsabile di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, questa indagine è “parziale, non tiene conto delle offerte commerciali dei privati e poi è un autogol per l’Authority: è come ammettere che la sua azione non serve a niente”. Vera la seconda affermazione, del tutto ideologica la prima.
Nel settore dell’energia la parte del leone la fa ancora l’Enel (che il governo Letta vorrebbe privatizzare del tutto insieme ad Eni) che controlla il 68,7% del mercato, mentre il resto se lo spartiscono nove operatori con quote complessive tra l’1 e il 4%. Secondo il rapport dell’Autority il prezzo medio di approvvigionamento degli operatori privati è risultato essere nel 2011 di 108,61 euro per megawattora contro 96,25 per gli usi domestici e di 105,49 contro 98,97 per gli usi non domestici dell’Enel.
Il rapporto dell’Authority conferma così alcune delle denunce fatte in questi anni. Per l’associazione dei consumatori Aduc, il Garante “ha scoperto quello che tutti da anni sanno e che noi andiamo dicendo e cioè che il mercato dei privati è un ricettacolo di illeciti e truffe con venditori che arrivano alle porte di casa degli anziani e gli fanno firmare contratti assurdi”.
La Nomisma invece rovescia il ragionamento, affermando che “Innanzitutto l’Italia è l’unico Paese al mondo dove esiste ancora il mercato tutelato e quello libero, il primo è nato nel 2000 per accompagnare le liberalizzazioni ma poi sarebbe dovuto sparire e invece così non è andata”. Poi arriva la giustificazione di sempre, secondo cui bisogna considerare “che il 2011 è stato un anno particolare per i prezzi del petrolio” (è sempre un anno particolare, tranne quando i prezzi scendono e questo dovrebbe avere ripercussioni anche sulle tariffe).
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