Mentre il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso a Bruxelles annunciava “segnali di ripresa per l’Unione Europea”, il debito pubblico italiano è salito di altri 18,7 miliardi a novembre, segnando un nuovo record storico di 2.104 miliardi di euro.
A certificarlo è la Banca d’Italia, la quale ha aggiunto che le entrate tributarie nei primi 11 mesi del 2013 sono state pari a 339,1 miliardi, di cui 31,2 miliardi nel solo mese di novembre. Il dato è in “lieve calo” rispetto alle entrate dei primi 11 mesi del 2012, pari a 340,7 miliardi.
Ma l’altro segnale preoccupante è il calo dell’inflazione, scesa nel 2013 all’1,2% rispetto al 3% dell’anno precedente. Lo rileva l’Istat, confermando le stime e aggiungendo che si tratta del livello più basso dal 2009, ovvero da quattro anni a questa parte. In altri tempi sarebbe stato un segnale positivo, ma dopo cinque anni di recessione l’abbassamento dell’inflazione è un indicatore esattamente opposto. ”La dinamica dei prezzi al consumo nel 2013 riflette principalmente gli effetti della debolezza delle pressioni dal lato dei costi, in particolare degli input energetici, e quelli dell’intensa e prolungata contrazione della spesa per consumi delle famiglie” spiega l’Istat. Sottolineando che ”In questo quadro l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, entrato in vigore all’inizio di ottobre 2013, ha esercitato sull’inflazione un effetto parziale e modesto”. Ovvero neanche l’aumento dell’Iva è riuscito a incidere sull’inflazione. Il crollo dei consumi e delle spese delle famiglie si mantiene ancora pesante e senza alcun indicatore di ripresa. Segno che la situazione è peggiore di quanto ci raccontano.
E per l’anno che è appena iniziato la notizia rischia di essere ferale. «Il calcolo del trascinamento dell’inflazione sul 2014 registra un valore nullo, dovuto alla marcata attenuazione delle tensioni inflazionistiche nell’anno appena concluso». Ovvero: se siamo a zero, basta un ulteriore lievissimo calo dei prezzi per aprire ufficialmente la fase di deflazione. Sul piano pratico, la dinamica è già deflazionistica e recessiva; manca solo l’ammissione “certificata”. E con l’attuale tendenza a ridurre i consumi, anche quelli alimentari, è questione di poche settimane.
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