Non sembra esserci limite al degrado della “borghesia imprenditoriale” italiana. Enrico Bondi, commissario dell’Ilva nominato tempo fa dal governo, ha chiesto al gruppo Riva Fire e ad alcuni esponenti della famiglia Riva un risarcimento danni di 484 milioni di euro. La famiglia avrebbe infatti esercitato l’attività di “coordinanamento e direzione” nei confronti dell’Ilva nonostante il commissariamento. La notizia è naturalmente uscita da fonti giudiziarie, ne parlano oggi “Il Sole 24 Ore” e “La Gazzetta Del Mezzogiorno”.
In seguito al commissariamento, infatti, i Riva e tutte le società “intermediarie” da loro controllate, avrebbe dovuto astenersi da qualsiasi interferenza con la gestione dell’azienda siderurgica. Ma hanno fatto solo finta di obbedire, mentre in realtà avrebbe continuato a comandare; attraverso la Riva Fire e uomini fedeli “alla famiglia”.
Riva Fire è del resto la società che detiene la maggioranza delle azioni dell’Ilva. E la legge 89/2013 ha “sterilizzato” i poteri della proprietà per 36 mesi, “commissariando” l’azienda.
Il risarcimento di 484 milioni è conseguente al danno provocato all’Ilva dall’intervento dei padroni “sospesi” e fa parte di una vera e propria causa civile contro i Riva intentata dalla Valbruna Nederland B.V. (socio di minoranza di Ilva).
Il commissario Bondi ha preso questa decisione in seguito ad accurate verifiche sui rapporti tra Ilva e la controllante Riva Fire, concretizzato in un contratto di “assistenza tecnica e di servizi” stipulato nel 1999 e rinnovato annualmente fino al 2012.
Un'”assistenza” dolorissima per l’Ilva – secondo la relazione tecnica redatta da PricewaterhouseCoopers Advisory (nota società internazionale di consulenza) – che ha comportato perdite di capitale conteggiate per l’appunto in quasi mezzo miliardo di euro. Di fatto, è l’accusa implicita, attraverso questo “contratto” i Riva sottraevano liquidità all’Ilva per aumentare le proprie riserve personali (ben oltre i normali dividendi annuali relativi a risultati di gestione in attivo o alle quotazioni azionarie).
L’esatto contrario di quel che fa un “normale” capitalista…
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